Il caso di Erica e la piaga dei leoni da tastiera
La libertà di parola quella vera, passa per il ragionamento, il confronto, il dibattito; non certo per accuse non documentate, illazioni, volgarità, offese
A volte si nascondono sotto pseudonimi, altre volte non hanno neanche il pudore di farlo, ma attaccano con la sfrontatezza di chi è depositario della Verità.
Spesso interloquiscono su argomenti di cui non capiscono nulla, il più delle volte commentano senza aver letto l’articolo né ripassato la grammatica; ma guai a dirglielo, perché in nome della libertà di pensiero ognuno può dire ciò che vuole. Anche il falso, anche l’offesa più turpe.
A me è capitato tante volte di dover intervenire sui social perché qualcuno provava ad offendere Il Faro on line. C’è chi ti dà del pennivendolo, chi del venduto, chi del prezzolato, chi offende l’intera categoria , chi se la prende con la persona fisica.
Tutti “auto” autorizzati ad offendere in nome… In nome di cosa?! La libertà di parola quella vera, passa per il ragionamento, il confronto, il dibattito; non certo per accuse non documentate, illazioni, volgarità, offese che spesso arrivano a rasentare, se non oltrepassare, il limite del codice penale.
Ciò che è accaduto a Erica Fasano di Fiumicino on line, alla quale è stato “augurato” nemmeno troppo velatamente lo stupro, sui social, avendo postato una notizia di un intervento della Guardia Costiera per recuperare un barcone di migranti, è solo l’ultimo anello di una catena che non finirà finché si confonderà il sacrosanto diritto di parola (difeso dalla Costituzione all’art. 21) con il “diritto” all’offesa (che invece non solo non esiste, ma è ancora punito – seppur con molte derubricazioni – dai Tribunali).
Solidarietà ad Erica, e a tutti i giornalisti offesi e vituperati dai leoni da tastiera.
Sono sempre stato onesto intellettualmente, e lo sono anche in questa circostanza: va detto che in molti casi la mia categoria ha fatto di tutto per devastare quella attendibilità e quella onorabilità che la professione aveva anni fa. Ora paghiamo un conto salato. Ma non per questo è ammesso sparare nel mucchio, tanto meno fare killeraggio su una singola persona.
Se un giornalista non merita attenzione – e ce ne sono – basta non seguirlo. E anzi bisognerebbe ricominciare a scegliere di leggere le testate giornalistiche, come Il Faro, che fanno della onestà il loro motore primo, senza fermarsi a ciò che passa sulla bacheca di Facebook.
Non ho mai scritto queste cose per difendere me stesso, lo faccio per una collega giovane, per la categoria, per fermare una deriva dove chiunque pensa di avere il diritto di dire qualunque cosa. Non credo sia questa la civiltà alla quale dobbiamo tendere.