Il Papa: “Una fede che domanda è una fede autentica”
Il Pontefice: “La preghiera di domanda è autentica, è spontanea, è un atto di fede in Dio che è il Padre, che è buono, che è onnipotente”
Città del Vaticano – “Nessuno di noi è tenuto ad abbracciare la teoria che qualcuno in passato ha avanzato, che cioè la preghiera di domanda sia una forma debole della fede, mentre la preghiera più autentica sarebbe la lode pura, quella che cerca Dio senza il peso di alcuna richiesta. No, questo non è vero“.
Papa Francesco prosegue il ciclo di catechesi dedicato al “Padre nostro” iniziato la scorsa settimana (leggi qui). Nell’Aula Paolo VI, gremita di fedeli provenienti da ogni parte del mondo, il Pontefice fa notare che “la preghiera di domanda è autentica, è spontanea, è un atto di fede in Dio che è il Padre, che è buono, che è onnipotente”.
E aggiunge: “È un atto di fede in me, che sono piccolo, peccatore, bisognoso. E per questo la preghiera, per chiedere qualcosa, è molto nobile”.
Una preghiera audace
Secondo Bergoglio, il “Padre nostro” è una preghiera “audace”. E spiega: “Dico audace perché, se non l’avesse suggerita il Cristo, probabilmente nessuno di noi – anzi, nessuno dei teologi più famosi – oserebbe pregare Dio in questa maniera“.
“Gesù infatti invita i suoi discepoli ad avvicinarsi a Dio e a rivolgergli con confidenza alcune richieste: anzitutto riguardo a Lui e poi riguardo a noi”.
“Non ci sono preamboli”, sottolinea il Pontefice: “Gesù non insegna formule per ‘ingraziarsi’ il Signore, anzi, invita a pregarlo facendo cadere le barriere della soggezione e della paura”. Dice di rivolgersi a Dio chiamandolo “semplicemente ‘Padre’, come i bambini si rivolgono al papà. E questa parola “Padre”, esprime la confidenza e la fiducia filiale”.
La preghiera del “Padre nostro” affonda le sue radici nella realtà concreta dell’uomo. Ad esempio, ci fa chiedere il pane, il pane quotidiano: richiesta semplice ma essenziale, che dice che la fede non è una questione “decorativa”, staccata dalla vita, che interviene quando sono stati soddisfatti tutti gli altri bisogni. Semmai la preghiera comincia con la vita stessa. La preghiera – ci insegna Gesù – non inizia nell’esistenza umana dopo che lo stomaco è pieno: piuttosto si annida dovunque c’è un uomo, un qualsiasi uomo che ha fame, che piange, che lotta, che soffre e si domanda “perché”. La nostra prima preghiera, in un certo senso, è stato il vagito che ha accompagnato il primo respiro. In quel pianto di neonato si annunciava il destino di tutta la nostra vita: la nostra continua fame, la nostra continua sete, la nostra ricerca di felicità.
Un grido che sale al cielo
Nella preghiera, prosegue il Papa, “Gesù non vuole spegnere l’umano, non lo vuole anestetizzare“, “non vuole che smorziamo le domande e le richieste imparando a sopportare tutto”. Al contrario, “vuole che ogni sofferenza, ogni inquietudine, si slanci verso il cielo e diventi dialogo“. “Avere fede, diceva una persona, è un’abitudine al grido”, aggiunge Bergoglio.
Per il Santo Padre, tutti i credenti dovrebbero essere come il Bartimeo del Vangelo (cfr Mc 10,46-52), “quell’uomo cieco che mendicava alle porte di Gerico. Intorno a sé aveva tanta brava gente che gli intimava di tacere”, di “stare zitto” per “non disturbare il Maestro”.
“Ma lui, non ascoltava quei consigli: con santa insistenza, pretendeva che la sua misera condizione potesse finalmente incontrare Gesù. E gridava più forte perché voleva vedere, voleva essere guarito”, fa notare Francesco.
Gesù gli ridona la vista, e gli dice: “La tua fede ti ha salvato”, quasi a spiegare che la cosa decisiva per la sua guarigione è stata quella preghiera, quella invocazione gridata con fede, più forte del “buonsenso” di tanta gente che voleva farlo tacere. La preghiera non solo precede la salvezza, ma in qualche modo la contiene già, perché libera dalla disperazione di chi non crede a una via d’uscita da tante situazioni insopportabili.
I credenti sentono anche il bisogno di lodare Dio, aggiunge Bergoglio, ricordando come i primi cristiani avevano “perfino sentito l’esigenza di aggiungere al testo del ‘Padre nostro’ una dossologia: ‘Perché tua è la potenza e la gloria nei secoli’“.
Una fede autentica
Infine, un monito: “La preghiera di domanda è autentica, è spontanea, è un atto di fede in Dio che è il Padre, che è buono, che è onnipotente”
Nessuno di noi è tenuto ad abbracciare la teoria che qualcuno in passato ha avanzato, che cioè la preghiera di domanda sia una forma debole della fede, mentre la preghiera più autentica sarebbe la lode pura, quella che cerca Dio senza il peso di alcuna richiesta. No, questo non è vero.
In altre parole, “è un atto di fede in me, che sono piccolo, peccatore, bisognoso. E per questo la preghiera, per chiedere qualcosa, è molto nobile”.
“Dio è il Padre che ha un’immensa compassione di noi, e vuole che i suoi figli gli parlino senza paura, direttamente chiamandolo ‘Padre’ o nelle difficoltà dicendo: ‘Ma Signore, cosa mi hai fatto?’“, dice il Papa.
“Per questo gli possiamo raccontare tutto, anche le cose che nella nostra vita rimangono distorte e incomprensibili. E ci ha promesso che sarebbe stato con noi per sempre, fino all’ultimo dei giorni che passeremo su questa terra – conclude -. Preghiamo cominciando così, semplicemente: ‘Padre’ o ‘Papà’. E Lui ci capisce“.
(Il Faro online) – Foto © Vatican Media