Crisi di governo, cannonate sul Quirinale da Fiumicino
Di Maio e Di Battista in Piazza Grassi per sostenere la candidata Fabiola Velli, ma la kermesse si trasforma in un’accusa a Mattarella. Montino difende il Quirinale.
Fiumicino – Quella che doveva essere un semplice appuntamento di campagna elettorale a sostegno di un candidato sindaco, si è rivelato un crocevia nella storia della Repubblica italiana.
Dal palco di Piazza Grassi – la stessa dove una settimana fa aveva parlato Matteo Salvini – Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista chiedono l’impeachment per il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
“Prima attiviamo l’articolo 90 (quello che mette in stato di accusa il Presidente della Repubblica, ndr.) e poi si va al voto, perché bisogna parlamentarizzare questa crisi”, afferma Di Maio, accusando l’inquilino del Quirinale di aver “tradito la Costituzione”.
Una richiesta senza precedenti nella storia del Bel Paese che arriva dopo il veto di Mattarella sul professor Savona, nome indicato da Lega e Movimento 5 Stelle a capo del Ministro dell’Economia.
Le consultazioni al Quirinale
Il Presidente del Consiglio incaricato di formare il governo, Giuseppe Conte, nel pomeriggio di domenica ha rimesso il mandato dopo che il nodo sul Ministero dell’Economia non è stato superato.
“Ho condiviso e accettato tutte le proposte tranne quella del Ministro dell’Economia – spiega Mattarella al termine del colloquio con Conte -. Ho chiesto un autorevole esponente politico della maggioranza ma ho registrato con rammarico indisponibilità a ogni altra soluzione”.
E si difende: “Nessuno può sostenere che io abbia ostacolato la formazione del governo che viene definito del cambiamento, al contrario ho accompagnato con attenzione questo tentativo nel rispetto delle regole della Costituzione“.
Quindi spiega il motivo del veto su Savona: “La situazione ha messo in allarme risparmiatori e investitori italiani e stranieri” portando a un’impennata dello spread che ha creato “rischi concreti per i risparmi dei nostri cittadini e le famiglie italiane”.
La decisione di non accettare il Ministro dell’Economia, aggiunge, “non l’ho presa a cuor leggero, ora da alcune forze politiche mi si chiede di andare alle elezioni. Prenderò delle decisioni sulla base dell’evoluzione della situazione alle Camere”.
Il veto di Lega e M5S
Dal Quirinale precisano che non ci sono mai stati “veti” sui nomi dei ministri, al contrario su alcuni temi c’è un “irrigidimento” delle forze politiche.
Dunque, il veto, semmai, viene proprio da Lega e M5S nei confronti di qualunque alternativa proposta dal Capo dello Stato per sbloccare la crisi e far partire il “governo del cambiamento”.
Per il Quirinale è “inspiegabile” il motivo per cui si sia preferito rompere l’accordo di governo pur di non accogliere la preoccupazione del Colle, accettando un nome altrettanto forte quanto quello di Savona, che avrebbe portato il suo peso politico nella compagine di governo.
Tuttavia, sull’impeachment evocato dai pentastellati sul palco di Fiumicino, il Quirinale non si pronuncia e Mattarella, per provare a superare lo stallo sul governo, convoca al Colle Carlo Cottarelli.
Partiti divisi
Salvini e Di Maio, nel frattempo, chiedono di tornare al voto, e sulla richiesta di impeachment le forze politiche si dividono.
Fratelli d’Italia sostiene la proposta dei pentastellati di ricorrere all’articolo 90 della Costituzione, mentre il Pd, da Martina a Renzi, esprime solidarietà al Capo dello Stato.
Anche Berlusconi rispetta la decisione del Colle, mentre Salvini non si sbilancia: “Di questo non parlo. Sono profondamente incazzato che dopo settimane di lavoro in mezz’ora ci hanno detto che questo governo non doveva nascere”.
I riverberi su Fiumicino
E a Fiumicino, da dove tutto è partito, i candidati sindaco rimarcano la linea dei propri partiti.
Il Sindaco uscente, Esterino Montino, in un post sulla sua pagina Facebook difende la scelta del Capo dello Stato: “Restiamo a fianco di Mattarella: dobbiamo salvare l’Italia contro tutti gli squadrismi e le forze che vogliono disintegrare l’euro e portarci fuori dall’Europa”.
Di tutt’altro avviso il candidato della Lega William De Vecchis, che, come Salvini, si appella al mantra “prima gli italiani”.
Una crisi senza precedenti
Il forfait di Conte apre una crisi istituzionale senza precedenti, con dure accuse al Colle. Nel corso della storia della Repubblica, la messa in stato d’accusa per il Capo dello Stato è stata evocata più volte nei confronti di Giovanni Leone, Francesco Cossiga e Giorgio Napolitano, ma mai portata a termine.