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Sesso, aborto e celibato: la conferenza aerea di Papa Francesco di ritorno dalla Gmg di Panama

28 gennaio 2019 | 17:11
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Sesso, aborto e celibato: la conferenza aerea di Papa Francesco di ritorno dalla Gmg di Panama

Il Pontefice: “Personalmente penso che il celibato sia un dono per la Chiesa e non sono d’accordo a permettere il celibato opzionale”

Città del Vaticano – Sesso, celibato, aborto e vita. Ma anche questioni di politica internazionale, un breve bilancio della Gmg appena trascorsa e un pensiero per i migranti. Sono questi i temi affrontati da Papa Francesco con i giornalisti a bordo del volo papale che da Panama lo ha riportato a Roma dopo la celebrazione della 34ma Giornata Mondiale della Gioventù.

Ad alta quota il Pontefice parla a ruota libera rispondendo alle domande dei reporter che lo hanno seguito nel suo viaggio in America, un continente segnato a nord da un muro che spezza la speranza di un futuro per migliaia di persone in cerca di un posto migliore dove poter crescere i loro figli, e a sud da gravi crisi – politiche e, soprattutto, umanitarie – che rischiano di sfociare in nuove guerre civili. Ed è proprio al Venezuela e ai flussi migratori che il Santo Padre dedica buona parte della conferenza aerea, durata ben 50 minuti.

Migranti: “Serve prudenza”

Sulla questione migranti, il Pontefice è tornato a ribadire il concetto di prudenza: “Il governante deve usare la prudenza, perché la prudenza è la virtù di chi governa. È una equazione difficile”.

Francesco ha citato poi il modello svedese, “che negli anni ‘70, con le dittature in America Latina ha ricevuto tanti immigrati, ma tutti sono stati integrati. Ma gli svedesi l’anno scorso hanno detto: fermatevi un po’ perché non riusciamo a finire il percorso di integrazione. E questa è la prudenza del governante”.

Per il Santo Padre, quello dell’accoglienza “è un problema di carità, di amore, di solidarietà. Ribadisco che le nazioni più generose nel ricevere sono state l’Italia e la Grecia e anche un po’ la Turchia. La Grecia è stata generosissima e anche l’Italia, tanto. È vero che si deve pensare con realismo”.

Il rimedio, secondo Bergoglio è “aiutare i Paesi da dove vengono i migranti. Vengono per fame o per guerra. Investire dove c’è la fame, l’Europa è capace di farlo e questo è un modo per aiutare a crescere quei Paesi”.

Poi ha ammonito: “Ma sempre c’è quell’immaginario collettivo che abbiamo nell’inconscio: l’Africa va sfruttata! Questo appartiene alla storia, e fa male! I migranti del Medio Oriente hanno trovato altre vie d’uscita. Il Libano è una meraviglia di generosità, ospita più di un milione di siriani. La Giordania, lo stesso. Fanno quello che possono, sperando di reintegrare. Anche la Turchia ha ricevuto qualcuno. E anche noi in Italia abbiamo accolto qualcuno. È un problema complesso sul quale si deve parlare senza pregiudizi”.

Venezuela: “Temo uno spargimento di sangue”

Per il Venezuela, colpito da una grave crisi umanitaria, il Pontefice ha espresso, ancora una volta, vicinanza e dolore: “Io appoggio in questo momento tutto il popolo del Venezuela perché sta soffrendo, quelli di una parte e dell’altra. Se io sottolineassi quello che dice questo o quel Paese, mi esprimerei su qualcosa che non conosco, sarebbe un’imprudenza pastorale da parte mia e farei danni”.

“Le parole che ho detto le ho pensate e ripensate (leggi qui). Io soffro per quello che sta accadendo in questo momento in Venezuela e per questo ho chiesto che ci sia una soluzione giusta a pacifica“, ha aggiunto il Papa.

“Quello che mi spaventa è lo spargimento di sangue – ha proseguito Bergoglio -. Il problema della violenza mi terrorizza. Per questo devo essere… non mi piace la parola ‘equilibrato’, voglio essere pastore e, se c’è bisogno di un aiuto, che di comune accordo lo chiedano”.

Sesso: “Non è un mostro”

Come in altre occasioni, il Pontefice ha sdoganato l’argomento “sesso”, chiarendo: “Credo che nelle scuole bisogna dare l’educazione sessuale. Il sesso è un dono di Dio non è un mostro. È il dono di Dio per amare e se qualcuno lo usa per guadagnare denaro o sfruttare l’altro, è un problema diverso”.

Per Bergoglio è necessario “offrire un’educazione sessuale oggettiva, come è, senza colonizzazioni ideologiche. Perché se nelle scuole si dà un’educazione sessuale imbevuta di colonizzazioni ideologiche, distruggi la persona”.

Il sesso come dono di Dio deve essere educato, non con rigidezza. Educato, da “educere”, per far emergere il meglio della persona e accompagnarla nel cammino.

Aborto: “Un gesto terribile”

Per quanto riguarda l’aborto, il Pontefice ha ribadito quanto già detto durante il Giubileo del 2016: “Il messaggio della misericordia è per tutti, anche per la persona umana che è in gestazione. Dopo questo fallimento, c’è pure misericordia. Ma una misericordia difficile, perché il problema non è dare il perdono ma accompagnare una donna che ha preso coscienza di avere abortito. Sono drammi terribili”.

“Una donna quando pensa quello che ha fatto… Bisogna essere nel confessionale, lì devi dare consolazione e per questo ho concesso a tutti i preti la facoltà di assolvere l’aborto per misericordia”, ha aggiunto il Papa.

“Io tante volte, quando piangono e hanno questa angoscia, le consiglio così: tuo figlio è in cielo, parla con lui, cantagli la ninna nanna che non hai potuto cantargli. E lì si trova una via di riconciliazione della mamma col figlio. Con Dio, la riconciliazione c’è già, Dio perdona sempre”, ha raccontato il Pontefice.

Precisando: “Ma anche lei deve elaborare quanto è accaduto. Il dramma dell’aborto, per capirlo bene, bisogna stare in un confessionale. E’ terribile”.

Celibato: “E’ un dono, la legge non cambia”

Restando in tema di sessualità, il Santo Padre blinda il celibato: “Nella Chiesa cattolica di rito orientale possono farlo, si fa l’opzione celibataria o di sposo prima del diaconato”. La sua idea è la stessa espressa da Paolo VI, che ha citato: “Per quanto riguarda il rito latino, mi viene alla mente una frase di Montini: ‘Preferisco dare la vita prima di cambiare la legge del celibato‘. Personalmente penso che il celibato sia un dono per la Chiesa e non sono d’accordo a permettere il celibato opzionale”.

Una minima possibilità esisterebbe solo “nei posti lontanissimi“, come “le isole del Pacifico, ma è qualcosa da pensare quando c’è necessità pastorale“.

“Il pastore deve pensare ai fedeli – ha sottolineato Bergoglio -. Credo che il tema debba essere aperto in questo senso per i luoghi dove c’è un problema pastorale per la mancanza dei sacerdoti. Non dico che si debba fare, non ci ho riflettuto, non ho pregato sufficientemente su questo”.

Abusi: “Un dramma di cui prenderne coscienza”

A pochi giorni dall’inizio del “Sinodo” contro la pedofilia nella Chiesa (leggi qui), in programma a febbraio, il Pontefice ha espresso nuovamente condanna per gli abusi (di qualunque genere) compiuti dai sacerdoti: “La prima cosa da fare è prenderne coscienza. All’incontro si pregherà, ci sarà qualche testimonianza, una liturgia penitenziale per chiedere perdono per tutta la Chiesa”.

“Io mi permetto di dire che ho percepito un’aspettativa un po’ gonfiata – ha confessato il Papa -. Bisogna sgonfiare le aspettative a questi punti che vi ho detto, perché il problema degli abusi continuerà, è un problema umano, dappertutto“.

Ho letto una statistica l’altro giorno. Dice: il 50 per cento dei casi è denunciato, e solo nel 5 per cento di questi c’è una condanna. Terribile. È un dramma umano di cui prendere coscienza. Anche noi, risolvendo il problema nella Chiesa, aiuteremo a risolverlo nella società e nelle famiglie, dove la vergogna fa coprire tutto. Ma prima dobbiamo prenderne coscienza.

Testimonianza: “Mi spaventano i cristiani ipocriti”

Tra le preoccupazioni di Papa Bergoglio all’interno della Chiesa c’è anche la questione della “controtestimonianza“. Il Pontefice si è detto spaventato per ” la mancanza di testimonianza dei cristiani, dei preti, dei vescovi. Se un pastore fa l’imprenditore o l’organizzatore di un piano pastorale, se non è vicino alla gente, non dà una testimonianza di pastore“.

“Il pastore deve essere con la gente, deve essere davanti al gregge per indicare il cammino. In mezzo al gregge per sentire l’odore della gente e capire che cosa sente la gente, di che cosa ha bisogno. E deve essere dietro il gregge per custodire la retroguardia“, ha spiegato.

“Ma se un pastore non vive con passione, la gente si sente abbandonata o prova un certo senso di disprezzo. Si sente orfana. Ho parlato dei pastori, ma ci sono anche i cristiani, i cattolici. Ci sono i cattolici ipocriti, che vanno a messa tutte le domeniche e non pagano la tredicesima, ti pagano in nero, sfruttano la gente. E poi vanno ai Caraibi a fare le vacanze, con lo sfruttamento della gente. Se fai questo dai una contro-testimonianza”, ha ammonito Bergoglio.

Papato, Gmg e vita

Infine, ha spiegato il ruolo che svolge il Papa durante la Gmg: “La mia missione in una Giornata della Gioventù è la missione di Pietro: confermare nella fede e questo non con mandati ‘freddi’ o precettivi, ma lasciandomi toccare il cuore e rispondendo a quello che lì accade. Mi costa pensare che qualcuno possa compiere una missione solo con la testa“.

Dico sempre ai giovani: voi quello che fate nella vita lo dovete fare camminando e con i tre linguaggi: quello della testa, quello del cuore e quello delle mani

Poi un “bilancio” del suo papato: “Non so fare un bilancio della missione. Io vado davanti al Signore a pregare, a volte mi addormento davanti al Signore, ma portando tutte queste cose che ho vissuto nella missione e gli chiedo che Lui confermi nella fede attraverso di me. Questo è come cerco di vivere la missione del Papa e come la vivo”.

Poi, un commento sul Paese che ha ospitato la Gmg: “Panama è una nazione nobile. In Europa non si vede quello che visto a Panama:  genitori che alzavano i loro bambini e ti dicevano: questa è la mia vittoria, questo è il mio orgoglio, questo è il mio futuro“.

“Nell’inverno demografico che noi stiamo vivendo in Europa – e in Italia sottozero – ci deve far pensare. Qual è il mio orgoglio? Il turismo, le vacanze, la villa, il cagnolino? O il figlio?”, ha concluso il Pontefice, ringraziando i giornalisti per il lavoro svolto.

Il rientro a Roma

Il volo papale è atterrato alle ore 11.20 all’aeroporto di Roma Ciampino. E, prima di fare ritorno in Vaticano, la tradizionale sosta per la preghiera di ringraziamento davanti all’icona della Salus Populi Romani, custodita nella basilica di Santa Maria Maggiore. Proprio alla Madonna, che il Pontefice ha definito “l’influecer di Dio” (leggi qui), era dedicata questa Giornata Mondiale della Gioventù. La prossima, in programma nel 2022, si svolgerà a Lisbona (leggi qui).

On returning from his journey to Panama for World Youth Day, Pope Francis went to the Basilica of Saint Mary Major to pray. #WYD2019pic.twitter.com/UsLSJoxBR7

— Alessandro Gisotti (@AGisotti) 28 gennaio 2019

(Il Faro online) – Foto © Vatican Media