Il polistirolo, nemico numero uno delle nostre spiagge

Macroplastiche, bandiera nera a Rivazzurra nel comune di Anzio. Microplastiche, Torvaianica ha l’accumulo maggiore.
Dal monitoraggio sui macro-rifiuti caratterizzati nelle 10 spiagge campione, i rifiuti più abbondanti appartengono alla categoria dei polimeri artificiali, il rifiuto più numeroso risulta essere il polistirolo, la spiaggia più inquinata è quella di Rivazzurra sita nel comune di Anzio (Rm).
E’ quanto scaturito da un’indagine per le micro e meso plastiche – prelievo di tutte le micro (1mm-5 mm) e le meso – plastiche (6 mm-25 mm) visibili presenti sulla superficie di un quadrato di spiaggia di un metro per lato – effettuata sul tratto di costa che va da Focene (Rm) a Latina (Lt), per un’estensione di circa 90 chilometi.
L’indagine, a cura delle biologhe naturaliste Valentina Braccia e Claudia Filippi, dell’Associazione onlus Creature Del Mare, ha come obiettivo quello di conoscere lo stato di inquinamento degli arenili della costa laziale, effettuando monitoraggi qualitativi e quantitativi dei macro-rifiuti e campionando l’abbondanza di plastiche (micro e meso) sulle principali spiagge della Regione Lazio. Il fine è quello di contribuire alla Direttiva europea sulla Marine Strategy (2008/56/ce).
Dal monitoraggio sulle micro e mesoplastiche nelle 16 spiagge campionate, la tipologia di rifiuto più abbondante è rappresentato dai nurdles/sfere di colore trasparente e la dimensione più abbondante è quella dei 3 mm. L’accumulo maggiore è stato riscontrato sull’arenile di Torvaianica (Rm).
La presenza di numerosi nurdles, ossia granuli di plastica, conferma l’emergenza che è stata riscontrata negli ultimi anni sulla loro diffusione, sulle spiagge di tutto il mondo.
Costituiscono la materia prima prodotta dalle industrie che, dopo esser trasportata, arriva in siti di produzione nei quali vengono fusi e trasformati negli oggetti di plastica che tutti noi utilizziamo quotidianamente.
Generalmente sono prodotti nel colore trasparente, questo ad ulteriore danno per pesci e uccelli marini che possono ingerirli.
Come le altre microplastiche, anche i nurdles sono piccoli e leggeri quindi galleggiano e assorbono molti inquinanti presenti in acqua, non si dissolvono ma si frantumano in parti sempre più piccole, per azione del mare e raggi uv. La maggior causa di dispersione, sia via terra che via mare, è legata all’incuria in fase di trasporto.
“Il problema delle microplastiche negli oceani potrebbe essere impossibile da risolvere – affermano in un comunicato -. Tuttavia si può mitigare, attraverso l’istituzione di una vera economia circolare nella gestione dei rifiuti.
Il riciclo è l’unica valida strategia per ridurre la quantità di microplastiche che derivano dalla frammentazione di oggetti più grandi, abbandonati sulle spiagge o giunti in mare.
Questa indagine vuole dunque, invitare le Amministrazioni locali della Regione Lazio, a migliorare la gestione dei rifiuti spiaggiati”.