Sea Watch, all’Angelus l’appello del Papa all’Europa: “Siate solidali con i migranti”
Il Pontefice prega per la Sea Watch, poi gli auguri alle Chiese orientali per le feste natalizie
Città del Vaticano – “Da parecchi giorni quarantanove persone salvate nel Mare Mediterraneo sono a bordo di due navi di Ong, in cerca di un porto sicuro dove sbarcare. Rivolgo un accorato appello ai Leader europei, perché dimostrino concreta solidarietà nei confronti di queste persone“.
E’ l’appello che Papa Francesco lancia ai leader dell’Unione Europea al termine del tradizionale Angelus domenicale. Una preghiera, quella del Pontefice, affinché l’intera comunità del Vecchio Continente, e non solo l’Italia, sia solidale con i migranti salvati nelle acque del Mediterraneo e, dopo giorni, ancora senza un porto dove sbarcare. Un appello ben accolto, con un lungo applauso, dalle migliaia di fedeli che gremivano piazza San Pietro.
Prima della preghiera, il Santo Padre ribadisce quanto affermato durante l’omelia, pronunciata poco prima nella basilica vaticana, della Messa per l’Epifania (leggi qui).
L’invito del profeta Isaia a “rivestirsi di luce”, oggi, “risuona anche per noi che abbiamo celebrato il Natale di Gesù e ci incoraggia a lasciarci raggiungere dalla luce di Betlemme. Anche noi veniamo invitati a non fermarci ai segni esteriori dell’avvenimento, ma a ripartire da esso per percorrere in novità di vita il nostro cammino di uomini e di credenti”.
L’esperienza di Erode…
“La luce che il profeta Isaia aveva preannunciato, nel Vangelo è presente e incontrata”, spiega il Papa, che passa poi a spiegare come l’evangelista Matteo mostri “diversi modi con cui si può incontrare Cristo e reagire alla sua presenza”.
Erode e gli scribi di Gerusalemme hanno un cuore duro, che si ostina e rifiuta la visita di quel Bambino. Essi rappresentano quanti, anche ai nostri giorni, hanno paura della venuta di Gesù e chiudono il cuore ai fratelli e alle sorelle che hanno bisogno di aiuto. Erode ha paura di perdere il potere e non pensa al vero bene della gente, ma al proprio tornaconto personale. Gli scribi e i capi del popolo hanno paura perché non sanno guardare oltre le proprie certezze, non riuscendo così a cogliere la novità che è in Gesù.
…e quella dei magi
Ben diversa è l’esperienza dei magi. “Essi rappresentano tutti i popoli lontani dalla fede ebraica tradizionale. Eppure, si lasciano guidare dalla stella e affrontano un viaggio lungo e rischioso pur di approdare alla meta e conoscere la verità sul Messia“.
Erano aperti alla “novità”, e a loro si svela la più grande e sorprendente novità della storia: Dio fatto uomo. I Magi si prostrano davanti a Gesù e gli offrono doni simbolici: oro, incenso e mirra; perché la ricerca del Signore implica non solo la perseveranza nel cammino, ma anche la generosità del cuore.
Nel fare ritorno al loro paese, portano “dentro di sé il mistero di quel Re umile e povero; e possiamo immaginare che raccontarono a tutti l’esperienza vissuta: la salvezza offerta da Dio in Cristo è per tutti gli uomini, vicini e lontani. Non è possibile ‘impossessarsi’ di quel Bambino: Egli è un dono per tutti“.
Gli auguri alle Chiese orientali
Dopo la benedizione, il pensiero del Papa va alle Chiese orientali, cattoliche e ortodosse, che, seguendo il calendario Giuliano, “celebreranno domani il Santo Natale. Ad esse rivolgo il mio augurio cordiale e fraterno nel segno della comunione tra tutti noi cristiani, che riconosciamo Gesù come Signore e Salvatore”.
Infine, l’immancabile saluto: “A tutti voi auguro una buona festa. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!“.
(Il Faro online)