Vincoli sociali e individuali, fattori psicoemotivi che determinano il nostro potere decisionale
Ogni essere umano ha in Sé un suo univoco potere decisionale che mette in atto nel corso della sua vita in ogni ambito. Scopriamo insieme come funziona.
Salute e bellezza – Ci sono persone che troppo spesso rimandano le decisioni da prendere in merito ad una qualsiasi cosa da fare.
Il proverbio “non rimandare a domani quello che potresti fare oggi“, è in qualche modo significativo. Anche se, è fuori di dubbio che, in alcuni casi, riflettere e temporeggiare prima di prendere una decisione, potrebbe essere saggio e vantaggioso, piuttosto che agire impulsivamente.
Quello, però, di cui vogliamo parlare in questo articolo, si riferisce a ciò che determina la nostra azione nel momento in cui dobbiamo prendere una decisione e, leggendo tutto l’articolo, il lettore avrà modo, nella parte finale, di comprendere al meglio, attraverso un breve racconto, il concetto di “potere decisionale” e dei “vincoli sociali” ed “individuali” ad esso collegati.
Inoltre, per essere più esaustivi, vi invitiamo a fare un esercizio pratico.
Partiamo da qui. Proviamo a ricordare un evento. Questo sarà importante perché ci permetterà di fare delle neuroassociazioni con quell’esperienza del passato e ci aprirà la strada per capire alcune decisioni che abbiamo preso in un determinato momento della nostra vita, sia nel fare che nel rinunciare a fare qualcosa.
Altresì, è bene rammentare che, “evitare di prendere una decisione” equivale a “prendere una decisione“. Quanto appena accennato, potrebbe sembrare un gioco di parole. In realtà, anche “evitare di prendere una decisione” ci ha posto nella condizione di decidere…comunque.
Torniamo ora al nostro esercizio. Andiamo a recuperare nei nostri ricordi più vividi, momenti del passato in cui abbiamo deciso di fare o deciso di non fare qualcosa. Proviamo a vedere se anche noi in passato abbiamo rimandato qualcosa alla quale poi non abbiamo mai dato seguito. Qualcosa accaduta ieri, un mese fa, oppure 5 o 10 anni fa…è uguale!!!
Se non ci riesce di rivivere dentro di noi l’esperienza decisionale che abbiamo fatto in passato per vederne gli effetti che ha prodotto, possiamo aiutarci in questo modo: andiamo per un attimo indietro nel tempo, a quel momento della nostra vita in cui c’è rimasto impresso un episodio particolare che, magari, ha avuto risonanza in tutto il mondo, oppure, semplicemente un fatto che ci accaduto e che ricordiamo, vividamente, per poi associarlo alla nostra esperienza decisionale.
Potrebbe essere un evento d’interesse sociale, oppure un episodio che ha visto coinvolto, magari, un personaggio molto noto, dello spettacolo, della politica ad esempio; essere stato un evento molto serio, grave, oppure simpatico, divertente. Non ha importanza di cosa.
L’importante è che si riferisca ad un momento che ricordiamo bene e che abbiamo vissuto anche se, indirettamente e da spettatori. Un evento che si è fissato nella nostra mente. A questo punto non dovremmo avere difficoltà nell’associare a quell’evento, tutto ciò che faceva parte del nostro modo di essere, di pensare, di muoverci, di vestire, di avere emozioni, aspettative per il futuro e quindi, anche di “decidere”.
Una volta che abbiamo recuperato quel momento specifico, cerchiamo di ricordare in sequenza alcuni aspetti della nostra vita personale quotidiana e domandiamoci: “Quanti anni potevo avere? In quale contesto mi trovavo? Cosa stavo facendo e come ero vestito? Agivo in modo timido, attivo, passivo, triste, sorridente, ecc.? Come mi relazionavo davanti al sorgere di un qualsiasi problema? Avevo dei sogni a cui aspiravo?” Se riusciamo in questo esercizio di recupero delle emozioni e sensazioni legate al ricordo di quel periodo specifico, riusciremo anche a definire se quello che facevamo, pensavamo, all’epoca, è divenuto più avanti realtà concreta, oppure no.
Potremo renderci conto se, quello che abbiamo ottenuto, rispecchia veramente quello che ci eravamo prefissi di ottenere o che desideravamo ottenere, se abbiamo raggiunto i nostri obiettivi.
Nel momento di prendere decisioni, anche cinque, dieci, quindici anni, sembrano molti. Nella maggior parte dei casi però, trascorsi questi periodi, sentiamo persone che dicono: “Mi sembra ieri, quando facevo questa o quella cosa e desideravo in un futuro ottenere questo o quell’altro…. ed ora invece eccomi qui che mi ritrovo più vecchio di quindici anni, a pensarla allo stesso modo, a fare sempre le stesse cose, senza aver ottenuto ciò che desideravo.”
Solo a questo punto ci rendiamo conto di come gli anni passano in fretta e magari, siamo lì ora a piangerci addosso nel ricordare quello che avremmo voluto fare e non abbiamo fatto, oppure quello che desideravamo e non abbiamo ottenuto, così, come ce lo eravamo immaginati.
A questo punto tornare indietro non è possibile per cambiare ciò che abbiamo prodotto ma, valutare cosa abbiamo fatto, o cosa non abbiamo fatto per ottenere il risultato a cui ambivamo, diventa importante per cominciare da ora a produrre domande specifiche, mirate alla stimolazione di risposte positive e propositive, che sono il carburante necessario per una maggiore spinta motivazionale verso il raggiungimento dei nostri desideri, dei nostri obiettivi.
Essere degli “ascoltatori attivi” del nostro passato, ci pone nella condizione di imparare una lezione importante per la nostra vita e per il proseguimento della stessa. Ci induce a pensare, a valutare, con spirito creativo e costruttivo ciò che abbiamo fatto. Ci suggerisce di guardare al futuro con occhi diversi. Ci svela le domande propositive e positive che ci aiutano a raggiungere ciò che desideriamo, veramente, raggiungere.
In qualsiasi campo, affettivo, sociale, professionale, scolastico, ecc. ecc., se siamo pronti ad ascoltarci in modo attivo, probabilmente, cominceremmo a porci domande diverse da quelle che ci siamo posti in passato. Potremmo, ad esempio, chiederci: “Come vivrò i miei prossimi dieci anni? Cosa intendo fare oggi per costruire il mio domani, verso il quale sono proiettato? Conosco qualcuno che fa, o che ha, quello che desidero fare o che desidero avere anche io? In che modo lo fa ed in che modo lo possiede? Per cosa sono disposto a battermi da qui in avanti? Che cosa è veramente importante per me in questo momento e che cosa sarà importante per me a lungo termine? Cosa posso fare di costruttivo oggi, per influenzare positivamente il mio futuro? Le scelte che farò per arrivare al mio obiettivo, creeranno delle conflittualità interne dentro di me ed in relazione con gli altri?” Credo che queste e tante altre domande simili ci possono aiutare a gettare le basi solide dove costruire ciò che non siamo stati capaci in passato di realizzare ma, soprattutto, ci porranno nella condizione di decidere in quale direzione guardare e muoversi.
Una cosa è certa. Domani, da qualche parte saremo arrivati. Il problema è : “Dove? Chi saremo diventati? Come vivremo? Cosa avremo fatto?” Forse è arrivato ora il momento di fare queste considerazioni!!! Cosa accadrebbe se facessimo adesso i piani per i prossimi nostri cinque, dieci anni…non quando saranno passati?
Vincoli sociali ed individuali
Ma, cos’è che determina il nostro potere decisionale?
Secondo alcuni studi neuroscientifici, l’essere umano immagazzina in Sè, fin dal momento del suo concepimento, una serie di informazioni che, inizialmente, riceve passivamente e successivamente, le filtra attraverso schemi inconsci che si sono formati con un retaggio precedente delle informazioni ricevute passivamente.
Queste informazioni, formano il nostro potere decisionale che è, naturalmente, impregnato di un insieme di valori, norme ed altri retaggi socio culturali, che abbiamo assimilato nel contesto in cui siamo nati e cresciuti. Questi informazioni che ci sono state tramandate o se vogliamo che abbiamo ereditato, hanno creato dentro di noi “vincoli sociali” a cui noi facciamo riferimento per prendere decisioni in merito a qualsivoglia situazione.
E laddove i “vincoli sociali” sono importanti nel nostro sistema psico-emotivo e cognitivo per farci prendere decisioni in una direzione piuttosto che in un’altra, c’è da considerare che, i “vincoli individuali“, sono quelli che possono stravolgere il retaggio precedente sul quale ci basavamo per prendere una decisione.
Possiamo spiegare quanto appena detto, con la “storiella” che segue.
In un quartiere di una grande città, in una zona molto periferica, povera, viveva una Famiglia numerosa dove la cultura era quasi pari a zero e le regole sociali non venivano rispettate. In questa Famiglia, erano nati e cresciuti due gemelli.
Un giorno, uno dei due fratelli, non ancora maggiorenne, abbandonò la Famiglia e di lui non si seppe più nulla.
Nello stesso quartiere, viveva una persona che era molto amica di tutti i membri della Famiglia. A distanza di anni, questa persona, diventata oramai vecchia, si trovava con il suo banco di oggettistica in una fiera-mercato in un’altra città. Ad un certo punto, al suo banco si avvicina un cliente molto distinto, ben vestito e con un linguaggio forbito, con al seguito due bambini, molto educati ed una bella donna, sua moglie. Il cliente, interessato agli oggetti che il “vecchio” esponeva nel suo banco, instaura con lui una conversazione molto amichevole, fino al punto che, i due personaggi della nostra storia, sentono che c’è qualcosa di familiare tra loro, come se i due si conoscessero da tempo.
Infatti, il cliente non era altri che il giovane gemello che, tanti anni prima, aveva abbandonato la sua Famiglia e che il vecchio venditore aveva visto nascere e crescere.
Il vecchio, sorpreso dall’evoluzione che aveva fatto il gemello in tanti anni da quando lasciò la sua Famiglia, incuriosito da come avesse potuto fare tale cambiamento in meglio, gli chiese: “come è possibile che tu oggi sia diventato la persona che sei?“
“Semplice – rispose il gemello – cos’altro avrei potuto fare in una Famiglia come quella dove vivevo io? Gli esempi quotidiani che avevamo noi figli, erano quelli che non ci prospettavano un futuro diverso da quello che già vivevamo.”
Il vecchio, rimase affascinato dalla breve ed esaustiva risposta che ricevette e ci rifletté molto, nel viaggio di ritorno alla sua Città.
Arrivato a casa, volle incontrare l’altro gemello che, al contrario di suo fratello, era sempre rimasto in Famiglia e nella quale si era lasciato andare ad una vita trascurata e dove il suo bagaglio culturale non si era evoluto…era rimasto pressoché tale e quale a quello di tanti anni fa.
Ad un certo punto, il vecchio, fece anche a lui la stessa domanda che aveva fatto alla fiera-mercato, al suo gemello: “come è possibile che tu oggi sia diventato la persona che sei?”
“Semplice – gli rispose – cosa’altro avrei potuto fare in una Famiglia come quella dove vivo io?Gli esempi quotidiani che avevamo noi figli, erano quelli che non ci prospettavano un futuro diverso da quello che già vivevamo.”
Morale della “favola”…
In questo breve racconto, abbiamo voluto evidenziare come, i retaggi sociali che costituiscono la nostra “mappatura interna“, determinano i “vincoli sociali” sui quali, inizialmente, ci poggiamo per muoverci nel mondo, fare scelte e prendere decisioni.
Successivamente, crescendo, attingiamo alla nostra “mappatura interna” creandoci dei “vincoli individuali” che potranno “avvalorare” i “vincoli sociali” ereditati (vedi il gemello che è rimasto in Famiglia) ed adagiarsi su di essi, perseguendone gli esempi; oppure, attingere alla nostra “mappatura interna“, “ridefinendola“, al fine di crearci dei “vincoli individuali” che “tolgono valore” parzialmente, o totalmente, ai “vincoli sociali” (vedi gemello incontrato alla fiera-mercato) e che ci aprono a prospettive diverse, protratte a ricercare altri esempi da prendere a modello di vita e a cui ispirarsi.
In sintesi, il “vincolo individuale” che abbiamo costruito, sulla base dei “vincoli sociali” ereditati, diventa determinante nel momento in cui siamo chiamati a prendere decisioni in ogni ambito della nostra vita.
(Il Faro on line)