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È ambientato a Formia “Figli dello stesso fango”, il romanzo d’esordio di Daniele Amitrano

7 novembre 2018 | 14:01
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È ambientato a Formia “Figli dello stesso fango”, il romanzo d’esordio di Daniele Amitrano

Ambientato a Formia, l’esordio di Amitrano si muove su 2 filoni temporali: il presente, da una parte, e la fine degli anni “90, dall’altra.

Formia – “E’ morto! Lo hanno trovato a terra nella stazione di Formia. Overdose di eroina.” Sono queste le prime battute, lapidarie, che segnano l’inizio di “Figli dello stesso fango”, l’esordio letterario di Daniele Amitrano – classe “82 – nato a Formia ma residente a Minturno.

Pubblicato da 13Lab Editore nel 2017- e disponibile anche presso la libreria del Centro Commerciale Itaca- , “Figli dello stesso fango” ha due peculiarità: la prima è l’ambientazione, perché l’autore ha scelto come “set” proprio la sua terra, la sua Formia; la seconda è che il romanzo si muove su due filoni temporali: i flashback di Andrea, il protagonista, infatti, ci “regalano” uno spaccato di realtà tipico della fine degli anni “90 e un presente, in quella terra natia, caratterizzato dalle sue indagini personali, che, in realtà, sottolinea come al sud – Andrea anni prima si è trasferito a Milano, dove fa il giornalista – il tempo scorre più denso, lento. Cambiamenti? Quasi mai…

Un giallo che si divide tra la dolcezza dei primi amori e la drammaticità della droga, che ti porta via tutto, tutto quello che sei, ma di cui non ti accorgi finché non ci sei dentro fino al collo, troppo preso com’eri dai tuoi falsi miti, dalla ricerca di una via d’uscita da un mondo provinciale, da una scalata sociale che ti sembra la soluzione a tutti i tuoi problemi e che, invece, rischierà di firmare la tua stessa “condanna”.

Un giallo con un finale tutto da scoprire, in grado di ribaltare tutte le convinzioni dei lettori.

Di seguito riportiamo la trama del romanzo e una breve biografia dell’autore:

Una telefonata misteriosa annuncia ad Andrea una morte di overdose. Lui, un giovane e affermato giornalista residente a Milano, decide di tornare nel suo paese dopo circa dieci anni. Il ritorno nella casa dove ha vissuto la sua adolescenza lo fa affondare nell’oscurità del tempo passato e rivivere eventi quasi del tutto dimenticati. Nel suo flashback ripercorre varie tappe: il dramma della malattia del fratello, affetto da schizofrenia; la ricerca di una via d’uscita dalla monotonia della piccola realtà di provincia e il fascino dei ragazzi più grandi che appaiono imbattibili; la ricerca del prestigio sociale attraverso falsi miti generazionali, come la droga e la violenza; le leggi non scritte del branco. È un periodo di ribellione e di assoluta sete di libertà che induce il protagonista e i suoi amici a un escalation di eventi che li condurrà sull’orlo del baratro. Quando Andrea scopre l’identità del defunto, inizia la sua personalissima indagine. Incontrando gli amici d’infanzia, il giornalista scopre che la droga è sempre il filo conduttore degli eventi ma non è la sola protagonista che porterà all’epilogo inaspettato e drammatico.

Daniele Amitrano nasce a Formia (LT) il 14 febbraio 1982.

Ha conseguito due lauree: la prima in Scienze Organizzative e Gestionali e la seconda in Scienze Politiche. Ha pubblicato due raccolte di poesie tra il 2005 e il 2007 e ha vinto tre premi letterari nazionali con componimenti singoli. “Figli dello stesso fango” (13Lab Editore, 2016) è il suo romanzo d’esordio. “La bambina che urlava nel silenzio. Un’indagine dell’ispettore Lorenzi” e’ il suo secondo romanzo (13Lab Editore, 2018).

(Il Faro on line)