Rilettura storica di Piero Labbadia e Michele Mattei sui luoghi dove approdò Enea e dove nacque la stirpe romana
Ostia – Enea, l’eroe di Troia riparato nel Lazio, progenitore di Romolo e della gens Giulio-Claudia, è sbarcato a Ficana, l’odierna Dragona. Da lì, circa undici secoli avanti Cristo, è derivato, tra mito e documentazione storica, il popolo che ha dominato il Mediterraneo portando civiltà e leggi ereditate fino ai giorni nostri.
Quella di Piero Labbadia, architetto e ricercatore storico, e Michele Mattei, archeologo e divulgatore storico, è più che un’ipotesi. E’ una rilettura storica credibile e resa autentica da antichi testi, rinvenimenti archeologici e una topografia vissuta fino alla metà dell’Ottocento. Ed è proprio dal 1845 che bisogna partire, come ha fatto la conferenza narrata “Enea – L’alba delle origini” tenutasi venerdì 8 giugno nella Sala Riario di Ostia Antica. Da una casualità sulla quale prima Piero Labbadia e poi anche Michele Mattei hanno lavorato. La rilettura storica nasce dall’interpretazione della cartografia datata 1845 di Luigi Canina (1795-1856), illustre archeologo e architetto, arrivata sul tavolo di Labbadia attraverso una laureanda in Architettura impegnata nella Tesi, la dottoressa Ofelia Patti. Nella cartografia in questione il topononimo “Troja” indicava il colle Dragone.
Per cercare di capire, le ricerche di Labbadia e Mattei hanno richiesto la attenta lettura dell’Eneide di Virgilio e di Publio Virgilio Marone (70 a.C.-19 a.C.) per i quali il luogo di sbarco di Enea era il Tibro ovvero la foce del Tevere. Enea si era posto la missione di “ritornare all’antica madre” ovvero dal Lazio che aveva dato origine a Dardano, fondatore di Troia. Dunque Enea ed i suoi non vanno considerati come degli invasori, quanto un popolo che va alla ricerca delle proprie origini e della propria memoria storica.
Nella cartografia che ha acceso i riflettori il Canina colloca il villaggio arcaico latino di Ficana nella sua esatta collocazione, rinvenuto più di un secolo dopo, nel 1970, e indica sul colle di Dragone il nome di Troja e data la linea di costa proprio al XIV secolo a.C. datazione secondo Erodoto che sposta la distruzione di Troia tra il 1350-1250, anche se la datazione più attendibile della distruzione di Troia si attesta intorno al XII secolo a.C.. Questi elementi corrisponderebbero non solo al racconto virgiliano che colloca lo sbarco di Enea alla foce del Tevere ma anche a taluni scritti lasciatici dallo storico Strabone circa le caratteristiche degli accampamenti troiani Sempre Strabone suggerisce i luoghi scelti dai Troiani per fondare le città ; questo popolo infatti edificava sulla sommità di basse colline in presenza di una ricchissima vegetazione che si estendeva fino al mare, lasciando intravedere la città da chiunque si trovasse in prossimità della costa. E’ ciò che rappresentava Ficana con il suo Monte Cugno all’epoca.
C’è di più. Quello che i romani chiamavano antra del fiume erano insenature naturali del Tevere ed una città sacra dedicata al dio Vulcano era indicata nel punto in cui il Tevere, venendo dal mare, gira a sinistra, ovvero la zona di Dragone (Saxa Puilia) dove si sarebbero accampati Enea ed i Troiani. Lì gli archeologi hanno rinvenuto i resti di un tempio e di un porto fluviale.