Jova Beach Party, insorgono gli ambientalisti: “Biglietti già in vendita, ma non ci sono le autorizzazioni”
Il Comitato No Party alla Palude: “Spostare altrove il concerto. La duna è zona protetta. La biodiversità va rispettata”.
Ladispoli – Al Monumento Naturale Palude di Torre Flavia, scrigno di biodiversità situato nel territorio compreso tra Ladispoli e Cerveteri, sono già evidenti gli effetti devastanti del Jova Beach Party, il concerto estivo di Jovanotti in programma sulla spiaggia protetta di Ladispoli al quale si stima possano partecipare oltre 30 mila persone. L’allarme arriva dal Comitato spontaneo “No party alla Palude” di cui fanno parte: cittadini, associazioni, ambientalisti e ricercatori vicini al territorio.
“Con la rimozione in questi giorni delle recinzioni poste a salvaguardia e conservazione dei siti di nidificazione del Fratino, ‘specie di interesse comunitario’ tutelata dalla Direttiva 79/409/Cee ‘Uccelli selvatici’, si è consumato lo ‘sfratto esecutivo’ degli animali che vivono nella duna, il cui periodo riproduttivo arriva oltre il mese d’agosto – si legge nel comunicato diffuso dal Comitato -. Malgrado risulti la mancanza di autorizzazioni per la realizzazione dell’evento, i biglietti sono già in vendita e la decisione di togliere le protezioni ai nidi può considerarsi il primo passo verso un disastro ambientale irreversibile qualora venisse confermata la tappa del tour di Lorenzo Cherubini“.
“Nell’area è presente un’oasi protetta e Zona di protezione speciale (Zps) ai sensi della citata Direttiva 79/409/Cee ‘Uccelli’, nonché Sito di importanza comunitaria (‘Secche di Torre Flavia’, Sic IT6000009), ai sensi della Direttiva 92/43/Cee ‘Habitat’, per la presenza di praterie di Posidonia oceanica (Regione Lazio, 2004) e delle dune. Il Monumento inoltre è inserito nella Scheda Natura 2000 (v. (Regione Lazio, 2004) con riferimento ai tipi di habitat presenti: ‘Torre Flavia’ e ‘Pascoli inondati mediterranei'(Juncetalia maritimi)”.
La Direttiva 79/409/Cee è il primo atto normativo adottato dalla Comunità Europea in materia di conservazione della natura attraverso cui si istituisce un regime generale per la protezione delle specie di uccelli selvatici, articolato su diverse componenti distinte ma collegate. La prima prevede la conservazione degli habitat e l’obbligo di designare zone di protezione speciali per gli uccelli migratori e per altre specie di uccelli selvatici vulnerabili; la seconda, invece, consiste nel divieto di svolgimento di una serie di attività, quali “la deliberata distruzione dei nidi (…) che minacciano direttamente l’esistenza di alcune specie di uccelli”. Parallelamente, la Direttiva “Habitat” istituisce un regime generale per la protezione di una serie di specie animali e vegetali e di numerosi habitat, prevedendo la creazione di una rete di siti protetti denominata “Natura 2000”, che comprende le zone di protezione speciale designate ai sensi della Direttiva “Uccelli selvatici”.
“La Palude è un ambiente complesso che richiede il coinvolgimento di vari enti per il rilascio dei permessi, indipendentemente dalla mera idoneità comunale in materia di demanio marittimo: la Regione Lazio, il Servizio Aree Protette della Città Metropolitana di Roma Capitale e, in funzione di controllo, il Ministero dell’Ambiente – prosegue il testo -. La protezione delle Aree protette prevede, in particolare, ‘la valutazione preliminare dei piani e dei progetti potenzialmente dannosi, la possibilità di autorizzare tali piani e progetti solo per motivi imperativi di rilevante interesse compensative in caso di danno’. La stessa Direttiva inoltre vieta il deterioramento dei siti di riproduzione e delle aree di riposo di alcune specie di animali. Possono essere autorizzate alcune deroghe, che tuttavia sono soggette al rispetto di rigorose condizioni”.
“Sulla base di questo – sottolineano i membri del Comitato – non tranquillizzano affatto né la dichiarazione del Comune di Ladispoli di voler prestare massima attenzione all’area del Monumento Naturale della Palude che a scopo precauzionale verrà resa completamente inaccessibile per l’occasione, né le vaghe dichiarazioni del cantante”.
“Siamo tutti in attesa di prendere visione di un progetto – mai presentato – chiaro ed esaustivo del Jova Beach Party. Questo dovrebbe essere l’atto fondamentale e propedeutico alla valutazione d’incidenza ambientale per tutte le specie ed habitat tutelate dalla Direttiva 79/409/Cee, requisito imprescindibile affinché possa valutarsi il reale impatto del concerto sul fragile ecosistema della zona. Infine, vista la presenza in spiaggia di Torre Flavia, che s’innalza di epoca romana, il progetto dovrebbe anche ricevere il parere da parte della Soprintendenza per l’Archeologia, Belle Arti e Paesaggio“, aggiungono.
“Auspichiamo che il sindaco di Ladispoli, Alessandro Grando, e tutta l’Amministrazione comunale sappiano compiere atti giusti e responsabili e scegliere una diversa localizzazione del concerto senza ostinarsi nel perseguire una decisione scriteriata che sicuramente comporterà danni non solo economici – evidenziano gli ambientalisti-, ma anche l’inevitabile distruzione ambientale della preziosa area dovrà poi essere risarcita. Già con la sola rimozione delle recinzioni si sono ottenuti due risultati negativi: il Fratino senza la protezione dei nidi probabilmente non tornerà a nidificare; la duna sarà danneggiata dal calpestio di decine di migliaia di persone, nonostante sia una barriera naturale contro il dissesto idrogeologico e l’erosione, quindi un habitat da conservare”.
“Se Jovanotti è davvero amante della Natura, il vero contributo che potrà fornire alla causa ambientalista è cambiare location a questo evento che da festa potrebbe trasformarsi in tragedia (ambientale)”, concludono.
(Il Faro Online)