Tra certezze e opportunità: ‘superare la soglia della propria zona di comfort’
Una zona, apparentemente, sicura, che può diventare la nostra gabbia precludendoci il raggiungimento dei nostri desideri
Salute e benessere – Spesso, sentiamo utilizzare questa frase, “dobbiamo uscire dalla nostra zona di comfort se vogliamo raggiungere i nostri desideri, sogni“. Ma, cos’è la “Zona di Comfort“, o meglio, cosa si vuole indicare con questa espressione?
Partendo dallo studio etimologico del termine, Comfort è una parola di derivazione latina, composta da com- = “insieme” (più attinente alle persone quindi il punto di vista è umano) e fort (fortis) = (in questo caso) “vitalità“. Il termine è attinente al latino commodĭtas = “comodità“. Letteralmente “quello che riguarda il benessere”.
Quindi, rappresenta una condizione di “comodità“, “agio” e in qualche modo anche di “sicurezza“, “certezza” di qualcosa che conosciamo bene e che…dovrebbe farci star bene!
Ed il punto è proprio qui, non sempre quella che dovrebbe essere la nostra zona sicura, ci fa star bene!
Proviamo a spiegarci meglio. La “Zona di Comfort“, è quello spazio virtuale o reale nella nostra esistenza che rappresenta l’ambiente in cui viviamo, le nostre abitudini, il nostro modo di comportarci verso noi stessi e con gli altri, in sintesi, è il nostro modo di pensare e di agire che abbiamo creato e dal quale, difficilmente, ci distacchiamo. Questo, anche se dovessimo maturare l’idea che rimanere vincolati in questo spazio ci limiterebbe nel pensare e nell’agire sempre nelle stesse modalità. Modalità che già conosciamo e per le quali otteniamo sempre gli stessi risultati anche quelli che vorremo, in realtà, vedere e/o vivere diversamente.
E laddove questa “Zona di Comfort” diventa limitante per il raggiungimento dei nostri obiettivi, per la soddisfazione dei nostri bisogni, cosa ci impedisce di uscire fuori dal nostro schema “preconfezionato”, in parte maturato attraverso i nostri vincoli sociali che ci hanno formato e in parte da quelli individuali su cui ci siamo poggiati nella nostra crescita? Cosa ci impedisce di rompere i nostri schemi limitanti e perlustrare nuove “terre”, nuovi “orizzonti” e fare nuove “esperienze” che potrebbero indurci ad ottenere quello che desideriamo ottenere, veramente?
La risposta più plausibile, probabilmente, è quella per cui lasciare le vecchie abitudini comportamentali (ciò che conosciamo) per fare nuove esperienze (ciò che non consociamo), ci terrorizza e questa, è la motivazione principale per cui molti di noi non fanno quasi mai il primo passo per uscire fuori dalla propria “Zona di Comfort”, con il risultato che, se poi non arrivano le cose che avremmo voluto, siamo pronti a dare la colpa sempre a qualcosa o qualcuno che ci hanno impedito di ottenerle.
Eppure, se lo desideriamo, c’è un modo per iniziare ad approcciare con il cambiamento, che poi, potrà diventare la nostra completa trasformazione, ovvero, qualcosa di più duraturo e profondo nel nostro modo di pensare e di agire nel presente e nel futuro.
Potremmo iniziare da qui.
Cambiare piccole nostre abitudini che, inizialmente, possono sembrarci insignificanti ma, che ci permetterebbero di imparare a fare nuove esperienze, che poi, potremmo sviluppare, successivamente, in cose più impegnative e che ci aiuterebbero ad uscire dalla nostra “Zona di Comfort” di partenza.
Ad esempio, la mattina facciamo una serie di gesti ripetitivi che oramai, in automatico, si susseguono uno dietro l’altro. Ecco, iniziamo a cambiare la sequenza che utilizziamo nel vestirci. Solitamente, la mattina iniziamo prima a toglierci gli indumenti con i quali abbiamo dormito poi, iniziamo a prendere quelli che vestiremo, iniziando da quelli intimi, per poi passare ad una maglietta o una camicia, ai pantaloni, ai calzini, ecc.ecc.. A questo punto, invertiamo la sequenza degli indumenti che indossiamo. Se di solito partiamo dalla maglietto o camicia, iniziamo dai calzini e se infiliamo sempre per primo quello di destra, iniziamo da quello di sinistra; così come, quando ci rechiamo in bagno e ci laviamo le mani, per cui facciamo una rotazione tra loro sempre in una direzione…cambiamo verso!!! Oppure, se ci laviamo i denti con la mano destra, utilizziamo la mano sinistra; vale la stessa cosa a tavola, quando utilizziamo le posate per mangiare…usiamo la mano opposta. Insomma, queste ed altre piccole abitudini che abbiamo assunto come comportamentifacili e comodi da eseguire, laddove li invertiamo, non risolvono, certamente, il nostro problema che ci vincola nella “Zona di Comfort” ma, ci fanno riflettere sul perché rinunciamo a fare il primo passo e ci prevarichiamo la possibilità di sperimentare nuove situazioni.
Ciò che abbiamo imparato a fare, è più semplice da eseguire e non ci dobbiamo prestare attenzione…è automatico!!! Mentre, se facciamo qualcosa che non ci è familiare, come invertire le nostre abitudini per vestirsi, lavarsi mangiare, siamo costretti a pensarci e concentrarci per farlo al meglio e per ottenere un risultato gratificante. Questo semplice esercizio, è suggerito solo per avere un primo approccio con l’idea di cambiamento, di rottura degli schemi abituali e per prendere coscienza di quanto impegno necessita, modificare qualcosa che oramai facciamo in automatico. Ora, trasportiamo tutto questo a tutte quelle volte che volevamo o dovevamo adottare un cambiamento nella nostra vita e vi abbiamo rinunciato e avremo la risposta del perché siamo rimasti nella nostra “Zona di Comfort”. Perché era più facile rinunciare a perseguire i nostri desideri, obiettivi, che impegnarsi, osare,per raggiungerli, provando a dire/fare qualcosa di diverso di cui non conoscevamo l’esito, il risultato.
Eppure, se proviamo a metaforizzare il concetto appena descritto con l’esperienza che abbiamo fatto da piccolissimi, ci renderemo conto di come siamo fatti per osare, per sperimentare. Nessuno ha mai imparato ad andare in bicicletta leggendo un libro. Tutti hanno dovuto fare esperienza diretta con il mezzo a due ruote. Magari, cadendo e rialzandosi le prime volte. Magari, sorretto da un genitore poi, da solo con due ruote di supporto ai lati della ruota posteriore poi, con una sola ed infine da solo con due ruote. Oppure, prima ancora, quando abbiamo imparato a camminare. Quante volte siamo caduti e quante volte ci siamo rialzati? Infinite!!! Ecco, in tutti questi casi, non abbiamo mai fatto un passo indietro ma, sempre in avanti… Abbiamo, inconsapevolmente, abbandonato continuamente la nostra “Zona di Comfort”…abbiamo, OSATO!!!
Tornando al concetto di “Zona di Comfort” di noi adulti e di come uscirne, la prima cosa che dobbiamo domandarci è, “perché voglio cambiare registro nella mia vita? Ovvero, ho una forte motivazione che mi spinge ad uscire fuori dai miei schemi abituali?” Dovremmo riuscire a fare un elenco delle motivazioni che ci spingono a voler cambiare, trasformare in modo definitivo i nostri comportamenti. E’ utile immaginare cosa saremmo in grado di provare ora, emotivamente, se avessimo già ottenuto quello che desideriamo. Domandiamoci, cosa cambierà nella mia vita? Quali sensazioni sarò in grado di provare?
Dopo questo primo step, sarà necessario individuare la propria “Zona di Comfort” elencando una serie di attività che avremmo voluto o dovuto fare ma, che abbiamo tralasciato. Accanto a questo elenco, sarà importante descrivere anche lo stato d’animo, le sensazioni ed emozioni che abbiamo provato nel rinunciare a fare o dire qualcosa. Di seguito, è altrettanto importante descrivere, laddove ci sono state, tutte quelle volte che abbiamo superato la soglia della “Zona di Comfort” e per le quali abbiamo osato, abbiamo detto e/o fatto quello che volevamo o dovevamo dire e/o fare. Elenchiamo anche qui lo stato d’animo, le sensazioni ed emozioni che abbiamo provato nel superare tale soglia. Questo processo ci sarà utile per confrontare il nostro grado di soddisfazione quando siamo dentro la “Zona di Comfort” e fuori da essa.
Una volta individuati i comportamenti che vogliamo cambiare e che ci trattengono all’interno della nostra “Zona di Comfort”, iniziamo a mettere in atto piccole modifiche a quegli stessi comportamenti vincolanti, prendendo spunto dall’esempio di quanto descritto nel primo step, dove abbiamo indicato di modificare quelle solite abitudini quotidiane che hanno a che fare con il vestirci, mangiare, lavarci ecc.. Ora, siamo nella fase dove è arrivato il momento di “osare”!!!
A questo punto, lo step successivo è quello di monitorare i risultati che stiamo ottenendo. Questa fase è importante anche perché ci permette di riflettere sulle azioni positive che abbiamo sperimentato e quelle ancora negative che vogliamo o dobbiamo modificare. Descriviamo su un quaderno le cose che siamo riusciti a dire/fare e quelle che non siamo riusciti a dire/fare. In particolare, ci concentreremo su quelle cose che avremmo voluto o dovuto dire/fare e che non abbiamo detto/fatto. Ad esempio: “avrei voluto chiamare mia Madre ma, dopo la discussione della scorsa settimana, ho rinunciato” – A questo punto, pensiamo a cosa potremmo fare per creare un contatto con nostra Madre ed arrivare a comunicare con lei e…scriviamolo. Mentre lo facciamo, descriviamo anche il nostro stato d’animo, l’emozione che proviamo, sia nel caso in cui abbiamo rinunciato, sia nel caso in cui immaginiamo di essere già riusciti a creare un contatto con lei e a dirgli quello che volevamo dirgli (anticipazione di un possibile evento futuro).
Se abbiamo percorso ogni step nel modo indicato, avremo iniziato il nostro cambiamento, che non è altro che il primo passo verso la nostra trasformazione, verso comportamenti innovativi per noi, che possono elevarci come Esseri psicologici e sociali,costruttori della realtà che desideriamo vivere.
La “Zona di Comfort” è uno spazio comodo e agiato che nel tempo, può diventare la nostra gabbia nella quale nessuno può entrare ma, dalla quale ci rimarrà sempre più difficile uscire…
Valutiamo bene se gli agi che viviamo delineati nella nostra “Zona di Comfort” sono realmente vantaggiosi per noi o se è più produttivo osare, con il cuore e con la mente sempre ben collegati tra loro (ragione ed emozione).
(Il Faro on line)