“Il centro della fede è l’amore, non l’ipocrisia del legalismo e del ritualismo”

2 settembre 2018 | 14:17
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“Il centro della fede è l’amore, non l’ipocrisia del legalismo e del ritualismo”

In piazza San Pietro l’appello del Papa per l’amata e martoriata Siria: “Si rischia la crisi umanitaria, si salvaguardino le vite dei civili”

Città del Vaticano – “Anche oggi il Signore ci invita a fuggire il pericolo di dare più importanza alla forma che alla sostanza. Ci chiama a riconoscere, sempre di nuovo, quello che è il vero centro dell’esperienza di fede, cioè l’amore di Dio e l’amore del prossimo, purificandola dall’ipocrisia del legalismo e del ritualismo”.

Così Papa Francesco commenta il Vangelo proposto dalla liturgia odierna, dove l’evangelista Marco affronta “un tema importante per tutti noi credenti: l’autenticità della nostra obbedienza alla Parola di Dio, contro ogni contaminazione mondana o formalismo legalistico”.

Ai 25 mila pellegrini che affollano piazza San Pietro, fa notare l’errore nel quale caddero gli scribi e i farisei all’epoca di Gesù, un errore nel quale, spesso, cadono anche i cristiani: “quello di stravolgere la volontà di Dio, trascurando i suoi comandamenti per osservare le tradizioni umane”. Gesù, spiega Francesco, li chiama “ipocriti”, “perché grande è la posta in gioco: si tratta della verità del rapporto tra l’uomo e Dio, dell’autenticità della vita religiosa”. E ammonisce: “L’ipocrita è un bugiardo, non è autentico”.

La vera religione

Il messaggio del Vangelo, sottolinea il Papa, “è rinforzato anche dalla voce dell’Apostolo Giacomo, che ci dice in sintesi come dev’essere la vera religione (cfr. Gc 1,17-18.21b-22.27), ovvero “praticare la carità verso il prossimo a partire dalle persone più bisognose, più fragili, più ai margini. Sono le persone delle quali Dio si prende cura in modo speciale, e chiede a noi di fare altrettanto”.

“Non lasciarsi contaminare da questo mondo non vuol dire isolarsi e chiudersi alla realtà. No. Anche qui non dev’essere un atteggiamento esteriore ma interiore, di sostanza: significa vigilare perché il nostro modo di pensare e di agire non sia inquinato dalla mentalità mondana, ossia dalla vanità, dall’avarizia, dalla superbia. In realtà, un uomo o una donna che vive nella vanità, nell’avarizia, nella superbia e nello stesso tempo crede e si fa vedere come religioso e addirittura arriva a condannare gli altri, è un ipocrita.

E conclude: “Dobbiamo accogliere la Parola di Dio con mente e cuore aperti, come un terreno buono, in modo che sia assimilata e porti frutto nella vita concreta”.

L’amore di Dio diventi sempre più la forza che attrae e orienta la nostra libertà.

— Papa Francesco (@Pontifex_it) 2 settembre 2018

L’appello per la Siria

Terminata la preghiera dell’Angelus, il pensiero del Pontefice va al Medio Oriente dove “spirano ancora venti di guerra e giungono notizie inquietanti sui rischi di una possibile catastrofe umanitaria nell’amata Siria, nella Provincia di Idlib”.

“Rinnovo il mio accorato appello alla Comunità internazionale e a tutti gli attori coinvolti ad avvalersi degli strumenti della diplomazia, del dialogo e dei negoziati, nel rispetto del Diritto umanitario internazionale e per salvaguardare le vite dei civili”.

Una Vespa in dono al Papa

Infine, il Papa rivolge un speciale “ai partecipanti al raduno dei motociclisti in Vespa. Vedo lì il cartello, benvenuti!”. Questa mattina, prima dell’Angelus, Bergoglio li ha incontrati. I vespisti gli hanno regalato una Vespa 50R originale, dell’anno ’71, personalizzata e con una targa ad hoc: BF362918 (Bergoglio – Francesco – anno di nascita – data di oggi). La Vespa è stata donata dal Club Vespa nel Tempo, organizzatore e promotore – sotto l’egida del Vespa Club d’Italia – dell’iniziativa e verrà donata in beneficenza attraverso l’Elemosineria Apostolica.

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(Il Faro online)