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È ambientato anche a San Felice Circeo “Tutto su mio padre”, l’ultimo romanzo di Sylvia Kant

22 novembre 2018 | 18:42
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È ambientato anche a San Felice Circeo “Tutto su mio padre”, l’ultimo romanzo di Sylvia Kant

L’autrice: “Tra San Felice, Sabaudia e Terracina, da piccola, ho passato gran parte delle mie vacanze estive, un po’ in campeggio, un po’ ospite di amici.”

San Felice Circeo – È ambientato in parte a San Felice Circeo “Tutto su mio padre” il romanzo- denuncia firmato da Sylvia Kant e pubblicato lo scorso 7 agosto da Newton Compton.

Una storia che, dalla prima all’ultima riga, tratteggia con estrema lucidità eppure con altrettanta delicatezza una delle problematiche più spinose della nostra odierna società: il divorzio, i figli – più o meno ignari – usati come “pedine” in mano a genitori vendicativi e rancorosi, i tempi lenti della burocrazia e, ancora, le soluzioni degli avvocati che, spesso e volentieri, si trasformano in chimere.

E, da qui, la domanda atroce di cui si fa portavoce Sandro Ferretti, il protagonista: come può un minore crescere sano e forte, prepararsi a diventare quello che davvero vuol essere, in clima così precario, così ostile?

Ma non solo. Attraverso Sandro scopriamo anche l’altro lato del dramma, quello forse, più sottovalutato: quello di un padre che, una volta divorziato, non riesce quasi più a trovare le condizioni per stare con sua figlia, per educarla, conoscerla, rimproverarla.

Ma perché ambientarlo, almeno in parte, proprio a San Felice Circeo?

Per due ragioni – racconta l’autrice.-  Da una parte, uno dei padri di cui ho raccolto la testimonianza, e che ha vissuto peripezie simili a quelle del protagonista, è originario della zona, dall’altra è che sono decenni che manco da questo posto meraviglioso, che mi è sempre rimasto nel cuore.

Tra San Felice, Sabaudia e Terracina, da piccola e fino ai tredici anni, infatti, ho passato gran parte delle mie vacanze estive, un po’ in campeggio, un po’ ospite di amici. Rammento ancora lo splendido borgo, la sua piazzetta e il ristorante dove mio padre, da piccina (ero veramente molto piccola), portava me e la mia famiglia a mangiare dell’ottimo pesce.

Per me, che venivo da mesi di smog, caos, rumore e cemento, era una vera festa ritrovare il verde, l’aria pulita, nonché gli amici estivi che venivano un po’ da ogni dove (i miei, in particolare, arrivavano ogni estate da  Frosinone e dai Castelli Romani). Immergermi completamente nella natura del Parco Nazionale del Circeo era come iniziare un’avventura che, durante l’anno, potevo soltanto immaginare sfogliando qualche libro. Vedere dal vivo cinghiali, daini, rane, aironi e i miei amati serpenti, era un sogno a occhi aperti, così come poter nuotare in mezzo ai pesci nell’acqua cristallina del litorale.

Immagino – conclude Sylvia – che molte cose siano cambiate dagli anni settanta, ma sono più che certa che la bellezza di San Felice sia rimasta la stessa e, prima o poi, riuscirò a tornare e a portare con me mio marito, che mi sente sempre decantare questi mitici territori.”

Di seguito riportiamo la trama del romanzo:

Sandro e Maura sono sposati da circa dieci anni, ma non possono certo definirsi due santi. Tradimenti, differenze sociali e incomprensioni di una storia nata già sbagliata mettono in crisi il loro matrimonio. Solo l’affetto per la figlia Eva è forte e profondo. Ma persino questo sentimento, l’unico per cui riuscire a trovare il modo di non fare della separazione un sanguinoso campo di battaglia diventa, invece, la miccia, il pretesto, il luogo dell’odio che totalizza e tutto spazza via. Una vicenda familiare feroce e appassionante, una guerra in nome dell’amore dove il verbo amare viene coniugato solo all’imperfetto del tempo sprecato e del futuro perduto.