Ostia si illumina dei colori del flamenco di Giorgia Celli

Ostia – La passione, la forza e la tecnica: tre doti che nel flamenco sono indispensabili e che nel gruppo di studio degli allievi di Giorgia Celli esplodono a ritmo di chitarra e cajon.  Un crescendo di emozioni che trascina il pubblico fino al ritmo finale, scandito con le mani e con i piedi dalla platea.

“El color del flamenco” è il tema del saggio di fine anno dei corsi diretti da Giorgia Celli che sabato e domenica scorsi ha richiamato presso il teatro “Affabulazione” di piazza Marco Vipsano Agrippa, a Ostia, una folla di spettatori attenti e partecipi. Giorgia Celli è stata a lungo una star internazionale del flamenco come ballerina delle più rinomate compagnie spagnlole: Teatro Espanol Luisillo, Ballet Espanol Rafael Aguilar, Ballet Flamenco Blanca del Rey, Compagnia Joaquìn Ruiz, Paco Peña Flamenco Dance Company e Flamencos en Route.  Nel suo curriculum figurano stages e workshop di danza flamenca a Osaka, Kobe, Tokyo, Monaco di Baviera, Linz, Vienna, Madrid, Roma, Cremona, Faenza e Cagli.

Le due serate hanno infiammato il pubblico, ammaliato dall’autorevolezza e dal fascino di Giorgia Celli alla guida del suo gruppo di studio. A esibirsi con lei, gli allievi non solo del livello superiore ma anche principianti. Alessia Angeli, Beatrice Calovi, Bertha Carrillo, Marina Cioffoletti, Lucia Guglielmi, Fralcia Guidotti, Linli In, Maria Pia Leonardi, Francesca Leone, Caterina Muscas, Cristina Nebbia, Stefania Negrente, Beate Oehmen Niemann, Flavia Parenti, Antonella Poggi, Valentina Poma, Cristiana Rustichelli, Francesca Salzano, Flavia Santoro, Marialisa Scala, Simonetta Thouverai, Loredana Tomei, Silvia Zitelli e l’unico allievo dei corsi, Vinicio Folgori, hanno sorpreso per eleganza, coordinamento e ritmo. A dettare i tempi ma anche a avvolgere di sapori e note ispaniche danzatori e spettatori sono stati i musicisti cresciuti sotto la guida di Alessandro Floridia alla chitarra ed al cajon (Annalisa Fioravanti e Pierfranco Di Giuseppe), strumenti ai quali si è unito anche il flauto del figlio Pietro.

Insomma, un saggio che è divenuto spettacolo, un trascinante concerto di suoni e movimenti che ha saputo far emergere l’anima di una danza e di una tradizione solitamente considerata solo per il suo folclore e per l’aspetto turistico.

Il finale scoppiettante ha visto partecipare con entusiasmo il pubblico che, invitato a dare il ritmo battendo mani e piedi, ha chiesto il bis e sperato che lo spettacolo continuasse ancora.