Papa Francesco: “Né armi o rivolte, il regno di Dio si realizza con l’amore”

25 novembre 2018 | 12:12
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Papa Francesco: “Né armi o rivolte, il regno di Dio si realizza con l’amore”

Il Pontefice: “La storia insegna che i regni fondati sul potere delle armi e sulla prevaricazione sono fragili e prima o poi crollano. Ma il regno di Dio è fondato sul suo amore e si radica nei cuori, conferendo a chi lo accoglie pace, libertà e pienezza di vita”

Città del Vaticano – “Al di sopra del potere politico ce n’è un altro molto più grande, che non si consegue con mezzi umani. Lui è venuto sulla terra per esercitare questo potere, che è l’amore, rendendo testimonianza alla verità“; una verità “divina che in definitiva è il messaggio essenziale del Vangelo: ‘Dio è amore’“.

Così Papa Francesco, durante la preghiera dell’Angelus domenicale, commenta la solennità di Cristo Re dell’universo che la Chiesa celebra oggi. Una festa, fa notare il Pontefice, “posta al termine dell’anno liturgico” per ricordare “che la vita del creato non avanza a caso, ma procede verso una meta finale”, ovvero “la manifestazione definitiva di Cristo, Signore della storia”.

Ai tanti pellegrini che affollano piazza San Pietro nonostante la pioggia battente, Bergoglio fa notare come “l’odierno brano evangelico (cfr. Gv 18,33b-37)” parli di questo regno “raccontando la situazione umiliante in cui si è trovato Gesù dopo essere stato arrestato nel Getsemani”.

Cristo viene “legato, insultato, accusato e condotto dinanzi al procuratore romano, come uno che attenta al potere politico, a diventare il re dei giudei”. Pilato gli chiede per ben due volte se Egli sia un re. “È evidente da tutta la sua vita – sottolinea Francesco – che Gesù non ha ambizioni politiche”.

Mentre i grandi della Terra si costruiscono “troni” per il proprio potere, Dio sceglie un trono scomodo, la croce, dal quale regnare dando la vita.

— Papa Francesco (@Pontifex_it) 25 novembre 2018

Cristo ha un altro concetto di regno, che non si realizza “con la rivolta, la violenza e la forza delle armi”. Rispondendo a Pilato, “gli fa notare che i suoi discepoli non hanno combattuto per difenderlo”. In altre parole:

Gesù vuole far capire che al di sopra del potere politico ce n’è un altro molto più grande, che non si consegue con mezzi umani. Lui è venuto sulla terra per esercitare questo potere, che è l’amore, rendendo testimonianza alla verità. Si tratta della verità divina che in definitiva è il messaggio essenziale del Vangelo: ‘Dio è amore’ e vuole stabilire nel mondo il suo regno di amore, di giustizia e di pace.

Ecco il regno, aggiunge il Papa, “di cui Gesù è il re, e che si estende fino alla fine dei tempi”. “La storia insegna che i regni fondati sul potere delle armi e sulla prevaricazione sono fragili e prima o poi crollano – prosegue il Pontefice -. Ma il regno di Dio è fondato sul suo amore e si radica nei cuori, conferendo a chi lo accoglie pace, libertà e pienezza di vita”.

Gesù oggi ci chiede di lasciare che Lui diventi il nostro re“, “che con la sua parola, il suo esempio e la sua vita immolata sulla croce ci ha salvato dalla morte, indica la strada all’uomo smarrito, dà luce nuova alla nostra esistenza segnata dal dubbio, dalla paura e dalle prove di ogni giorno“, prosegue il Papa.

E conclude: “Non dobbiamo dimenticare che il regno di Gesù non è di questo mondo. Egli potrà dare un senso nuovo alla nostra vita, a volte messa a dura prova anche dai nostri sbagli e dai nostri peccati, soltanto a condizione che noi non seguiamo le logiche del mondo e dei suoi ‘re’“.

Dopo la preghiera dell’Angelus, il pensiero del Santo Padre va all’Ucraina, che ieri”ha commemorato l’anniversario dell’Holodomor, terribile carestia provocata dal regime sovietico che causò milioni di vittime”.

“L’immane ferita del passato – ammonisce il Papa – sia un appello per tutti perché tali tragedie non si ripetano mai più. Preghiamo per quel caro Paese e per la pace tanto desiderata”.

Infine, dopo aver salutato i pellegrini, il tradizionale “arrivederci”: “Auguro a tutti una buona domenica. E per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo”.

(Il Faro online)