Pedofilia: al via il summit sulla protezione dei minori, il Papa: “Tolleranza zero”
I capi delle conferenze episcopali di tutto il mondo in Vaticano per affrontare la questione abusi. Il Pontefice: “Questi giorni possano essere un tempo di conversione”. Le vittime chiedono provvedimenti concreti
Città del Vaticano – “Da domani vivremo alcune giornate di dialogo e comunione, di ascolto e discernimento. Possano essere un tempo di conversione. Non vogliamo annunciare noi stessi, ma Colui che è morto per noi. #PBC2019″.
È quanto affermato ieri su Twitter da Papa Francesco sul summit globale sulla protezione dei minori nella Chiesa che si apre oggi in Vaticano. Un incontro dalla vigilia quasi convulsa, viste le grandi aspettative, anche mediatiche, che si ripongono su questo vertice con i capi degli episcopati e delegazioni degli ordini religiosi per sradicare una piaga che non cessa di minare la credibilità e il messaggio morale della Chiesa.
Tra i circa 190 vescovi, vi parteciperanno col Papa anche i cardinali consiglieri dell’ex C9 (diventato C6), quindi lo stesso card. Sean O’Malley, di Boston, super-esperto anti-abusi di cui qualcuno aveva lamentato l’assenza.
“E’ stata fortemente ribadita l’importanza di questo evento nel cammino di impegno per rendere la Chiesa sempre più una casa sicura per i bambini e gli adolescenti”, ha spiegato il portavoce vaticano Alessandro Gisotti a conclusione della 28/a riunione.
I cardinali consiglieri hanno ascoltato il moderatore dell’incontro, padre Federico Lombardi, e riflettuto “sulla dimissione dallo stato clericale imposta dalla Congregazione per la Dottrina della Fede all’arcivescovo emerito di Washington, Theodore Mc Carrick”.
Nei momenti più bui della nostra storia il Signore si rende presente, apre cammini, rialza la fede scoraggiata, unge la speranza ferita, risveglia la carità addormentata.
— Papa Francesco (@Pontifex_it) February 19, 2019
E non può non legarsi a questo caso la lettera aperta di due cardinali del fronte conservatore, l’americano Raymond Leo Burke e il tedesco Walter Brandmueller, già firmatari dei ‘dubia’ contro la comunione ai divorziati risposati, che rivolti ai presidenti delle Conferenze episcopali partecipanti al summit in Vaticano puntano il dito contro “la piaga dell’agenda omosessuale diffusa all’interno della Chiesa, promossa da reti organizzate e protetta da un clima di complicità e omertà”.
Per loro, “le radici di questo fenomeno evidentemente stanno in quell’atmosfera di materialismo, di relativismo e di edonismo, in cui l’esistenza di una legge morale assoluta, cioè senza eccezioni, è messa apertamente in discussione”.
Il Papa, da parte sua, ha avuto parole molto dure verso chi perennemente accusa. Parlando ai pellegrini di Benevento della figura di Padre Pio che “ha amato sempre la Chiesa con tutti i suoi problemi, le sue avversità e i suoi tanti peccatori”, ma “non l’ha distrutta con la lingua, com’è di moda farlo adesso“, ha aggiunto: “non si può vivere tutta una vita accusando, accusando, accusando la Chiesa. L’ufficio di accusatore di chi è? Chi è quello che la Bibbia chiama il grande accusatore? Il diavolo! E coloro che passano la vita accusando sono – non dirò figli, perché il diavolo non ne ha – ma amici, cugini, parenti del diavolo“.
Ieri è stata la giornata delle vittime, 12 delle quali hanno incontrato per due ore il Comitato organizzatore. “Quello che chiederemo al Papa è di mettere in pratica una vera tolleranza zero. I punti sono due: cacciare i preti abusatori ed espellere anche vescovi e cardinali che hanno coperto, le loro dimissioni non bastano”, ha detto Peter Isely, portavoce di Eca (Ending clergy abuse), mentre si vociferava ancora di un incontro col Pontefice, che però non è in programma e la cosa ha provocato delusione.
Da domani vivremo alcune giornate di dialogo e comunione, di ascolto e discernimento. Possano essere un tempo di conversione. Non vogliamo annunciare noi stessi, ma Colui che è morto per noi. #PBC2019
— Papa Francesco (@Pontifex_it) February 20, 2019
“Che cosa succederà alla fine del summit? Non lo so, ancora incontri, ancora discussioni, ma qual è il piano? Non c’è un piano. Abbiamo parlato del fatto che bisogna agire, e quello che abbiamo chiesto è: che cosa sarà diverso lunedì da oggi? Abbiamo parlato della messa sotto accusa, dell’accountability e delle aspettative delle vittime“, ha riferito Isely, mentre un altro gruppo di vittime di più Paesi, tra cui il britannico Peter Saunders, ex membro della Pontificia Commissione per la tutela dei minori, protestava in Via Paolo VI per essere stato escluso dall’incontro.
Uno degli ammessi, Francesco Zanardi della rete l’Abuso, ha invece spiegato: “Ciò che abbiamo detto è che noi adesso ci aspettiamo una settimana, due, dopo il summit, gli interventi concreti e cioè la rimozione dei vescovi insabbiatori”.
“In Italia – ha aggiunto – ne abbiamo cinque che sono dentro il Consiglio permanente della Cei e questo l’ho fatto notare durante la riunione. Le rassicurazioni sono state buone”.
(fonte Ansa)