Abusi sulle suore e dialogo con l’Islam, la conferenza aerea di Papa Francesco di ritorno da Abu Dhabi
Il Pontefice a conclusione del viaggio apostolico negli Emirati Arabi: “Il documento firmato con l’Imam è nel solco del Concilio Vaticano II”. E sul ruolo di mediatore in Venezuela: “Vedrò cosa si può fare”
Città del Vaticano – L’ammissione che gli abusi sulle suore da parte di chierici ci sono e “ci stiamo lavorando”, anche se occorre fare di più. La mediazione in Venezuela possibile solo “se ambedue le parti la chiedono”. La guerra in Yemen, con gli Emirati propensi “ad avviare processi di pace”.
E’ densa di contenuti la conversazione di 45 minuti di Papa Francesco coi giornalisti sul volo di ritorno da Abu Dhabi.
Abusi sulle suore: “Ci stiamo lavorando”
Tema esplosivo quello degli abusi sessuali a danno delle suore, che sono “un problema” nella Chiesa, su cui già si interviene, sospendendo i colpevoli, ma su cui “bisogna fare di più, anche sciogliendo congregazioni religiose in cui è entrata la corruzione, anche sessuale”.
“E’ da tempo che stiamo lavorano a questo – dice il Papa -. Abbiamo sospeso qualche chierico, mandato via su questo. E anche, non so se è finito il processo, sciogliere qualche congregazione religiosa femminile che era molto legata a queste cose. Una corruzione“.
“E’ vero – prosegue – Si deve fare qualcosa di più? Sì. C’è la volontà? Sì. Ma è un cammino che viene dal passato”. Il Papa ricorda che “Benedetto XVI ha avuto il coraggio di sciogliere una congregazione femminile, perché c’era entrata la schiavitù delle donne, schiavitù persino sessuale da parte dei chierici e del fondatore. Tante volte il fondatore toglie libertà alle suore, svuota di libertà le suore”.
“Io voglio andare avanti – ha insistito -. Ci sono casi, in alcun congregazioni nuove, e in alcune regioni più delle altre. Stiamo lavorando“.
Un documento nel solco del Concilio
Legati al viaggio appena concluso negli Emirati Arabi Uniti gli altri argomenti trattati. “Ho trovato buona volontà di avviare processi di pace, col comune denominatore delle varie situazioni belliche”, risponde sulle reazioni avute al suo appello per la pacificazione e l’emergenza umanitaria in Yemen.
“Sul problema delle guerre – dice – è difficile dare un’opinione dopo due giorni, avendo parlato dell’argomento, ma con poche persone”.
“Ma ho trovato buona volontà nell’avviare processi di pace“, ribadisce. Più volte si ritorna sullo storico documento sulla “Fratellanza umana” firmato ieri ad Abu Dhabi col grande imam di Al-Azhar, Ahmad al-Tayyeb, massima autorità teologica dell’Islam sunnita (leggi qui).
“Per me c’è un solo pericolo in questo momento: la distruzione, la guerra, l’odio fra noi. E se noi credenti non siamo capaci di abbracciarci, baciarci, darci la mano e pregare, la nostra fede sarà sconfitta”, avverte.
Inoltre, “dal punto di vista dei cattolici, il Documento non si discosta di un millimetro dal Concilio Vaticano II, che vi è anche citato in più passi. Il Documento è fatto nello spirito del Vaticano II“: risponde così sul fatto che il testo congiunto siglato col grande imam possa attirargli critiche da cattolici che lo accusano di farsi strumentalizzare dai musulmani.
“Ma non solo dai musulmani! – replica ridendo -. Mi accusano di farmi strumentalizzare da tutti, anche dai giornalisti. Fa parte del lavoro“.
Pronto a mediare tra le parti in Venezuela
Papa Francesco non chiude poi la porta alla possibilità di una mediazione della Santa Sede sul Venezuela, ma solo se la richiesta arriverà anche dall’opposizione, oltre che da Nicolas Maduro. E in ogni caso sarebbe solo “l’ultimo stadio delle cose che si possono fare. Ce ne sono anche altre prima”.
Sul volo il Pontefice non si sottrae alle domande sul Paese sudamericano da dove, lunedì, gli è arrivata una lettera di Maduro, per chiedere un intervento papale che aiuti a risolvere la crisi.
“Vedrò cosa si può fare – ha assicurato Francesco, che finora nelle sue dichiarazioni non ha mai sposato nessuna delle fazioni in campo – ma la condizione iniziale sia che ambedue le parti lo chiedano. Noi siamo sempre disposti”.
La posizione dell’Italia e dell’Ue sul Venezuela
Mentre Maduro resiste sulle proprie posizioni e a livello internazionale si ingrossano le fila dei Paesi schierati a sostegno del giovane presidente autoproclamato Juan Guaidò, l’Italia continua invece a mantenersi su una linea di neutralità, sostenuta con forza dal Movimento 5 Stelle e sposata da Palazzo Chigi.
Una posizione che appare tuttavia sempre più scomoda per Matteo Salvini, e che tra l’altro non soddisfa assolutamente il Quirinale e il ministro degli Esteri, che avevano chiesto e si aspettavano una presa di distanze netta nei confronti di Maduro.
Secondo il leader della Lega, il leader chavista è “un delinquente, un fuorilegge, un presidente abusivo”: parole che segnalano una volta di più le distanze all’interno del governo giallo-verde. Salvini attribuisce tra l’altro un riconoscimento implicito a Juan Guaidò: “La Costituzione venezuelana – argomenta il capo della Lega – prevede che le elezioni vengano accompagnate dal presidente dell’Assemblea costituente”.
Sulle differenze all’interno della maggioranza si inseriscono anche le polemiche delle opposizioni, dal vicepresidente di Forza Italia Antonio Tajani che denuncia “l’isolamento” del nostro Paese all’ex premier Matteo Renzi, che dopo avere espresso il suo appoggio a Guaidò, ha ricevuto una telefonata di ringraziamento dal giovane politico venezuelano.
Con il riconoscimento arrivato da parte della Bulgaria, intanto, sono ormai 20 gli Stati dell’Unione europea che si sono schierati con l’oppositore di Maduro. A questi vanno ad aggiungersi dieci Paesi sudamericani, più il Canada, riuniti nel Gruppo di Lima: lunedì hanno chiesto ai militari venezuelani di appoggiare Guaidó.
Un invito, peraltro ben lontano dall’essere accolto dalle forze armate di Caracas, definito “disgustoso e ridicolo” da Maduro. Il leader venezuelano è anche tornato ad escludere che nel Paese si possano tenere elezioni presidenziali anticipate.
L’unico voto all’orizzonte, ha ribadito in un’intervista alla tv russa, sono le legislative del 2020. Dalla Russia è arrivato anche un nuovo appello al dialogo.
“Continuiamo a credere che sia possibile trovare una soluzione alla crisi solo portando sia il governo sia l’opposizione al tavolo dei negoziati”, ha detto il ministro degli Esteri Serghiei Lavrov.
Cosa che non avverrà sicuramente giovedì al vertice del ‘gruppo di contatto’ convocato per affrontare la crisi dal governo uruguaiano e dall’Alto Rappresentante per la politica Estera dell’Ue, Federica Mogherini. All’appuntamento non parteciperà nessuno dal Venezuela, né del governo né dell’opposizione.
Sono attesi invece i capi della diplomazia di Francia, Germania, Italia, Olanda, Portogallo, Spagna, Svezia, Gran Bretagna, Uruguay, Bolivia, Costa Rica, Ecuador e Messico: un primo tentativo diplomatico, anche se resta ancora da capire in che termini sarà declinato e con quali obiettivi.
(fonte Ansa)