Accesso agli atti in Regione, Consorzio e Ministero per sapere a che punto è la questione delle idrovore
Fiumicino – Sono terminati i lavori di costruzione e raccordo della ormai famosa “strada argine”, ossia quella necessaria a mettere in sicurezza l’abitato di Isola Sacra da possibili esondazioni.
Un’opera voluta dall’Autorità di Bacino del Fiume Tevere con l’obiettivo di “deperimetrare” la zona rossa considerata a rischio morte (R4, in gergo tecnico). Nello specifico parliamo del vincolo esondazione del fiume Tevere, imposto per tutelare la vita delle migliaia di persone che abitano il comprensorio.
Un “parto” complicato, visto che i lavori sono prima iniziati, poi si sono fermati per non meglio precisati problemi tecnici, poi dopo le elezioni sono ripartiti e adesso sembrano essere arivati a compimento, almeno la parte strutturale.
Disattesa, per la verità, la promessa che a metà dei lavori sarebbe iniziata la procedura di deperimetrazione; ma tant’è. Negli ultimi giorni, una delegazione composta da esponenti di spicco dell’Amninistrazione comunale, tecnici e dirigenti sia dell’Ardis sia dell’Autorità di Bacino del Fiume Tevere, si sono incontrati in Regione proprio per affrontare la questione Fiumicinio.
Di “questione” si tratta, sia perché collegato alla messa in sicurezza c’è il discorso delle tasse gravanti sui terreni considerati edificabili da Prg ma stoppati dai vincoli, sia perché la strada argine è solo una parte delle opere necessarie a mettere davvero in sicurezza il territorio.
L’altra parte è costituita dall’implementazione di idrovore all’Isola sacra, capaci di contenere la furia dei canali ove mai si presentasse un problema di alluvione, cioè di precipitazioni atmosferiche fuori controllo. Su questo, però, non si hanno notizia certe.
Per questo, il Comitato Spontaneo Isola sacra, per mezzo dell’avvocato Carmine Laurenzano, ha proposto accesso agli atti presso la Regione Lazio, il Consorzio di Bonifica e anche al Ministero dell’Ambiente (nei cui capitoli di spesa ci dovrebbero essere i fondi per la realizzazione del progetto) al fine di ottenere risposte certe sulla messa in sicurezza definitiva dell’intero quadrante.
Una necessità ancor più impellente, visti i lavori in corso sia per il nuovo Ponte della Scafa sia per l’abbattimento e la ricostruzione del viadotto dell’Aeroporto, uniche vie di fuga in caso di calamità.
A proposito di quest’ultima esigenza, va sottolineata un’intervista alla Rai fatta da un dirigente dell’Autorità di Bacino, che ha specificato come in caso di piena, il Tevere esonderebbe all’altezza di Ponte Milvio, nel cuore di Roma”. Questo ragionamento fa sì che, seguendo le planimetrie del territorio, l’eventuale piena andrebbe a “morire” nella zona della Magliana, lasciando Fiumicino sostanzialmente fuori dalla criticità maggiore. Ipotesi, fino ad oggi, che potrebbero trovare riscontro in alcuni ricorsi al Tar attualmente al vaglio della giustizia amministrativa.