Via Trincea delle Frasche a Fiumicino, cronaca di una morte annunciata
In molti si lamentano dell’indifferenza dell’Amministrazione comunale
Fiumicino – Un calo che va dal 20 al 30% netti a seconda dell’esercizio commerciale: bar, pizzerie, autosaloni, vivai: nessuna tipologia merceologica è stata risparmiata dalla mannaia economica dovuta alla chiusura dell’incrocio con via Trincea delle Frasche.
Siamo andati a fare un giro tra i commercianti (riportiamo 4 interviste, ma in molti hanno sottolineato le stesse cose), per capire cosa stesse accadendo. Ne è venuta fuori la difficoltà del momento (leggi qui l’articolo), ma soprattutto il terrore per il futuro.
Con la previsione di lavori su Ponte della Scafa e viadotto dell’Aeroporto, la chiusura dello svincolo regolato da semaforo per via Trincea delle Frasche si prospetta molto lunga, e dire che la prospettiva desta preoccupazione è un eufemismo.
“C’è stato un calo netto di clienti – affermano Bernardo Leopoldo e Danilo Di Febo, dell’Island Cafè -. Per noi un 20% in meno significa non avere liquidità per uno stipendio, e questo alla lunga comporta che il personale andrà ridotto”.
Anche Giada Franci, della pizzeria “Dar Capoccione”, è preoccupatissima: “Abbiamo aperto a giugno, investendo sul nostro futuro e su Fiumicino, ma poi ad agosto è arrivata la mazzata. Non c’è più passaggio, non arrivano più i residenti dell’altra parte di via della Scafa.
In certe ore – prosegue – via Trincea delle Frasche è diventata un deserto. Stiamo seriamente valutando l’ipotesi di fare marcia indietro, anche perché le nostre lamentele vengono totalmente ignorate, come se fossero capricci di bambini e non disperate grida d’aiuto di commercianti che hanno investito sul territorio”.
Non va meglio ad Andrea Megozzi, di Msd Motor: “Anche l’autosalone ha subito un calo di clientela: troppo complicato arrivare e andarsene. La gente non si avvicina proprio a questa zona. Certo, abbiamo i nostri clienti affezionati, ma stiamo parlando di automobili… Per noi un calo del 20/30% è devastante.”
“E’ una situazione nella quale qualcuno deve mettere mano al più presto, prima che sia troppo tardi per molte attività di Fiumicino – spiega Stefano Di Vilio, del Bar Carlo -. Anche noi abbiamo subito un calo, fortissimo all’inizio e più contenuto adesso, ma pur sempre un calo significativo”.
Diciamoci la verità: la minima inversione di tendenza rispetto ad agosto, per queste attività commerciali, deriva dal fatto che molti automobilisti fanno infrazione e percorrono ugualmente via della Scafa, nonostante i divieti, altrimenti sarebbe la “morte civile”. Ma è una situazione falsata, in cui infrazioni si sommano a difficoltà; un mix esplosivo, che solo chi non vuole vedere, lascia correre come normale amministrazione.
L’esasperazione della gente è palpabile, e se commercianti e cittadini sono rimasti silenziosi, è solo perché in molti hanno paura delle conseguenze di un’azione eclatante. Ma sono sempre di più le voci che spingono in quel senso.
Anche perché persino il mercato immobiliare ha subito un colpo: tra la chiusura, i lavori sui ponti, la presenza di un centro di accoglienza immigrati, ormai si fa fatica a piazzare la vendita di una casa. Giusto o sbagliato che sia (non è adesso il momento per disquisizioni di carattere culturale) la realtà è questa.
Teste calde a parte, in molti si lamentano dell’indifferenza dell’Amministrazione comunale rispetto a un problema segnalato anche in Consiglio comunale e liquidato senza appello (leggi qui l’articolo); nessun impegno a cercare di fare qualcosa, nessuna attenzione verso le richieste dei cittadini, magari sollecitando Astral o Adr a soluzioni alternative.
Di contro, c’è il lento morire di un quadrante che, con almeno due anni di lavori davanti, rischia davvero – se non di esplodere – certamente di implodere.