Il Papa ai cattolici della Cina: “Porto nel cuore le vostre sofferenze”
Messaggio del Pontefice alla Chiesa cinese a quattro giorni dalla firma dello storico accordo tra Pechino e Vaticano: “Tutti i cristiani, senza distinzione, pongano ora gesti di riconciliazione e di comunione”
Città del Vaticano – “Auspico che in Cina si possa aprire una nuova fase, che aiuti a sanare le ferite del passato, a ristabilire e a mantenere la piena comunione di tutti i Cattolici cinesi e ad assumere con rinnovato impegno l’annuncio del Vangelo”.
E’ quanto detto da Papa Francesco al termine dell’udienza generale, annunciando che oggi pubblicherà “un Messaggio di fraterno incoraggiamento” rivolto “ai Cattolici cinesi e a tutta la Chiesa universale”, dopo la firma a Pechino, sabato scorso, dell’Accordo Provvisorio tra la Santa Sede e il Governo cinese sulla nomina dei vescovi.
“Sabato scorso, 22 settembre, è stato firmato a Pechino un Accordo Provvisorio tra la Santa Sede e la Repubblica Popolare Cinese sulla nomina dei Vescovi in Cina – aggiunge il Pontefice -. L’Accordo è frutto di un lungo e ponderato cammino di dialogo, inteso a favorire una più positiva collaborazione tra la Santa Sede e le Autorità cinesi per il bene della Comunità cattolica in Cina e per l’armonia dell’intera società”.
“In questo spirito – prosegue -, ho deciso di rivolgere ai Cattolici cinesi e a tutta la Chiesa universale un Messaggio di fraterno incoraggiamento, che sarà pubblicato quest’oggi. Con ciò, auspico che in Cina si possa aprire una nuova fase, che aiuti a sanare le ferite del passato, a ristabilire e a mantenere la piena comunione di tutti i Cattolici cinesi e ad assumere con rinnovato impegno l’annuncio del Vangelo”.
“Cari fratelli e sorelle – ha aggiunto il Pontefice -, abbiamo un compito importante! Siamo chiamati ad accompagnare con fervente preghiera e con fraterna amicizia i nostri fratelli e sorelle in Cina. Essi sanno che non sono soli. Tutta la Chiesa prega con loro e per loro. Chiediamo alla Madonna, madre della Speranza e Aiuto dei Cristiani, di benedire e custodire tutti i Cattolici in Cina, mentre per l’intero Popolo cinese invochiamo da Dio il dono della prosperità e della pace”.
Auspico che in Cina si possa aprire una nuova fase, che aiuti a sanare le ferite del passato, a ristabilire e a mantenere la piena comunione di tutti i Cattolici cinesi e ad assumere con rinnovato impegno l’annuncio del Vangelo. https://t.co/ftSt2PwgM8
— Papa Francesco (@Pontifex_it) 26 settembre 2018
Il messaggio ai cattolici cinesi
Il testo inizia con un “saluto” al governo di Pechino: “Mi rivolgo con rispetto a Coloro che guidano la Repubblica Popolare Cinese e rinnovo l’invito a proseguire, con fiducia, coraggio e lungimiranza, il dialogo da tempo intrapreso. Desidero assicurare che la Santa Sede continuerà ad operare sinceramente per crescere nell’autentica amicizia con il Popolo cinese”.
“Gli attuali contatti tra la Santa Sede e il Governo cinese si stanno dimostrando utili per superare le contrapposizioni del passato, anche recente, e per scrivere una pagina di più serena e concreta collaborazione nel comune convincimento che ‘l’incomprensione non giova né alle Autorità cinesi né alla Chiesa cattolica in Cina’”, scrive Francesco citando la Lettera ai Cattolici cinesi di Benedetto XVI del 27 maggio 2007.
Così, Cina e Santa Sede “potranno agire più positivamente per la crescita ordinata ed armonica della Comunità cattolica in terra cinese, si adopereranno per promuovere lo sviluppo integrale della società assicurando maggior rispetto per la persona umana anche nell’ambito religioso, lavoreranno concretamente per custodire l’ambiente in cui viviamo e per edificare un futuro di pace e di fraternità tra i popoli”.
Per il Pontefice, “in Cina è di fondamentale importanza che, anche a livello locale, siano sempre più proficui i rapporti tra i Responsabili delle comunità ecclesiali e le Autorità civili, mediante un dialogo franco e un ascolto senza pregiudizi che permetta di superare reciproci atteggiamenti di ostilità”.
Il Papa auspica “l’ordinato svolgimento delle attività pastorali, in armonia tra le legittime attese dei fedeli e le decisioni che competono alle Autorità”, sottolineando che “la Chiesa in Cina non è estranea alla storia cinese, né chiede alcun privilegio”.
Artefici di riconciliazione
“Invito tutti i Cattolici cinesi a farsi artefici di riconciliazione”, sprona il Santo Padre. Sulla base dei nuovi “elementi stabili di collaborazione tra le Autorità dello Stato e la Sede Apostolica”, il Papa esorta vescovi, sacerdoti, persone consacrate e fedeli laici a “cercare insieme buoni candidati che siano in grado di assumere nella Chiesa il delicato e importante servizio episcopale”
“Non si tratta, infatti – spiega Francesco -, di nominare funzionari per la gestione delle questioni religiose, ma di avere autentici Pastori secondo il cuore di Gesù, impegnati a operare generosamente al servizio del Popolo di Dio, specialmente dei più poveri e dei più deboli”.
Al riguardo, “appare evidente che un Accordo non è altro che uno strumento e non potrà da solo risolvere tutti i problemi esistenti. Anzi, esso risulterebbe inefficace e sterile, qualora non fosse accompagnato da un profondo impegno di rinnovamento degli atteggiamenti personali e dei comportamenti ecclesiali”.
Secondo il Pontefice, “con le decisioni prese, possiamo dare inizio a un percorso inedito, che speriamo aiuterà a sanare le ferite del passato, a ristabilire la piena comunione di tutti i Cattolici cinesi e ad aprire una fase di più fraterna collaborazione, per assumere con rinnovato impegno la missione dell’annuncio del Vangelo”. E ‘Accordo Provvisorio siglato con le Autorità cinesi, “pur limitandosi ad alcuni aspetti della vita della Chiesa ed essendo necessariamente perfettibile, può contribuire – per la sua parte – a scrivere questa pagina nuova della Chiesa cattolica in Cina”.
“Siate uniti”
“Sul piano pastorale, la Comunità cattolica in Cina è chiamata ad essere unita, per superare le divisioni del passato che tante sofferenze hanno causato e causano al cuore di molti Pastori e fedeli. Tutti i cristiani, senza distinzione, pongano ora gesti di riconciliazione e di comunione”, aggiunge il Pontefice.
Specificando: “Sul piano civile e politico, i Cattolici cinesi siano buoni cittadini, amino pienamente la loro Patria e servano il proprio Paese con impegno e onestà, secondo le proprie capacità”.
Rivolgendosi poi agli “amati confratelli Vescovi, sacerdoti e persone consacrate”, il Papa prosegue: “Riconosciamoci discepoli di Cristo nel servizio al Popolo di Dio. Viviamo la carità pastorale come bussola del nostro ministero. Superiamo le contrapposizioni del passato, la ricerca dell’affermazione di interessi personali, e prendiamoci cura dei fedeli facendo nostre le loro gioie e le loro sofferenze. Impegniamoci umilmente per la riconciliazione e l’unità. Riprendiamo con energia ed entusiasmo il cammino dell’evangelizzazione, così come indicato dal Concilio Ecumenico Vaticano II”.
Inoltre, “in quest’anno, in cui tutta la Chiesa celebra il Sinodo dei Giovani, desidero rivolgermi specialmente a voi, giovani cattolici cinesi”: “vi chiedo di collaborare alla costruzione del futuro del vostro Paese con le capacità personali che avete ricevuto in dono e con la giovinezza della vostra fede. Vi esorto a portare a tutti, con il vostro entusiasmo, la gioia del Vangelo”, afferma Francesco.
“Le vostre sofferenze sono nel mio cuore”
“Desidero assicurarvi che siete quotidianamente presenti nella mia preghiera e condividere con voi i sentimenti che abitano il mio cuore”, scrive in fine il Papa
“Negli ultimi tempi – riconosce -, sono circolate tante voci contrastanti sul presente e, soprattutto, sull’avvenire delle comunità cattoliche in Cina. Sono consapevole che un tale turbinio di opinioni e di considerazioni possa aver creato non poca confusione, suscitando in molti cuori sentimenti opposti. Per alcuni, sorgono dubbi e perplessità; altri hanno la sensazione di essere stati come abbandonati dalla Santa Sede e, nel contempo, si pongono la struggente domanda sul valore delle sofferenze affrontate per vivere nella fedeltà al Successore di Pietro”.
Nel Messaggio, il Papa pone l’accento sulla “pratica del dialogo, che significa conoscersi, rispettarsi e ‘camminare insieme’ per costruire un futuro comune di più alta armonia”.
“Attraverso tale percorso, la Santa Sede altro non aveva – e non ha – in animo se non di realizzare le finalità spirituali e pastorali proprie della Chiesa, e cioè sostenere e promuovere l’annuncio del Vangelo, e raggiungere e conservare la piena e visibile unità della Comunità cattolica in Cina”, sottolinea.
“Proprio al fine di sostenere e promuovere l’annuncio del Vangelo in Cina e di ricostituire la piena e visibile unità nella Chiesa – rievoca quindi -, era fondamentale affrontare, in primo luogo, la questione delle nomine episcopali. È a tutti noto che, purtroppo, la storia recente della Chiesa cattolica in Cina è stata dolorosamente segnata da profonde tensioni, ferite e divisioni, che si sono polarizzate soprattutto intorno alla figura del Vescovo quale custode dell’autenticità della fede e garante della comunione ecclesiale”.
Secondo il Papa, che cita più volte la Lettera ai Cattolici cinesi del suo predecessore Benedetto XVI, del 27 maggio 2007, “allorquando, nel passato, si è preteso di determinare anche la vita interna delle comunità cattoliche, imponendo il controllo diretto al di là delle legittime competenze dello Stato, nella Chiesa in Cina è comparso il fenomeno della clandestinità. Una tale esperienza – va sottolineato – non rientra nella normalità della vita della Chiesa e ‘la storia mostra che Pastori e fedeli vi fanno ricorso soltanto nel sofferto desiderio di mantenere integra la propria fede’”.
Bergoglio dice invece di aver “provato grande consolazione nel constatare il sincero desiderio dei Cattolici cinesi di vivere la propria fede in piena comunione con la Chiesa universale e con il Successore di Pietro”. E “dopo aver attentamente esaminato ogni singola situazione personale e ascoltato diversi pareri”, “in continuità con l’orientamento dei miei immediati predecessori, ho deciso di concedere la riconciliazione ai rimanenti sette Vescovi ‘ufficiali’ ordinati senza Mandato Pontificio e, avendo rimosso ogni relativa sanzione canonica, di riammetterli nella piena comunione ecclesiale”.
“In pari tempo – conclude -, chiedo loro di esprimere, mediante gesti concreti e visibili, la ritrovata unità con la Sede Apostolica e con le Chiese sparse nel mondo, e di mantenervisi fedeli nonostante le difficoltà”.
(Il Faro online)