L'intervista |
Cronaca Locale
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La ‘terza via’ di Mario Baccini, il candidato Sindaco che sfida populismo e centro-sinistra #Fiumicino2018

28 maggio 2018 | 19:15
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La ‘terza via’ di Mario Baccini, il candidato Sindaco che sfida populismo e centro-sinistra #Fiumicino2018

Libertà di mercato e giustizia sociale, così si rimette in moto l’economia delle famiglie

Fiumicino – La sua è, come si suol dire, una carriera politica di lungo corso. Ha iniziato da giovane la carriera politica nelle Acli e, dopo aver ricoperto vari incarichi nella Democrazia Cristiana, è stato eletto prima Presidente del XVIII Municipio e poi Consigliere Comunale di Roma. Nel 1994 è stato eletto per la prima volta alla Camera dei Deputati nella XII legislatura. Poi riconfermato più volte, sempre candidato nei collegi del territorio di Fiumicino e dintorni.

Ha inoltre ricoperto importanti cariche istituzionali come quella di Sottosegretario di Stato agli Affari Esteri, ricevendo in delega i rapporti con le Americhe, e la Presidenza della Commissione Nazionale per la Promozione della lingua e della cultura italiana nel Mondo, con rappresentanza presso le Nazioni Unite. Dal 3 dicembre 2004 all’8 maggio 2006 è stato inoltre Ministro della Funzione Pubblica e nella XV legislatura ha svolto l’incarico di Vice-presidente del Senato della Repubblica e membro delle Commissioni III (Esteri) e XIV (Politiche dell’Unione Europea).

Insomma di palazzi e campagne elettorali ne ha visti tanti… Come è stato tornare a una dimensione locale della politica, come sta andando la campagna per le comunali di Fiumicino?

“Quella di candidarmi per la carica di Sindaco di Fiumicino non è stata una decisione a caldo per cui ho avuto tutto il tempo di calarmi nella politica locale, anche se io il territorio con le mie varie attività sia politiche sia culturali ed economiche non l’ho abbandonato mai. La campagna elettorale sta andando bene direi… siamo l’unica vera alternativa, libera e democratica, che i cittadini possono trovare al bancone della politica: un prodotto che trova il suo valore nella qualità dei servizi e nella rispondenza ai reali bisogni di chi abita il Comune. Mentre nel resto del mercato gli elettori si devono accontentare solo di prodotti scaduti o surrogati…”

Parlando della sua candidatura ha più volte citato una “mappa dei bisogni” che l’ha convinta a scendere in campo…

“Come dicevo ho maturato la decisione di candidarmi con una lunga gestazione iniziata con l’ascolto attivo della società civile del territorio. Da qui siamo partiti con un censimento dei bisogni reali del territorio e poi una loro mappatura: l’attuale programma con cui mi candido a governare la Città corrisponde proprio a questa mappatura. Non si tratta di una cosa banale, voglio che il punto sia chiaro soprattutto in questi tempi in cui dal globale al locale soffiano venti di populismo e demagogie: le nostre proposte non alimentano desideri, ma soddisfano bisogni”.

Quindi ci sta anche dicendo che le proposte dei suoi avversari sono invece mirate ad alimentare i desideri, i quali non sempre corrispondono a ciò che serve realmente per aumentate la qualità della vita dei cittadini…

“Sì, basta leggere i loro programmi e il nostro. Le differenze di impostazione alla base sono palesi”.

Alla base della vostra impostazione mi pare di capire – nemmeno tra le righe – che ci sia una forte richiamo all’economica sociale di mercato, quella del Trattato di Lisbona per intenderci, infusa di quella dottrina sociale cristiana che ha tra i suoi principi quello di sussidiarietà (nella nostra Costituzione dal 2001..)

“Senz’altro, e i nostri non sono richiami teorici bensì una scelta di campo netta: economia sociale di mercato vuol dire armonizzare tra loro libertà di mercato e giustizia sociale. E vuol dire anche non accettare il ruolo di subalterni rispetto ai poteri forti (AdR, Maccarese Spa etc.) sia pubblici che i privati, ruolo al quale le precedenti amministrazioni hanno relegato il nostro Comune. Un vero e proprio autoritarismo di mercato che lasciato profonde ferite sociali ed economiche sul nostro territorio, ferite che ci impegneremo a risanare…”

E per far questo non solo economia, ma anche “democrazia sociale” come diceva Amintore Fanfani intendendo una democrazia tesa sì al progresso ma senza perdere di vista il valore della persona e dei diritti individuali…

“È proprio così. Ci immettiamo con orgoglio nel solco del pensiero e della pratica politica di Fanfani e dei Padri Costituzionali mentre tutto intorno vediamo che i principi fondamentali del rispetto della persona e dei diritti vengono disattesi. La nostra è la “terza via” tra il populismo e le scelte scellerate della sinistra. Vogliamo costruire un percorso di formazione politico e amministrativo che favorisca la nascita di una nuova classe dirigente perché siamo convinti che il patrimonio umano sia il bene da valorizzare per un futuro radioso del nostro Comune. Siamo considerati ancora una periferia di Roma e questo è inaccettabile: bisogna finalmente far diventare grande Fiumicino”.

Una parte fondamentale di quel patrimonio umano cui ti riferivi è costituita nel nostro territorio – ma non solo – da giovani. Cosa comporterà per loro uno sviluppo del Comune come quello che avete in mente?

“Per prima cosa, lavoro a km utile, sia per l’azienda che per il dipendente. Significa poi dare identità e autorevolezza alla Pubblica Amministrazione; mettere sul tavolo risorse pubbliche e private e trovare il miglior modo di distribuirle in accordo con le forze sociali. Significa la creazione di un ufficio per formare i nostri cittadini al lavoro e favorire poi la loro occupazione sul territorio. Questo è un tema centrale per i nostri giovani perché assistiamo – sono dati non chiacchiere – a un incremento demografico locale con un livello di disoccupazione che rimane alto. Dire che vogliamo far lavorare i nostri giovani sul nostro territorio non significa però rinchiudersi in un cieco campanilismo: quello che abbiamo in mente, voglio esser chiaro, è un accesso privilegiato al mercato del lavoro basato sul merito. Si tratta, in sintesi, di far finalmente valere quel ruolo di mediazione che l’Amministrazione può esercitare tra i cittadini e le imprese del territorio”.

Di questo tipo di mediazioni, lo abbiamo ricordato all’inizio, ne ha avuto esperienza anche a livello internazionale, con l’impegno per esempio profuso nella diplomazia preventiva a sostegno delle democrazie giovani e fragili in situazione di conflitto latente… se invece riuscisse a vincere le elezioni del 10 giugno come vorrebbe poi essere ricordato?

“Vorrei essere ricordato come il Sindaco del Bello. Un Sindaco capace di trasformare Fiumicino, con tutte le sue 14 località, in un modello di qualità dei servizi ai cittadini, di mediazione fra pubblico e privato, in un modello di Città dove sicurezza personale, economica e socio-sanitaria vanno di pari passo…”

Quali sono, concretamente, i primi passi per realizzare questa visione?

“Terra, mare e cielo sono le caratteristiche geografiche e fortunate del nostro territorio. Ma possono anche diventare le caratteristiche primarie dello sviluppo della nostra Città. Stiamo già lavorando, anche in collaborazione con le Università e l’Ordine dei Medici, per costruire un processo di sussidiarietà verticale capace di trainare le nostre economie naturali, quella blu e verde in primis. Faccio anche un altro esempio relativo alla bellezza del nostro patrimonio archeologico che risulta ancora del tutto non valorizzato dato che convogliamo nella nostra città soltanto 700.000 turisti all’anno. Un primo passo, realistico, sarebbe portarli nel breve tempo oltre il milione”.

Lei sa bene che per fare questo cambio di rotta non basterà l’eventuale consenso elettorale ma bisognerà innescare processi culturali capaci di rendere i cittadini veramente partecipi…

“Questo è vitale. Fiumicino deve imparare a fare Rete. Da un lato l’Amministrazione deve essere capace di collegare le 14 località in un’unica forza politica, dall’altro senza la partecipazione dei cittadini sarebbe un processo vuoto. Proprio per questo prima parlavo di patrimonio umano come la nostra più grande ricchezza. E questo è un patrimonio che non si valorizza certo con le modalità demagogiche ed effimere del nostro attuale Sindaco con le sue tensostrutture varie, con l’inaugurazione in tempi sospetti di opere private e con l’uso sconsiderato dei debiti fuori bilancio…”

Cosa intende precisamente?

“Voglio dire che si stanno facendo opere, a solo scopo elettorale, per le quali si è a rischio di una denuncia penale per danno erariale alla Corte dei Conti. Il nostro Sindaco sta con troppa generosità accendendo mutui in virtù di cartelle esattoriali al momento inesigibili… una vera e propria forzatura della macchina amministrativa a danno dei cittadini. Ma del resto è la stessa impostazione con cui Montino e la Sinistra si scelgono gli avversari alla maniera dei Ladri di Pisa (di giorno litigavano e di notte andavano a rubare assieme); la stessa impostazione con cui sono state rinnovate convenzioni, per esempio quella di Parco Leonardo, senza esigere la realizzazione delle opere a scomputo a favore della comunità…tutte scelte scellerate che i nostri giovani e le nostre famiglie pagheranno caro”.

Per evitarlo appena vinte le elezioni avvieremo il processo di istituzione dell’autotutela… Di cosa si tratta?

“L’istituto dell’autotutela o ius poenitendi consiste nel potere dell’amministrazione finanziaria di annullare o di revocare un suo atto perché ritenuto privo di fondamento e legittimità. In poche parole significa garantire l’amministrazione e i cittadini contro gli interessi dei pochi evitando scelte disastrose come quelle delle passate amministrazioni che hanno permesso l’isolamento di Fiumicino dalla rete ferroviaria, la vendita della Maccarese a un prezzo stracciato quando c’era un’offerta locale adeguata che aveva già le fideiussioni in mano… e potrei continuare”.

Credo che il concetto sia già chiaro così. Torniamo al tema, troppo spesso trattato con superficialità nei programmi elettorali, della cultura…

“Dal punto di vista culturale la prima cosa da dire è che oggi non ci sono più spazi. Prima c’erano almeno i partiti con le loro sedi ad alimentare la discussione pubblica, anche critica, ora non ci sono nemmeno più quelli. Non ci sono più luoghi per l’assimilazione sociale del disagio e per il dialogo, così i cittadini sono preda delle proteste populiste di piazza… ma c’è da dire che a Fiumicino non ci sono nemmeno le piazze. Siamo sotto gli standard accettabili sia per accesso che per promozione alla cultura. Ci sarà tanto lavoro da fare, bisognerà riallacciare i i fili a partire dall’adeguamento delle infrastrutture scolastiche fino ad avviare sul territorio percorsi universitari, creando anche spazi extra-scolastici di sviluppo della cultura nelle sue varie espressioni ascoltando i giovani e i loro bisogni”.