Papa Francesco: “La Chiesa sia la famiglia di chi a Natale è lontano da casa”

23 dicembre 2018 | 13:17
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Papa Francesco: “La Chiesa sia la famiglia di chi a Natale è lontano da casa”

Il Pontefice: “La carità autentica è sempre frutto dell’amore di Dio”. Poi la preghiera per l’Indonesia colpita da un violento tsunami: “Invito tutti ad unirsi a me nella preghiera per le vittime e i loro cari”

Città del Vaticano – “Dopodomani sarà Natale e il mio pensiero va in particolare alle famiglie, che in questi giorni si ricongiungono. Ma tante persone non hanno questa possibilità, per diversi motivi; e oggi vorrei rivolgermi in modo particolare a tutti coloro che sono lontani dalla loro famiglia e dalla loro terra“.

“Cari fratelli e sorelle, il nostro Padre celeste non vi dimentica e non vi abbandona. Se siete cristiani, vi auguro di trovare nella Chiesa una vera famiglia, dove sperimentare il calore dell’amore fraterno. E a tutti, quanti sono lontani dalla loro famiglia, cristiani e non cristiani, dico: le porte della comunità cristiana sono aperte, Gesù nasce per tutti e dona a tutti l’amore di Dio“.

E’ l’auspicio di Papa Francesco per l’imminente festività natalizie. Un augurio che arriva al termine del tradizionale Angelus domenicale, durante il quale commenta il brano evangelico odierno, ovvero l’incontro tra Elisabetta e Maria, entrambe in dolce attesa.

Un incontro che rimanda a quello fra l’uomo e Dio, che “non è all’insegna di strabilianti prodigi, ma piuttosto all’insegna della fede e della carità. Maria, infatti, è beata perché ha creduto: l’incontro con Dio è frutto della fede“.

Cita poi Zaccaria, mettendolo in contrapposizione alla Vergine Maria: lui “ha dubitato e non ha creduto, è rimasto sordo e muto. Perché? Per crescere nella fede durante il lungo silenzio: senza fede – sottolinea il Pontefice – si resta inevitabilmente sordi alla voce consolante di Dio; e si resta incapaci di pronunciare parole di consolazione e di speranza per i nostri fratelli”.

“Noi lo vediamo tutti i giorni: la gente che non ha fede o ha una fede troppo piccola – aggiunge – quando deve avvicinarsi ad una persona che soffre gli dice parole di circostanza ma non riesce ad arrivare al cuore“.

La fede, a sua volta, fa notare Bergoglio, “si alimenta nella carità. L’evangelista racconta che ‘Maria si alzò e andò in fretta’ da Elisabetta: in fretta, non in ansia, in pace. ‘Si alzò’: un gesto pieno di premura. Avrebbe potuto rimanere a casa per preparare la nascita di suo figlio, invece si preoccupa prima degli altri che di sé stessa, dimostrando nei fatti di essere già discepola di quel Signore che porta in grembo”.

L’evento della nascita di Gesù è cominciato così, con un semplice gesto di carità; del resto, la carità autentica è sempre frutto dell’amore di Dio.

Infine, un appello a tutti i credenti a vivere “un Natale estroverso, ma non disperso: al centro non ci sia il nostro ‘io’, ma il ‘Tu’ di Gesù e dei fratelli, specialmente di quelli che hanno bisogno di una mano. Allora lasceremo spazio all’Amore che, anche oggi, vuole farsi carne e venire ad abitare in mezzo a noi”.

Un’Ave Maria per l’Indonesia

Il pensiero del Papa va poi all’Indonesia, colpita da uno tsunami che ha provocato centinaia di morti e feriti.

Invito tutti ad unirsi a me nella preghiera per le vittime e i loro cari. Sono spiritualmente vicino agli sfollati e a tutte le persone provate, implorando da Dio sollievo nella loro sofferenza. Faccio appello perché non manchi a questi fratelli e sorelle la nostra solidarietà e il sostegno della Comunità Internazionale.

Poi, invita tutta la piazza, gremita da migliaia di fedeli provenienti da ogni parte del mondo, a pregare un’Ave Maria per le popolazioni colpite da queste calamità naturali. Infine, l’immancabile salute: “Vi auguro buona domenica. Non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci“.

(Il Faro online)