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Il Papa ai giovani: “Siete chiamati a essere albe di speranza”

15 settembre 2018 | 21:38
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Il Papa ai giovani: “Siete chiamati a essere albe di speranza”

In piazza Politeama l’incontro del Pontefice con i ragazzi siciliani: “Fate sorgere l’attesa di un futuro da figli liberi: non servi dimessi e manovali a capo chino, ma figli liberi”

La seconda domanda riguarda l’accoglienza del prossimo. “La vostra isola è un centro di incontro di tante culture… Io non conosco la Sicilia, è la prima volta – confida il Pontefice ricordando la sua visita a Lampedusa -. Voi siete un popolo frutto dell”incontro di culture e di persone”.

Ricorda che la Sicilia, che “è al centro del Mediterraneo, è sempre stata terra di incontro”. Questa non è solo “una bella tradizione culturale” ma anche “un messaggio di fede. La vostra vocazione sarà sicuramente essere uomini e donne di incontro”.

“Favorite gli incontri, perché il mondo di oggi è un mondo di scontri, di guerre. La fede si fonda sull’incontro con Dio. E nell’incontro fra noi, quanto conta la dignità degli altri? Dio vuole che noi ci salviamo insieme, non da soli, che siamo felici insieme, che ci salviamo come popolo”.

Da qui l’invito all’accoglienza: “Voi siete un popolo con un’identità grande e dovete essere aperti a tutti i popoli che, come in altri tempi, vengono da voi. Con quel lavoro dell’integrazione, dell’accoglienza, di rispettare la dignità degli altri. Questi sono i tratti distintivi di un cristiano”.

“Un cristiano che non è solidale, non è cristiano. La solidarietà è un tratto del cristiano. Quello che oggi manca, di cui c’è carestia, è l’amore: non l’amore sentimentale, che noi possiamo guardare nei teleromanzi, nelle telenovele, ma quello concreto, l’amore del Vangelo. E io vi dirò, a te e a tutti quelli che hanno fatto la domanda con te: come va il tuo amore? Come è il termometro del tuo amore?”.

E prosegue: “Noi siamo bravi a fare distinzioni, anche giuste e fini, ma a volte dimentichiamo la semplicità della fede. E cosa ci dice la fede? ‘Dio ama chi dona con gioia’. Amore e gioia: questo è accoglienza. Per vivere non si può solo distinguere, spesso per giustificarsi; bisogna coinvolgersi”.

Quindi, scherzando, a braccio, aggiunge: “Lo dico in dialetto? In dialetto umano: bisogna sporcarsi le mani! Avete capito? Se voi non siete capaci di sporcarvi le mani, mai sarete accoglienti, mai penserete all’altro, ai bisogni altrui”.

Esorta poi i giovani con le parole di Pirandello: “La vita non si spiega, si vive!”. E spiega: “Lasciamo le spiegazioni per dopo; ma vivere la vita. La vita si vive. E questo vale ancora di più per la vita cristiana: la vita cristiana si vive”. Come? Mettendosi al servizio degli altri.

“Quante volte vi trovate soli con quella tristezza, con quella solitudine? Questo è il termometro che ti indica che la temperatura dell’accoglienza, dello sporcarsi le mani, del servire gli altri è troppo bassa. La tristezza è un indice della mancanza di impegno, e senza impegno voi non potrete mai essere costruttori di futuro! Voi dovete essere costruttori del futuro, il futuro è nelle vostre mani! Pensate bene questo: il futuro è nelle vostre mani. Voi non potete prendere il telefonino e chiamare una ditta che vi faccia il futuro: il futuro devi farlo tu, con le tue mani, con il tuo cuore, con il tuo amore, con le tue passioni, con i tuoi sogni. Con gli altri. Accogliente e al servizio degli altri”.

Il Pontefice invita poi tutti i giovani siciliani ad essere “uomini e donne veri che denunciano il malaffare e lo sfruttamento”.

“Non abbiate paura di denunciare, di gridare! Abbiamo bisogno di uomini e donne che vivono relazioni libere e liberanti, che amano i più deboli e si appassionano di legalità, specchio di onestà interiore, che dicano no al gattopardismo dilagante”. E aggiunge: “La vita si fa nell’impegno, nella lotta, nella denuncia, nella discussione, nel giocare la propria vita per un ideale; nei sogni… Voi fate questo, e così va. Essere accoglienti significa essere sé stessi, essere al servizio degli altri, sporcarsi le mani”.

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