Ostia, cassonetti incendiati: ma quale mafia, erano piromani
In campagna elettorale 2017 il M5S aveva sostenuto che i cassonetti incendiati erano frutto di un disegno criminale mentre era colpa di due fratelli lituani
Ostia – Per la sindaca di Roma, per l’assessora all’Ambiente e per il capogruppo comunale M5S i cassonetti incendiati sotto campagna elettorale 2017 perseguivano il disegno criminale della mafia che si opponeva al cambiamento ed alla legalità portate a Ostia e a Roma. Per carabinieri e magistratura, dopo mesi di indagini, sono stati semplicemente opera di una coppia di fratelli malati. Due piromani e non la mafia, insomma.
Hanno fatto danni per circa mezzo milione di euro, tra cassonetti e auto bruciate più un intero vivaio dato alle fiamme, i due fratelli adottivi d’origine lituana di 21 e 19 anniarrestati con l’accusa di concorso di incendio, furto aggravato, furto in abitazione e ricettazione. Un terzo fratello, gemello a quello di 19 anni, è stato denunciato a piede libero per ricettazione di un autoveicolo.
Sono stati i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Ostia, coadiuvati dai militari della locale Stazione, ad aver dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emesse dal GIP della Procura di Roma su richiesta del Procuratore Aggiunto Nunzia D’Elia, a carico di due fratelli di 19 e 21 anni, di origini lituane, indagati per i reati in concorso di incendio, furto aggravato, furto in abitazione e ricettazione. Ora sono a Regina Coeli.
I Carabinieri della Compagnia di Ostia hanno dato una forte risposta al territorio del X Municipio di Roma, avviando tempestivamente le indagini a seguito dei vasti incendi, che hanno coinvolto due autovetture private e circa 40 cassonetti utilizzati per la raccolta differenziata, da poco installati dalla partecipata AMA di Roma in più punti del territorio. Gli episodi sono avvenuti in rapida successione nelle notti dell’8, del 25 e del 26 ottobre 2017.
L’analisi dei molteplici sistemi di videosorveglianza, incrociata ad una complessa attività di analisi di dati di natura tecnica, sono emersi chiari indizi di colpevolezza nei confronti dei due giovani lituani, residenti, peraltro, in area limitrofa ai luoghi interessati dagli incendi.
La successiva attività tecnica di intercettazione telefonica e localizzazione ha permesso di accertare la consolidata attività criminosa dei fratelli, che, oltre ad essersi resi responsabili di numerosi incendi su tutto il territorio del X Municipio, hanno messo in atto anche furti ai danni di esercizi commerciali, dimostrando elevate capacità criminali e organizzative. In particolare prima di ogni azione delittuosa, i fratelli erano soliti rubare automobili, da utilizzare per i loro “colpi”.
Durante ogni furto, i due si coprivano vicendevolmente, in quanto uno di essi era solito rimanere all’esterno del locale preso di mira, informando costantemente l’altro telefonicamente, utilizzando un improvvisato gergo militare, su eventuali interferenze esterne che avrebbero compromesso l’esito. I furti si concludevano sistematicamente con l’incendio dell’autovettura utilizzata per compiere il reato o addirittura con l’incendio dello stesso locale dove veniva commesso l’episodio criminale; un esempio fra tutti è stato il furto e il successivo incendio avvenuti ai danni di un noto vivaio di Dragona, in via di Dragone, che hanno cagionato danni complessivi per circa 100 mila euro.
L’azione criminosa dei due fratelli, inoltre, non si è mai fermata neanche davanti ai luoghi di culto del litorale, dove, ad esempio, presso la Chiesa Stella Maris di Ostia, hanno addirittura sottratto l’autovettura in uso al parroco don Plinio Poncina, poi recuperata e restituita al proprietario. In un altro caso l’auto rubata è stata usata dai malviventi per raggiungere Bari, dove è stata recuperata dai carabinieri e restituita al legittimo proprietario.
Un particolare curioso e inquietante al tempo stesso. I carabinieri il 24 maggio scorso hanno arrestato i fratelli in flagranza di furto presso un bar di Acilia. Lo avevano appena svaligiando sottraendo circa 6mila euro in contanti. Accompagnati in tribunale, i fratelli lituani sono stati rimessi in libertà in attesa del processo senza alcuna limitazione come per esempio gli arresti domiciliari o l’obbligo di firma.
Quello che per gli amministratori di Roma e per il M5S era dunque un disegno criminale della malavita tendente a impedire il cambiamento nei metodi di gestione dei rifiuti, dunque, si rivela solo l’opera di persone che, secondo la procura della Repubblica, sono affette da “un profilo comportamentale patologico di tipo piromania”, dettato da un atteggiamento compulsivo fondato su “disvalori”.