l'iniziativa

Via Francigena, il “Cammino” per il riconoscimento della Fibromialgia

11 agosto 2018 | 00:08
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Via Francigena, il “Cammino” per il riconoscimento della Fibromialgia

La storia di Christian Vitali, 600 chilometri a piedi per sollevare il problema medico e istituzionale sulla fibromialgia.

Ha iniziato un particolare “cammino” il 30 luglio scorso, per arrivare nella Capitale a Ferragosto. Ha percorso a piedi la via Francigena, la strada dei pellegrini che da Canterbury porta fino a Roma.

L’obiettivo è sensibilizzare l’opinione pubblica e la politica sul tema della fibromialgia, malattia ancora sempre riconosciuta dai medici e certamente non “riconosciuta” dal sistema sanitario nazionale, tanto che spesso i malati sono praticamente abbandonati a se stessi, in un susseguirsi di diagnosi errate.

A prendersi l’incarico di dare luce alla questione è Christian Vitali, consigliere comunale dei 5stelle nel suo paese d’origine, Parabiago, in provincia di Milano, da dove è partito.

Sono circa 600 chilometri in tutto. Come dice lui stesso, sta compiendo questa impresa “un passo alla volta”. Arrivato a Roma, come simbolo, legherà un fiocco nero. Una battaglia, quella per il riconoscimento della fibromialgia, portata avanti con forza insieme al Cfu, il Comitato fibromialgici uniti Italia.

Ma cosa è la fibromialgia?

Lo abbiamo descritto in un precedente articolo (leggi qui per conoscere la malattia). In sostanza la Fibromialgia è una malattia cronica che può diventare invalidante,difficile da capire e da diagnosticare. I sintomi infatti sono tanti: dolori muscolari, dolori scheletrici, disturbi del sonno, colon irritabile, astenia (stanchezza), parestesie (formicolii), amnesie, sonnolenza, calore, tumefazione e rigidità. Eppure, paradossalmente, proprio il numero così vasto di sintomi è il “marker” che la individua, in quanto nessuna altra malattia propone contemporaneamente tutti questi aspetti.

Il rischio però che un medico non legga nella sintomatologia la fibromialgia ma si concentri su un’altra patologia specifica è concreto. Per questo c’è bisogno di parlarne, tra la gente affinché prenda consapevolezza, e nel mondo medico-scientifico, affinché si ponga con un occhio più attento al paziente “brontolone” che sembra avere tutto. Un malato (presunto immaginario) che vive realmente un disagio concreto e profondo.

La lotta per il riconoscimento istituzionale

E’ in atto una lotta istituzionale per il riconoscimento formale della malattia da parte del servizio sanitario nazionale; studi clinici spingono in tal senso, e molte strutture sanitarie si stanno attrezzando con specifici protocolli (leggi qui l’articolo sulle ultime cure) e servizi destinati ai pazienti.