Pedofilia, aborto e migranti: la conferenza aerea di Papa Francesco di ritorno dall’Irlanda
Salutando i giornalisti, il Papa tira le somme di questo viaggio, il 24mo del suo pontificato: “Io ho trovato tanta fede in Irlanda. Gli irlandesi hanno sofferto tanto per gli scandali ma sanno distinguere la verità dalle mezze verità”
Città del Vaticano – Caso “Diciotti”, accoglienza dei migranti, ma anche questioni etiche come l’aborto e l’omosessualità, senza tralasciare la spinosa questione degli abusi sui minori. Di ritorno dal viaggio apostolico in Irlanda, appena concluso, Papa Francesco – nella tradizionale conferenza stampa ad alta quota – parla a ruota libera rispondendo, per oltre quaranta minuti, alle domande dei giornalisti.
I giornalisti presenti a bordo del volo papale chiedono soprattutto commenti sulle vicende di cronaca degli ultimi giorni; vicende non sempre legate ai temi affrontati dal Pontefice nella due giorni irlandese, dove a farla da padrone è stato lo scandalo della pedofilia (leggi qui).
Nessuna copertura, chi sa deve denunciare
Sulla questione degli abusi, una giornalista, facendo riferimento alla “Lettera al Popolo di Dio” (leggi qui), gli chiede su cosa può fare concretamente un credente davanti a questi “crimini” compiuti dai membri della Chiesa. Per Francesco, il primo ostacolo sono le famiglie: “Quando si vede qualcosa, bisogna parlare subito: questo deve fare il popolo di Dio! Tante volte sono i genitori a coprire l’abuso di un prete, perché non credono al figlio o alla figlia. Bisogna parlare”.
Non solo. Critica fortemente l’operato dei media che condannano prima ancora che venga emessa la sentenza del tribunale. A tal proposito cita il caso del gruppo di sacerdoti di Granada, un gruppo di dieci preti accusati di pedofila da un giovane impiegato in un collegio, che aveva scritto al Papa di essere stato vittima di violenze. Mentre i giornali li avevano bollati come colpevoli, la giustizia dello Stato li ha poi riabilitati perché trovati innocenti. “Il vostro lavoro è delicato – dice il Papa rivolgendosi direttamente ai giornalisti -. Dovete dire le cose ma sempre con la presunzione legale di innocenza e non con la presunzione di colpevolezza“.
Sempre in tema di abusi, una domanda è sull’incontro – durato oltre un’ora – avvenuto sabato con alcune vittime: “Che cosa è uscito? La proposta, che ho fatto io, di chiedere perdono all’inizio della Messa su cose concrete (leggi qui). Per esempio per le mamme nubili alle quali venivano tolti i bambini dalle suore per essere dati in adozione. E queste dicevano alle mamme: ‘E’ peccato mortale’. Non lo sapevo, per me è stato doloroso“.
Un tribunale per giudicare i Vescovi?
Francesco passa poi a spiegare come viene portato in giudizio un vescovo accusato di abusi. Lo fa rispondendo alla domanda: “Marie Collins, che è stata vittima di abusi, ha detto che lei non è favorevole all’istituzione di un tribunale in Vaticano per giudicare la responsabilità dei vescovi negli abusi. Perché?”.
Con eleganza respinge il desiderio dell’ex membro della Pontificia Commissione (istituita per contrastare il fenomeno e vittima lei stessa di violenze da parte di un prete irlandese) di istituire un tribunale speciale secondo quanto indicato nel Motu proprio “Come una madre amorevole”.
Secondo Papa Bergoglio, infatti, questa strada “non era percorribile e neanche conveniente, a motivo delle diverse culture dei vescovi dei diversi Paesi. Come facciamo allora? Una giuria ad hoc per ogni vescovo, che non è la stessa in ogni caso. Quando un vescovo va giudicato, il Papa istituisce la giuria migliore per quel vescovo e per quel caso. Funziona meglio così. Sono già stati giudicati diversi vescovi, l’ultimo è stato l’arcivescovo di Guam, che ha presentato appello”.
Il “no comment” all’accusa di Viganò
Tra i quesiti posti dai giornalisti, e c’era da aspettarselo, c’è quello sulla polemica del giorno: la lettera di dieci pagine firmata da mons. Viganò, ex Nunzio apostolico negli Usa, nella quale accusa le gerarchie della Chiesa di essere a conoscenza degli abusi commessi dall’ormai ex cardinale americano Theodore McCarrick, condannato, e di recente sospeso anche dal collegio cardinalizio (leggi qui).
Su questa missiva arriva il secco “no comment” del Papa: “Ho letto questa mattina quel comunicato di Viganò. Dico sinceramente questo: leggetelo voi attentamente e fatevi il vostro giudizio personale. Io non dirò una parola su questo. Credo che il documento parli da sé. Avete la capacità giornalistica sufficiente per trarre le conclusioni, con la vostra maturità professionale”.
Il caso “Diciotti” e lo “zampino” della Cei
In questi giorni, fiumi di inchiostro sono stati versati sui giornali di tutta Europa sulla vicenda della nave “Diciotti” a bordo della quale c’erano 177 migranti. A questi profughi era stato vietato di sbarcare, nonostante il natante sia rimasto ancorato nel porto di Catania, sul suolo italiano, per diversi giorni.
Uno stallo che si è risolto grazie all’intervento della Cei. Il Papa, infatti, smentisce che dietro lo sbarco ci sia il suo “zampino”: “Lo zampino è del diavolo”, dice scherzando.
Poi commenta: “Non c’entro io”. Cita un sacerdote della Comunità Papa Giovanni XXIII e l’operato della Conferenza Episcopale Italiana: “Ci sono stati il cardinale Gualtiero Bassetti, che ha seguito la vicenda dall’Irlanda, e il sotto-segretario don Ivan Maffeis, che negoziava col ministro. Non so come sia stato il negoziato, credo che i migranti saranno accolti nella comunità ‘Mondo Migliore’ a Rocca di Papa, dove seguiranno un percorso di inclusione”.
Ed è proprio sull’inclusione e l’integrazione dei migranti che Papa Bergoglio ammonisce le Istituzioni: “Quello dell’accoglienza è un tema vecchio quanto la Bibbia, lo troviamo nel Deuteronomio, nei Comandamenti. E’ Dio che chiede questo: accogliere lo straniero; è un principio morale. Ma deve essere un accogliere ragionevole, per questo bisogna coinvolgere tutta l’Europa“, precisa il Santo Padre.
E aggiunge: “Per queste persone l’integrazione è l’unica via. Me ne sono accorto con l’attentato in Belgio: i ragazzi che l’hanno compiuto erano belgi, figli di migranti, non integrati e ghettizzati. L’integrazione è la condizione per accogliere e ci vuole la prudenza del governante su questo, per accogliere quanti possono essere integrati e se non si può integrare è meglio non ricevere”, sottolinea Francesco.
Aborto, un tema antropologico
Tornando al viaggio apostolico, alla domanda: “In Irlanda come in altri Paesi sono state approvate leggi che permettono l’aborto. Lei come si sente?“, il Santo Padre risponde:
“Sull’aborto voi sapete che cosa penso: non è un problema religioso, non siamo contro l’aborto per motivi religiosi. Studiare l’aborto partendo dalla religione significa scavalcare il pensiero. L’aborto va studiato dall’antropologia. C’è il problema antropologico sull’eticità di far fuori un essere vivente per risolvere un problema. Voglio sottolineare questo: non permetto mai che si inizi una discussione sull’aborto a partire dalla religione. E’ una questione umana”.
Mancanza di paternità
Infine, la domanda su un altro tema scottante, quello dell’omosessualità: “Santità, che cosa direbbe a un padre il cui figlio gli dice di essere omosessuale?“. La risposta di Bergoglio: “Per prima cosa gli dirò di pregare. Poi di non condannare, ma di dialogare, di capire, di lasciare spazio al figlio o alla figlia. Poi dipende dall’età in cui questo si manifesta”. E afferma: “Mai io dirò che il silenzio è un rimedio. Ignorare il figlio o la figlia omosessuale è una mancanza di paternità o maternità. Io sono tuo figlio, io sono tua figlia. Sono tuo padre, sono tua madre, parliamo, dialoghiamo”.
E tuona: “Non si devono cacciare dalla famiglia, loro ne hanno bisogno. Parlare, dialogare sempre. Questa è una sfida seria per la paternità e la maternità”.
“Ho trovato tanta fede”
Nel concludere la conferenza aerea, il Papa tira le somme di questo viaggio, il 24mo del suo pontificato: “Io ho trovato tanta fede in Irlanda. Gli irlandesi hanno sofferto tanto per gli scandali ma sanno distinguere la verità dalle mezze verità”.
E conclude: “E se pure nel processo di guarigione in atto ci sono cose che sembrano allontanare dalla fede, quella fede resta solida“.
La preghiera nelle basiliche di Roma
All’indomani del suo rientro a Roma dal viaggio apostolico in Irlanda, Papa Francesco, come di consuetudine si reca in visita alla Basilica romana di Santa Maria Maggiore, per fermarsi in preghiera davanti all’icona della Salus Populi Romani. Sull’altare, un omaggio floreale.
Grazie#PopeFrancis this morning at Santa Maria Maggiore pic.twitter.com/ficb2kmkRp
— Greg Burke (@GregBurkeRome) 27 agosto 2018
Poi, prima di rientrare in Vaticano, il Santo Padre si ferma nella Chiesa di Sant’Agostino, a Campo Marzio, dove nella Cappella – a sinistra dell’altare maggiore – si conserva il corpo di Santa Monica, madre di Sant’Agostino, di cui oggi ricorre la memoria liturgica.
Questa mattina, dopo la preghiera di ringraziamento per il viaggio in Irlanda davanti all’icona mariana della Salus populi Romani a Santa Maria Maggiore, #papaFrancesco ha visitato la tomba di santa Monica, nella basilica di Sant’Agostino a Campo Marzio nella festa della santa pic.twitter.com/oDYI1Mr0B5
— L’Osservatore Romano (@oss_romano) 27 agosto 2018
(Il Faro online)