Mercoledì 17 ottobre ritorna in tivvù il vicequestore Rocco Schiavone. Guida sulla Colombo e all’Infernetto rivive un caso personale
Rocco Schiavone torna in tv. E riparte dall’Infernetto. Da Roma guida sulla Cristoforo Colombo e svolta a sinistra davanti Casalpalocco per andare a vivere il suo dramma più profondo, quello che condizionerà la sua vita di uomo e di poliziotto.
Rocco Schiavone, il personaggio creato dalla fantasia dello scrittore Antonio Manzini interpretato magistralmente da Marco Giallini, da mercoledì 17 ottobre torna in onda con quattro episodi. Stavolta, però, le inchieste e le disavventure sentimentali del poliziotto più trasgressivo e geniale mai immaginato da un autore non riguardano solo gli scenari del centro di Aosta, del Monte Bianco e dei comuni di Aymavilles e Gressan. Il vicequestore in “punizione” tra le Alpi si muoverà anche a Roma e, più specificatamente, dalle parti dell’Infernetto.
Il soggetto dei due episodi è tratto dalle ultime fatiche di Antonio Manzini, rispettivamente “Pulvis et umbra” (Sellerio, 2017) e “7-7-2007” (Sellerio, 2016). Ed è in questo secondo titolo, dall’evidente riferimento che si tratta di un prequel, ovvero di un romanzo che ci racconta come e perché Rocco Schiavone è diventato lo scorbutico, trasgressivo, sgualcito sbirro che abbiamo conosciuto nei precedenti romanzi, che il quartiere dell’Infernetto diventa epicentro della tragedia umana. In “7-7-2007” siamo alcuni anni prima, quando la moglie Marina non è ancora diventata il fantasma del rimorso di Rocco: è viva, impegnata nel lavoro e con gli amici, e capace di coinvolgerlo in tutti gli aspetti dell’esistenza. Prima di cadere uccisa. “E qui siamo quando tutto è cominciato” sottolineano dalla Sellerio.
Il romanzo è una lunga ricostruzione degli eventi che hanno portato all’attentato in cui è morta sua moglie di Rocco Schiavone, Marina, e del suo primo omicidio, quello fatto per vendetta contro l’uomo che gli ha ucciso la moglie. Essendo ambientato nella sua città d’origine, il romanzo propone molti luoghi di Roma ma la scena clou si svolge all’Infernetto, vicino Casalpalocco (altro quartiere citato nel romanzo).
“Dov’è Luigi Baiocchi” chiese Rocco senza mettere il punto interrogativo alla fine della domanda.
“A Casalpalocco. Per la precisione all’Infernetto. Sta lì, a casa di una sua cugina”.
“Solo?”.
“Sì. La casa è in costruzione”…
Guidò dritto per la Cristoforo Colombo. all’incrocio con il quartiere Casalpalocco girò a sinistra per entrare all’Infernetto, una città di villini a schiera, ville singole e palazzetti costruiti su un terreno depresso sotto il livello del mare. ghiacciato d’inverno e umido come una palude vietnamita l’estate”.
L’autore Antonio Manzini, attore, sceneggiatore, regista e scrittore romano di Roma, conosce bene, evidentemente, l’Infernetto dettagliando aspetti, situazioni e realtà tipiche che sono ribadite nello sviluppo del racconto che non vogliamo anticipare per rispetto del gusto di scoprirne la trama e gli avvenimenti.
L’Infernetto si conferma set ideale, dunque. Il quartiere incastonato tra la pineta di Castelfusano e la Tenuta presidenziale di Castelporziano, infatti, è stato già protagonista di svariate riprese cinematografiche come racconta anche il volume “Ostia set naturale”: per esempio in “Confusi e felici” (regia Massimiliano Bruno, 2014) figurano scene in via Santa Cristina Val Gardena proprio con Marco Giallini e in “Benvenuti al sud” (regia Luca Miniero, 2010), i personaggi interpretati da Bisio e Finocchiaro vivono in un villino di via Salorno.