Maternità in carcere: in Italia sono circa 60 i bambini “in cella”
Nel 2011 nascono gli “Istituti a custodia attenuata per detenute madri” (Icam), ma sono solo 5 le strutture avviate
Roma – E’ un tema doloroso da qualunque parte lo si analizzi. Come può essere vissuta la maternità per donne detenute? Come possono far addormentare il loro bambino senza poter camminare, perché la sera chiudono le cella a chiave e non c’è spazio per muoversi?
Come può una madre crescere un figlio in un luogo dove la sua libertà e la sua dignità sono sospese? Ma al contempo, come possono dei bambini così piccoli crescere senza la loro madre? Chi può veramente decidere cos’è meglio per loro?
In Italia sono pochissime: “solo” poco più di 50 mamme con figli fino a 6 anni (su 2.551 donne detenute in Italia) secondo dati aggiornati a settembre 2018 (fonte Ristretti), al di sotto del 5% del totale.
La detenzione se coincide con la maternità è un capitolo ancora più doloroso che può diventare choc quando il bimbo compie tre anni e secondo la legge il minore deve uscire.
Sono numeri piccoli: nel 2014 i bambini detenuti con le loro madri erano 27, sebbene questo sia il numero più basso mai raggiunto dal 1975, non si è soddisfatto l’obiettivo del “mai più bambini in carcere” condiviso nella discussione parlamentare che ha preceduto l’ultima legge (dati reperibili nella sezione “statistiche” del sito del Ministero della Giustizia, al giorno 28 Febbraio 2015).
Una legge necessaria per non far ricadere sui figli le colpe delle madri, ma che ancora non è stata attuata. La legge 62/2011 per valorizzare il rapporto tra le madri in carcere e i loro figli ha disposto l’istituzione di “Istituti a custodia attenuata per detenute madri” (Icam) che permettono di scontare la pena in ambienti con un ruolo di comunità e che non siano un semplice nido.
Attualmente però sono solo 5 gli Icam – Milano San Vittore (dove è stato avviato il primo progetto), Venezia Giudecca, Torino “Lorusso e Cutugno”, Avellino Lauro e Cagliari – che, secondo la legge, possono ospitare mamme con bambini fino ai 6 anni in ambiente famigliare mentre, dove non esistono, i bimbi vengono reclusi nelle sezioni “nido” (in questo caso fino ai 3 anni) allestite presso le sezioni femminili dei penitenziari (Trani, Pozzuoli, Roma Rebibbia, Empoli).
Secondo i dati forniti dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, le detenute madri con figli al seguito presenti nelle carceri italiane al 31 agosto 2018 erano 52, con 62 bambini (di cui 33 italiani e 29 stranieri). Presso gli Icam è garantita l’assistenza sanitaria attraverso il coinvolgimento della rete dei servizi materni infantili sanitari e territoriali e dei medici che operano nei penitenziari.
“Mamme e bimbi sono ristretti in 12 strutture penali, di cui 4 Icam (nella comunità del carcere di Cagliari al momento non sono presenti mamme con prole) mentre 8 sono ancora le vecchie sezioni nido nei reparti femminili -dice a Bruno Mellano, garante dei detenuti della Regione Piemonte.
Purtroppo ancora una trentina di bimbi non hanno la possibilità di scontare la loro “pena forzata” con le mamme negli Icam, vivendo in condizioni che non rispettano i diritti dei fanciulli. La speranza è che in tutte le sezioni femminili delle carceri italiane vengano allestite comunità Icam come prevede la legge, per permettere a tutte le madri detenute di assicurare un’infanzia simile agli altri bambini”.
(fonte Ansa)