Fede e sport, due facce della stessa medaglia per comunicare la gioia del Vangelo
Presentato in Vaticano il primo documento della Santa Sede sullo sport. Il cardinal Farrel: “Non è un testo per ricercatori ma una riflessione sull’attività fisica”
Città del Vaticano – Per la prima volta nella storia della Chiesa, la Santa Sede, tramite il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, pubblica un documento sullo sport.
Un testo non per studiosi o ricercatori, come afferma il cardinal Kevin Farrell, Prefetto del suddetto Dicastero, “ma è una riflessione sullo stato dello sport oggi a cui si affiancano indicazioni e suggerimenti che indubbiamente potranno risultare utili per sviluppare una pastorale dello sport“.
“Dare il meglio di sé” – questo il titolo del documento -, è la realizzazione di un progetto avviato da Giovanni Paolo II, che all’allora Pontificio Consiglio per i Laici aveva affidato il compito di essere un punto di riferimento per le associazioni sportive a livello internazionale e nazionale.
Lo scopo del testo, precisa il cardinal Farrel, è quello di “raccontare il rapporto tra lo sport e l’esperienza di fede e offrire una visione cristiana della pratica sportiva”.
Il titolo fa riferimento ad un discorso di Papa Francesco rivolto alle associazioni sportive nel giugno del 2014, anche se questa espressione è stata usata dal Pontefice anche in altre occasioni, come ad esempio durante l’incontro con i giovani partecipanti alla riunione pre-sinodale dell’aprile scorso, o al numero 11 dell’esortazione apostolica Gaudete et exsultate.
“‘Dare il meglio di sé’ – spiega il porporato – è senza dubbio un’espressione che si applica sia nell’ambito dello sport sia in quello della fede.
Da una parte, infatti, richiama lo sforzo, il sacrificio che uno sportivo deve assumere come costante della propria vita per ottenere una vittoria o semplicemente per arrivare alla meta”.
Nell’ambito della fede, ogni uomo è chiamato a dare il meglio di sé stesso per arrivare alla santità, che, come ricorda il Santo Padre, “è una chiamata universale, rivolta a tutti”, anche agli sportivi.
Papa Bergoglio accompagna la pubblicazione del documento con un Messaggio dove, non a caso, scrive che “lo sport può essere uno strumento di incontro, di formazione, di missione e santificazione”.
Luogo d’incontro perché “persone di ogni livello e condizione sociale si uniscono per ottenere un risultato comune”.
E’ in questo ambito che “possiamo sperimentare la gioia di competere per raggiungere una meta insieme, partecipando a una squadra in cui il successo o la sconfitta si condivide e si supera; questo ci aiuta a respingere l’idea di conquistare un obiettivo centrandosi soltanto su sé stessi”.
Ed è proprio la “necessità dell’altro”, ovvero di “tutte quelle persone che con impegno e dedizione rendono possibile” il traguardo comune, “a dare il meglio di sé”.
Ma lo sport è anche un veicolo di formazione in quanto “le nuove generazioni guardano e si ispirano agli sportivi”. Ad oggi, “è necessaria la partecipazione di tutti gli sportivi, di qualsiasi età e livello, perché quanti fanno parte del mondo dello sport siano un esempio di virtù come la generosità, l’umiltà, il sacrificio, la costanza e l’allegria“. E, allo stesso modo, precisa il Papa, “dovrebbero dare il loro contributo per ciò che riguarda lo spirito di gruppo, il rispetto, un sano agonismo e la solidarietà con gli altri”.
Non solo. La pratica sportiva ha anche un altro ruolo, quello di essere un “mezzo di missione e santificazione“. “La Chiesa è chiamata ad essere segno di Gesù Cristo nel mondo, anche mediante lo sport praticato negli oratori, nelle parrocchie e nelle scuole, nelle associazioni”, spiega il Pontefice, sottolineando l’importanza di “comunicare” la “gioia trasmessa dallo sport, che non è altro che scoprire le potenzialità della persona, che ci chiamano a svelare la bellezza del creato e dell’essere umano stesso in quanto fatto a immagine e somiglianza di Dio”.
Secondo Bergoglio, fede e sport altro non sono che due facce della stessa medaglia, in quanto lo sport “può aprire la strada verso Cristo in quei luoghi o ambienti dove per vari motivi non è possibile annunciarlo in maniera diretta; e le persone, con la loro testimonianza di gioia, praticando lo sport in forma comunitaria possono essere messaggere” del Vangelo.
Ma come può uno sportivo cristiano raggiungere la santità? Per Papa Francesco la risposta è semplice: “Per lo sportivo cristiano la santità sarà vivere lo sport come un mezzo di incontro, di formazione della personalità, di testimonianza e di annuncio della gioia di essere cristiano con quelli che lo circondano”.
“Dare il meglio di sé” è strutturato in cinque capitoli: il rapporto tra la Chiesa e lo sport (capitolo 1); una descrizione del fenomeno sportivo con un sguardo attento alla persona umana (capitoli 2 e 3); alcune delle sfide odierne che lo sport è chiamato ad affrontare (capitolo 4); la Chiesa e la pastorale dello sport (capitolo 5).
Nonostante nel corso dei secoli Papi e Vescovi abbiano pronunciato diversi discorsi su questa tematica, ancora non esisteva ancora un Documento che raccogliesse il pensiero e i desideri della Chiesa cattolica relativi alla pratica sportiva, sia quella svolta a livello professionale sia quella di tipo amatoriale.
(Il Faro online)