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Papa Francesco: “Senza giovani la buona politica non ha futuro”

18 dicembre 2018 | 15:37
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Papa Francesco: “Senza giovani la buona politica non ha futuro”

Messaggio per la 52ma Giornata Mondiale della Pace, il Pontefice: “La pace è frutto di un grande progetto politico che si fonda sulla responsabilità reciproca e sull’interdipendenza degli esseri umani”

Città del Vaticano – “Quando l’esercizio del potere politico mira unicamente a salvaguardare gli interessi di taluni individui privilegiati, l’avvenire è compromesso e i giovani possono essere tentati dalla sfiducia, perché condannati a restare ai margini della società, senza possibilità di partecipare a un progetto per il futuro”.

E’ quanto scrive Papa Francesco nel suo messaggio per la 52ma Giornata Mondiale della Pace, che la Chiesa celebra ogni anno il 1 gennaio, giorno in cui ricorre la Solennità di Maria Madre di Dio.

Il testo, intitolato “La buona politica è al servizio della pace”, è suddiviso in sette punti, all’interno dei quali il Pontefice analizza vizi e virtù degli uomini di potere di oggi, toccando diversi argomenti, dai migranti alla cura del creato, passando per i diritti umani.

Il filo rosso che unisce tutti i punti del messaggio, che reca in calce la data dell’otto dicembre, è un continuo invito (rivolto non solo ai politici, ma a tutti gli uomini di buona volontà) ad impegnarsi per realizzare un mondo senza guerre, che rifiuta la strategia del terrore e della paura.

Secondo il Papa, “la politica è un veicolo fondamentale per costruire la cittadinanza e le opere dell’uomo, ma quando, da coloro che la esercitano, non è vissuta come servizio alla collettività umana, può diventare strumento di oppressione, di emarginazione e persino di distruzione”.

Al contrario, “quando si traduce, in concreto, nell’incoraggiamento dei giovani talenti e delle vocazioni che chiedono di realizzarsi, la pace si diffonde nelle coscienze e sui volti“.

In tal modo “diventa una fiducia dinamica, che vuol dire ‘io mi fido di te e credo con te’ nella possibilità di lavorare insieme per il bene comune. La politica è per la pace se si esprime, dunque, nel riconoscimento dei carismi e delle capacità di ogni persona“, aggiunge.  Per il Pontefice, infatti, “ognuno può apportare la propria pietra alla costruzione della casa comune”.

La sfida della buona politica

“La pace è simile alla speranza di cui parla il poeta Charles Péguy; è come un fiore fragile che cerca di sbocciare in mezzo alle pietre della violenza”, scrive Francesco, facendo notare come “la ricerca del potere ad ogni costo porta ad abusi e ingiustizie“.

La politica è un veicolo fondamentale per costruire la cittadinanza e le opere dell’uomo, ma quando, da coloro che la esercitano, non è vissuta come servizio alla collettività umana, può diventare strumento di oppressione, di emarginazione e persino di distruzione.

La funzione e la responsabilità politica, ammonisce il Papa, “costituiscono una sfida permanente per tutti coloro che ricevono il mandato di servire il proprio Paese, di proteggere quanti vi abitano e di lavorare per porre le condizioni di un avvenire degno e giusto. Se attuata nel rispetto fondamentale della vita, della libertà e della dignità delle persone, la politica può diventare veramente una forma eminente di carità“.

Vizi e virtù della politica

Cita poi Benedetto XVI, ricordando che “l’azione dell’uomo sulla terra, quando è ispirata e sostenuta dalla carità, contribuisce all’edificazione di quella universale città di Dio verso cui avanza la storia della famiglia umana”.

Un programma, aggiunge Francesco, “nel quale si possono ritrovare tutti i politici, di qualunque appartenenza culturale o religiosa che, insieme, desiderano operare per il bene della famiglia umana, praticando quelle virtù umane che soggiacciono al buon agire politico: la giustizia, l’equità, il rispetto reciproco, la sincerità, l’onestà, la fedeltà“. Riporta poi “beatitudini del politico”, proposte dal cardinale vietnamita François-Xavier Nguyễn Vãn Thuận, morto nel 2002

Beato il politico che ha un’alta consapevolezza e una profonda coscienza del suo ruolo.
Beato il politico la cui persona rispecchia la credibilità.
Beato il politico che lavora per il bene comune e non per il proprio interesse.
Beato il politico che si mantiene fedelmente coerente.
Beato il politico che realizza l’unità.
Beato il politico che è impegnato nella realizzazione di un cambiamento radicale.
Beato il politico che sa ascoltare.
Beato il politico che non ha paura.

In questa prospettiva, “ogni rinnovo delle funzioni elettive, ogni scadenza elettorale, ogni tappa della vita pubblica costituisce un’occasione per tornare alla fonte e ai riferimenti che ispirano la giustizia e il diritto“.

Ne siamo certi: la buona politica è al servizio della pace; essa rispetta e promuove i diritti umani fondamentali, che sono ugualmente doveri reciproci, affinché tra le generazioni presenti e quelle future si tessa un legame di fiducia e di riconoscenza.

Ma accanto alle virtù, “anche nella politica non mancano i vizi, dovuti sia ad inettitudine personale sia a storture nell’ambiente e nelle istituzioni”.

Vizi, secondo il Pontefice, che “tolgono credibilità ai sistemi entro i quali essa si svolge, così come all’autorevolezza, alle decisioni e all’azione delle persone che vi si dedicano”.

Questi vizi, che indeboliscono l’ideale di un’autentica democrazia, sono la vergogna della vita pubblica e mettono in pericolo la pace sociale: la corruzione – nelle sue molteplici forme di appropriazione indebita dei beni pubblici o di strumentalizzazione delle persone –, la negazione del diritto, il non rispetto delle regole comunitarie, l’arricchimento illegale, la giustificazione del potere mediante la forza o col pretesto arbitrario della “ragion di Stato”, la tendenza a perpetuarsi nel potere, la xenofobia e il razzismo, il rifiuto di prendersi cura della Terra, lo sfruttamento illimitato delle risorse naturali in ragione del profitto immediato, il disprezzo di coloro che sono stati costretti all’esilio.

Da qui l’appello a promuovere la partecipazione dei giovani e la fiducia nell’altro, poiché “oggi più che mai, le nostre società necessitano di ‘artigiani della pace’ che possano essere messaggeri e testimoni autentici di Dio Padre che vuole il bene e la felicità della famiglia umana“.

No alla guerra e alla strategia della paura

A cento anni dal termine del primo conflitto mondiale, il pensiero del Papa va ai “giovani caduti durante quei combattimenti e le popolazioni civili dilaniate”, sottolineando come “oggi più di ieri conosciamo il terribile insegnamento delle guerre fratricide, cioè che la pace non può mai ridursi al solo equilibrio delle forze e della paura. Tenere l’altro sotto minaccia vuol dire ridurlo allo stato di oggetto e negarne la dignità“.

È la ragione per la quale riaffermiamo che l’escalation in termini di intimidazione, così come la proliferazione incontrollata delle armi sono contrarie alla morale e alla ricerca di una vera concordia. Il terrore esercitato sulle persone più vulnerabili contribuisce all’esilio di intere popolazioni nella ricerca di una terra di pace.

Non sono sostenibili i discorsi politici che tendono ad accusare i migranti di tutti i mali e a privare i poveri della speranza”, tuona il Papa.

Va invece ribadito che la pace si basa sul rispetto di ogni persona, qualunque sia la sua storia, sul rispetto del diritto e del bene comune, del creato che ci è stato affidato e della ricchezza morale trasmessa dalle generazioni passate”, aggiunge Francesco.

Poi, un pensiero per i “bambini che vivono nelle attuali zone di conflitto, e a tutti coloro che si impegnano affinché le loro vite e i loro diritti siano protetti. Nel mondo, un bambino su sei è colpito dalla violenza della guerra o dalle sue conseguenze, quando non è arruolato per diventare egli stesso soldato o ostaggio dei gruppi armati. La testimonianza di quanti si adoperano per difendere la dignità e il rispetto dei bambini è quanto mai preziosa per il futuro dell’umanità”.

Un grande progetto di pace

Francesco ricorda infine il settantesimo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, adottata all’indomani della seconda guerra mondiale.

Cita la “Pacem in terris” di Giovanni XXIII, aggiungendo: “La pace è frutto di un grande progetto politico che si fonda sulla responsabilità reciproca e sull’interdipendenza degli esseri umani. Ma è anche una sfida che chiede di essere accolta giorno dopo giorno”.

“La pace è una conversione del cuore e dell’anima – conclude il Papa -, ed è facile riconoscere tre dimensioni indissociabili di questa pace interiore e comunitaria”:

La pace con sé stessi, rifiutando l’intransigenza, la collera e l’impazienza e, come consigliava San Francesco di Sales, esercitando “un po’ di dolcezza verso sé stessi”, per offrire “un po’ di dolcezza agli altri”;

La pace con l’altro: il familiare, l’amico, lo straniero, il povero, il sofferente…; osando l’incontro e ascoltando il messaggio che porta con sé;

La pace con il creato, riscoprendo la grandezza del dono di Dio e la parte di responsabilità che spetta a ciascuno di noi, come abitante del mondo, cittadino e attore dell’avvenire.

(Il Faro online)