Papa Francesco ‘La logica di Dio è quella dell’imprevedibilità”
All’Angelus appello del Pontefice per la Giornata Mondiale del Rifugiato: “Gli Stati raggiungano un’intesa per l’assistenza e la protezione a chi è portato a lasciare il proprio Paese”
Città del Vaticano – Abbandonarsi ad un atteggiamento di fede che “supera i nostri progetti, i nostri calcoli, le nostre previsioni“.
Ecco la logica di Dio, quella dell’ “imprevedibilità”, che sorprende l’uomo. Difficile da accettare, è allo stesso tempo “un invito ad aprirci con più generosità ai piani” divini, sia sul fronte “personale che su quello comunitario”
“Nelle nostre comunità occorre fare attenzione alle piccole e grandi occasioni di bene che il Signore ci offre, lasciandoci coinvolgere nelle sue dinamiche di amore, di accoglienza e di misericordia verso tutti”.
Ne è convinto Papa Francesco, che durante la preghiera domenicale dell’Angelus, commenta così il brano evangelico odierno, tratto dal capitolo 4 del Vangelo di Marco.
Affacciandosi dalla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico in una piazza San Pietro baciata da un caldo sole estivo, e colorata dai tanti pellegrini provenienti da ogni parte del mondo, il Pontefice fa notare come Gesù “parla alle folle del Regno di Dio e dei dinamismi della sua crescita“, “raccontando due brevi parabole”.
Poi, due appelli: uno per la pace in Yemen, e uno rivolto alla Comunità internazionale in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, che si celebrerà mercoledì prossimo.
Il disegno della storia
Nella prima parabola, “il Regno di Dio è paragonato alla crescita misteriosa del seme, che viene gettato sul terreno e poi germoglia, cresce e produce la spiga, indipendentemente dalla cura del contadino, che al termine della maturazione provvede al raccolto”.
Il messaggio di questo racconto, spiega il Papa, è il seguente: “mediante la predicazione e l’azione di Gesù, il Regno di Dio è annunciato, ha fatto irruzione nel campo del mondo e, come il seme, cresce e si sviluppa da sé stesso, per forza propria e secondo criteri umanamente non decifrabili“.
“Esso, nel suo crescere e germogliare dentro la storia, non dipende tanto dall’opera dell’uomo, ma è soprattutto espressione della potenza e della bontà di Dio.
E se “a volte la storia, con le sue vicende e i suoi protagonisti, sembra andare in senso contrario al disegno del Padre celeste, che vuole per tutti i suoi figli la giustizia, la fraternità, la pace”, i cristiani sono “chiamati a vivere questi periodi come stagioni di prova, di speranza e di attesa vigile del raccolto”.
“Infatti, ieri come oggi – spiega il Pontefice -, il Regno di Dio cresce nel mondo in modo misterioso e sorprendente, svelando la potenza nascosta del piccolo seme, la sua vitalità vittoriosa”.
E aggiunge: “Dentro le pieghe di vicende personali e sociali che a volte sembrano segnare il naufragio della speranza, occorre rimanere fiduciosi nell’agire sommesso ma potente di Dio“.
Ecco il motivo per cui “nei momenti di buio e di difficoltà non dobbiamo abbatterci, ma rimanere ancorati alla fedeltà di Dio, alla sua presenza che sempre salva“.
Poi, a braccio, il Papa aggiunge: “Ricordate questo, Dio salva. Dio sempre salva. E’ il salvatore”.
I piani “imprevedibili”
Nella seconda parabola, invece, “Gesù paragona il Regno di Dio a un granellino di senape“, “un seme piccolissimo” che però “si sviluppa così tanto da diventare la più grande di tutte le piante dell’orto: una crescita imprevedibile, sorprendente”.
“Non è facile per noi entrare in questa logica della imprevedibilità di Dio e accettarla nella nostra vita. Ma oggi il Signore ci esorta a un atteggiamento di fede che supera i nostri progetti, i nostri calcoli, le nostre previsioni”, dice il Papa, aggiungendo poi a braccio: “Il nostro è il Dio delle sorprese“.
“È un invito ad aprirci con più generosità ai piani” del Padre,” sia sul piano personale che su quello comunitario – spiega il Pontefice -. Nelle nostre comunità occorre fare attenzione alle piccole e grandi occasioni di bene che il Signore ci offre, lasciandoci coinvolgere nelle sue dinamiche di amore, di accoglienza e di misericordia verso tutti“.
“L’autenticità della missione della Chiesa non è data dal successo o dalla gratificazione dei risultati, ma dall’andare avanti con il coraggio della fiducia e l’umiltà dell’abbandono in Dio“, prosegue Francesco.
In altre parole: “È la consapevolezza di essere piccoli e deboli strumenti, che nelle mani del Signore e con la sua grazia possono compiere opere grandi, facendo progredire il suo Regno che è ‘giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo’ (Rm 14,17)”.
Appello per lo Yemen
Conclusa la preghiera mariana, prima di salutare i tanti pellegrini, Papa Francesco lancia un appello per lo Yemen, stremato da anni di conflitto:
“Faccio appello alla Comunità internazionale per evitare un peggioramento delle condizioni già tragiche“.
Giornata Mondiale del Rifugiato
Infine, il pensiero del Pontefice va ancora una volta ai migranti. Ricordando la Giornata Mondiale del Rifugiato, che si celebrerà mercoledì prossimo, lancia un secondo appello alle Nazioni:
“Richiamare ciò che vivono i nostri fratelli costretti a fuggire dalla loro terra per conflitti aiuterà” gli Stati nella ricerca di un “Patto mondiale sui rifugiati che si vuole adottare entro l’anno per una migrazione sicura“.
E ancora: “Ma anche ciascuno di noi è chiamato ad essere vicino ai rifugiati, a trovare con loro momenti d’incontro, a valorizzare il loro contributo, perché anch’essi possano meglio inserirsi nelle comunità che li ricevono”.
“In questo incontro e in questo reciproco rispetto e appoggio c’è la soluzione di tanti problemi”, conclude.
Condividiamo con gesti concreti di solidarietà il cammino dei migranti e dei rifugiati. #sharejourneyhttps://t.co/eLjIDdGwmJ
— Papa Francesco (@Pontifex_it) 17 giugno 2018
Quindi, il tradizionale e immancabile saluto: “A tutti auguro una buona domenica. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci“.
(Il Faro online)