Gmg, il Papa alla Via Crucis: “Non possiamo tacere davanti alla cultura dell’abbandono e dello scarto”
Dal Campo Santa María La Antigua di Panama, il Pontefice prega per tutte quelle persone, bambini, giovani, adulti e anzaini, uomini e donne, che soffrono nell’indifferenza del mondo: “Come Maria vogliamo imparare a ‘stare’ accanto alle croci di chi ci è vicino”
Panama – “In Maria impariamo la forza per dire ‘sì’ a quelli che non hanno taciuto e non tacciono di fronte a una cultura del maltrattamento e dell’abuso, del discredito e dell’aggressione, e lavorano per offrire opportunità e condizioni di sicurezza e protezione”.
Dalla Cinta Costera di Panama, dove presiede il pio esercizio della Via Crucis con i giovani, Papa Francesco prega per tutte quelle persone che soffrono nell’indifferenza totale della società odierna. Un cammino di dolore e sofferenza, quello compiuto da Cristo verso il Calvario, “che continua ai nostri giorni“.
“Non poche volte il conformismo ci ha sconfitto e paralizzato – ammonisce il Papa -. È stato difficile riconoscerti nel fratello che soffre: abbiamo distolto lo sguardo, per non vedere; ci siamo rifugiati nel rumore, per non sentire; ci siamo tappati la bocca, per non gridare“.
Perché oggi, spiega il Papa, “paga di più” “essere amici nella vittoria e nella gloria, nel successo e nell’applauso; è più facile stare vicino a chi è considerato popolare e vincente”. E’ facile, prosegue, “cadere nella cultura del bullismo, delle molestie e dell’intimidazione!”.
Una Via Crucis che continua ancora oggi
Ma per Dio “non è così: nella croce ti sei identificato con ogni sofferenza, con tutti quelli che si sentono dimenticati”. Il Signore, prosegue il Pontefice, ha “voluto abbracciare tutti quelli che tante volte consideriamo indegni di un abbraccio, di una carezza, di una benedizione; o peggio ancora, nemmeno ci accorgiamo che ne hanno bisogno”.
Padre, oggi la Via Crucis di tuo Figlio si prolunga:
nel grido soffocato dei bambini ai quali si impedisce di nascere e di tanti altri ai quali si nega il diritto di avere un’infanzia, una famiglia, un’educazione; che non possono giocare, cantare, sognare…;
nelle donne maltrattate, sfruttate e abbandonate, spogliate e ignorate nella loro dignità;
negli occhi tristi dei giovani che si vedono strappar via le loro speranze di futuro dalla mancanza di educazione e di un lavoro degno;
nell’angoscia di giovani volti, nostri amici, che cadono nelle reti di gente senza scrupoli – tra di loro si trovano anche persone che dicono di servirti, Signore –, reti di sfruttamento, di criminalità e di abuso, che mangiano sulla vita dei giovani.
Un mondo indifferente
La Via Crucis di Gesù, prosegue il Papa, “si prolunga in tanti giovani e famiglie che, assorbite in una spirale di morte a causa della droga, dell’alcol, della prostituzione e della tratta, si trovano privati non solo del futuro ma del presente. E così come furono spartite le tue vesti, Signore, viene spartita e maltrattata la loro dignità”.
Ma anche “nei giovani coi volti accigliati che hanno perso la capacità di sognare, di creare e inventare il domani e ‘vanno in pensione’ con la pena della rassegnazione e del conformismo, una delle droghe più consumate nel nostro tempo”.
Non solo: la Via Crucis di Gesù “si prolunga nel dolore occulto e che fa indignare di quanti, invece di solidarietà, da parte di una società piena di abbondanza, trovano rifiuto, dolore e miseria, e per di più vengono indicati e trattati come portatori e responsabili di ogni male sociale“.
E ancora: “Si prolunga nella solitudine rassegnata dei vecchi abbandonati e scartati; nei popoli nativi, spogliati delle loro terre, di radici e cultura, facendo tacere e spegnendo tutta la sapienza che possono offrire; nel grido di nostra madre terra, che è ferita nelle sue viscere dall’inquinamento dell’atmosfera, dalla sterilità dei suoi campi, dalla sporcizia delle sue acque, e che si vede calpestata dal disprezzo e dal consumo impazzito al di là di ogni ragione”.
In altre parole, “si prolunga in una società che ha perso la capacità di piangere e di commuoversi di fronte al dolore“. Ancora oggi, sottolinea il Papa, “Gesù continua a farsi carico e a soffrire in tutti questi volti mentre il mondo, indifferente, consuma il dramma della propria frivolezza“.
Impariamo a “stare”
“E noi, Signore, che cosa facciamo?“, si domanda il Papa. Alle migliaia di giovani che affollano il Campo Santa María La Antigua di Panama chiede: “Come reagiamo di fronte a Gesù che soffre, cammina, emigra nel volto di tanti nostri amici, di tanti sconosciuti che abbiamo imparato a rendere invisibili?” E ancora: “Rimaniamo ai piedi della croce come Maria?”
E proprio nella Madonna, a cui è dedicata questa Giornata Mondiale della Gioventù, il Pontefice indica un modello da seguire: “Da Lei, donna forte, vogliamo imparare a rimanere in piedi accanto alla croce. Con la sua stessa decisione e il suo coraggio, senza evasioni o miraggi“.
Ella seppe accompagnare il dolore di suo Figlio, tuo Figlio; sostenerlo con lo sguardo e proteggerlo con il cuore. Dolore che soffrì, ma che non la piegò. È stata la donna forte del “sì”, che sostiene e accompagna, protegge e abbraccia. Ella è la grande custode della speranza.
Francesco sogna una “Chiesa che sostiene e accompagna, che sa dire: sono qui!, nella vita e nelle croci di tanti cristi che camminano al nostro fianco”.
Da Maria si possono imparare “a dire ‘sì’” a ciò che la società odierna ripudia: “alla resistenza forte e costante di tante madri, tanti padri, nonni, che non smettono di sostenere e accompagnare i loro figli e nipoti quando sono ‘nei guai’; alla pazienza testarda e alla creatività di quelli che non si perdono d’animo e ricominciano da capo nelle situazioni in cui sembra che tutto sia perduto, cercando di creare spazi, ambienti familiari, centri di attenzione che siano una mano tesa nella difficoltà”.
In Maria impariamo la forza per dire “sì” a quelli che non hanno taciuto e non tacciono di fronte a una cultura del maltrattamento e dell’abuso, del discredito e dell’aggressione, e lavorano per offrire opportunità e condizioni di sicurezza e protezione. In Maria impariamo ad accogliere e ospitare tutti quelli che hanno sofferto l’abbandono, che hanno dovuto lasciare o perdere la loro terra, le radici, la famiglia e il lavoro.
Come Maria, prosegue Papa Francesco, “vogliamo essere Chiesa che favorisce una cultura capace di accogliere, proteggere, promuovere e integrare; che non stigmatizzi e meno ancora generalizzi con la più assurda e irresponsabile condanna di identificare ogni migrante come portatore di male sociale”.
Da Lei vogliamo imparare a stare in piedi accanto alla croce, non con un cuore blindato e chiuso, ma con un cuore che sappia accompagnare, che conosca la tenerezza e la devozione; che sia esperto di pietà trattando con rispetto, delicatezza e comprensione. Desideriamo essere una Chiesa della memoria che rispetti e valorizzi gli anziani e rivendichi per essi un loro spazio.
In altre parole, “come Maria vogliamo imparare a ‘stare’ ai piedi delle croci“. Infine, una supplica al Signore: “Apri i nostri occhi, il nostro cuore; riscattaci dalla paralisi e dalla confusione, dalla paura e dalla disperazione. Insegnaci a dire: sono qui insieme al tuo Figlio, insieme a Maria e a tanti discepoli amati che desiderano accogliere il tuo Regno nel loro cuore”.
(Il Faro online) – Foto © Vatican Media