Papa Francesco ‘È brutto trovare cristiani ‘nani’ con il cuore rimpicciolito’
Il Pontefice inizia un uovo ciclo di catechesi sui Dieci Comandamenti mettendo in guardia i giovani da “mediocrità” “pusillanimità”. Poi l’appello per i Mondiali di Calcio: “Siano occasione di incontro tra le culture”
Città del Vaticano – “È brutto trovare cristiani di mezza misura, cristiani ‘nani’; crescono fino ad una certa statura e poi basta; cristiani con il cuore rimpicciolito, chiuso. È brutto trovare questo”.
In piazza San Pietro, Papa Francesco dà inizio a un nuovo ciclo di catechesi dedicate ai Dieci Comandamenti, incentrando la sua meditazione odierna sul “desiderio di una vita piena” (cfr. Mr 10, 17-21).
Sotto un cielo che minaccia pioggia, ai tanti pellegrini provenienti da ogni parte del mondo, il Pontefice spiega in cosa consiste la sfida dei cristiani, ovvero “vivere per davvero, vivere un’esistenza nobile“.
Il pensiero di Papa Bergoglio va quindi ai giovani; li mette in guardia dal “vivacchiare”: “il nostro peggior nemico non sono i problemi concreti, per quanto seri e drammatici: il pericolo più grande della vita è un cattivo spirito di adattamento che non è mitezza o umiltà, ma mediocrità, pusillanimità“.
Da qui l’invito, rivolto sempre ai giovani, a essere “affamati di vita autentica“, quella vita fatta di una “sana inquietudine”.
Un monito anche agli adulti: “Trovare l’originale della vita, non la copia. Gesù non offre surrogati, ma vita vera, amore vero, ricchezza vera! Come potranno i giovani seguirci nella fede se non ci vedono scegliere l’originale, se ci vedono assuefatti alle mezze misure?”.
Infine, un appello per i Campionati Mondiali di Calcio che si aprono domani in Russia.
La sfida dell’esistenza
Per introdurre il nuovo argomento, Papa Francesco prende spunto per la sua riflessione a partire dall’incontro, narrato nel capitolo 10 del Vangelo di Marco, tra Gesù e un giovane, che, “in ginocchio, gli chiede come poter ereditare la vita eterna“.
E in quella domanda c’è la sfida di ogni esistenza, anche la nostra: il desiderio di una vita piena, infinita – spiega il Pontefice -. Ma come fare per arrivarci? Quale sentiero percorrere? Vivere per davvero, vivere un’esistenza nobile…”
“Quanti giovani cercano di ‘vivere’ e poi si distruggono andando dietro a cose effimere“, aggiunge il Papa.
“Alcuni pensano che sia meglio spegnere l’impulso di vivere perché pericoloso“. E, rivolgendosi proprio ai giovani, li mette in guardia: “Il nostro peggior nemico non sono i problemi concreti, per quanto seri e drammatici: il pericolo più grande della vita è un cattivo spirito di adattamento che non è mitezza o umiltà, ma mediocrità, pusillanimità”.
E a braccio aggiunge: “Un giovane mediocre è un giovane con futuro o no? No! Rimane lì, non cresce, non avrà successo. Quei giovani che hanno paura di tutto non andranno avanti. Mitezza, forza e niente pusillanimità, niente mediocrità“.
Vivere, non vivacchiare
Ricorda quindi la figura del beato Pier Giorgio Frassati che era solito dire: “Bisogna vivere, non vivacchiare”. “I mediocri vivacchiano. Vivere con la forza della vita. Bisogna chiedere al Padre celeste per i giovani di oggi il dono della sana inquietudine“, prosegue il Pontefice.
“Ma, a casa, nelle vostre case, in ogni famiglia, quando si vede un giovane che è seduto tutta la giornata, a volte mamma e papà pensano: ‘Ma questo è malato, ha qualcosa‘, e lo portano dal medico – aggiunge il Santo Padre ancora a braccio -. La vita del giovane è andare avanti, essere inquieto, la sana inquietudine, la capacità di non accontentarsi di una vita senza bellezza, senza colore. Se i giovani non saranno affamati di vita autentica, dove andrà l’umanità? Dove andrà l’umanità con giovani quieti e non inquieti?”, si domanda Bergoglio.
Dalla giovinezza alla maturità
“La domanda di quell’uomo del Vangelo che abbiamo sentito è dentro ognuno di noi: come si trova la vita, la vita in abbondanza, la felicità?“.
Nel brano evangelico Gesù risponde citando alcuni dei Comandamenti. “È un processo pedagogico, con cui Gesù vuole guidare ad un luogo preciso – spiega il Santo Padre -; infatti è già chiaro, dalla sua domanda, che quell’uomo non ha la vita piena, cerca di più è inquieto. Che cosa deve dunque capire? Dice: ‘Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza’”.
Non stancatevi di incontrare Gesù nella preghiera, nell’ascolto della Parola di Dio e nella partecipazione all’Eucaristia.
— Papa Francesco (@Pontifex_it) 13 giugno 2018
“Come si passa dalla giovinezza alla maturità?“, chiede il Papa. “Quando si inizia ad accettare i propri limiti. Si diventa adulti quando ci si relativizza e si prende coscienza di quello che manca. Quest’uomo è costretto a riconoscere che tutto quello che può fare non supera un tetto, non va oltre un margine”.
“Com’è bello essere uomini e donne! Com’è preziosa la nostra esistenza! Eppure c’è una verità che nella storia degli ultimi secoli l’uomo ha spesso rifiutato, con tragiche conseguenze: la verità dei suoi limiti”.
In altre parole: “Quell’uomo doveva arrivare sulla soglia di un salto, dove si apre la possibilità di smettere di vivere di sé stessi, delle proprie opere, dei propri beni e – proprio perché manca la vita piena – lasciare tutto per seguire il Signore“, aggiunge Francesco.
Scegliere l’originale
“A ben vedere, nell’invito finale di Gesù non c’è la proposta della povertà, ma della ricchezza, quella vera: ‘Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!'”.
Da qui l’invito a “scegliere l’originale” e a rifiutare “le mezze misure”. “È brutto trovare cristiani di mezza misura, cristiani – mi permetto la parola – ‘nani’; crescono fino ad una certa statura e poi no; cristiani con il cuore rimpicciolito, chiuso. È brutto trovare questo. Ci vuole l’esempio di qualcuno che mi invita a un ‘oltre’, a un ‘di più’, a crescere un po’“.
“La strada di quel che manca passa per quel che c’è – fa notare il Papa -. Dobbiamo partire dalla realtà per fare il salto in quel che manca. Dobbiamo scrutare l’ordinario per aprirci allo straordinario”.
E conclude: “In queste catechesi prenderemo le due tavole di Mosè da cristiani, tenendoci per mano a Gesù, per passare dalle illusioni della giovinezza al tesoro che è nel cielo, camminando dietro di Lui. Scopriremo, in ognuna di quelle leggi, antiche e sapienti, la porta aperta dal Padre che è nei cieli perché il Signore Gesù, che l’ha varcata, ci conduca nella vita vera. La sua vita. La vita dei figli di Dio“.
Mondiali, occasione di incontro
Infine, dopo aver salutato i tanti pellegrini che affollano il colonnato del Bernini, Papa Francesco lancia un appello per la Coppa del Mondo di Calcio, che avrà inizio domani in Russia: “Possa questa importante manifestazione sportiva, che supera ogni frontiera, diventare occasione di incontro, di dialogo e di fraternità tra culture e religionidiverse, favorendo la solidarietà e la pace tra le nazioni”.
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