Papa Francesco: “L’amore dà dignità all’uomo, l’odio e la vendetta lo sminuiscono”
All’Angelus l’appello del Pontefice alle comunità ecclesiali: “La Chiesa torni ad essere assolutamente credibile e affidabile nella sua missione di servizio e di educazione per i piccoli”
Città del Vaticano – “Non c’è nulla di più grande e più fecondo dell’amore: esso conferisce alla persona tutta la sua dignità, mentre, al contrario, l’odio e la vendetta la sminuiscono, deturpando la bellezza della creatura fatta a immagine di Dio”.
Così Papa Francesco commenta il brano evangelico di questa domenica (cfr Lc 6,27-38), un passo “centrale e caratterizzante della vita cristiana: l’amore per i nemici“.
Alle migliaia di persone accorse in piazza San Pietro per la tradizionale preghiera dell’Angelus, non curanti del forte vento che sferza la Capitale, il Pontefice ricorda le parole di Gesù: “A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male”.
Questo, fa notare Francesco, “non è un optional, è un comando“. E precisa: “Non è per tutti, ma per i discepoli, che Gesù chiama ‘voi che ascoltate'”.
Cristo, infatti, è consapevole “che amare i nemici va al di là delle nostre possibilità, ma per questo si è fatto uomo: non per lasciarci così come siamo, ma per trasformarci in uomini e donne capaci di un amore più grande, quello del Padre suo e nostro”.
Questo è l’amore che Gesù dona a chi “lo ascolta”. E allora diventa possibile! Con Lui, grazie al suo amore, al suo Spirito noi possiamo amare anche chi non ci ama, anche chi ci fa del male.
In altre parole, “Gesù vuole che in ogni cuore l’amore di Dio trionfi sull’odio e sul rancore. La logica dell’amore, che culmina nella Croce di Cristo, è il distintivo del cristiano e ci induce ad andare incontro a tutti con cuore di fratelli”.
“Ma come è possibile superare l’istinto umano e la legge mondana della ritorsione?”, si domanda il Santo Padre. La risposta, prosegue Bergoglio, “la dà Gesù nella stessa pagina evangelica: ‘Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso’“.
Chi ascolta Gesù, chi si sforza di seguirlo anche se costa, diventa figlio di Dio e comincia a somigliare davvero al Padre che è nei cieli. Diventiamo capaci di cose che mai avremmo pensato di poter dire o fare, e di cui anzi ci saremmo vergognati, ma che invece adesso ci danno gioia e pace. Non abbiamo più bisogno di essere violenti, con le parole e i gesti; ci scopriamo capaci di tenerezza e di bontà; e sentiamo che tutto questo non viene da noi ma da Lui, e dunque non ce ne vantiamo, ma ne siamo grati.
Rispondere all’insulto e al torto con l’amore, fa notare il Papa, “ha generato nel mondo una nuova cultura”, quella “della misericordia”. “Gesù ci assicura che il nostro comportamento, improntato all’amore verso quanti ci fanno del male, non sarà vano”, prosegue Francesco.
Dobbiamo perdonare perché Dio ci ha perdonato e ci perdona sempre. Se non perdoniamo del tutto, non possiamo pretendere di essere perdonati del tutto. Invece, se i nostri cuori si aprono alla misericordia, se si suggella il perdono con un abbraccio fraterno e si stringono i vincoli della comunione, proclamiamo davanti al mondo che è possibile vincere il male con il bene.
“A volte – aggiunge il Pontefice – per noi è più facile ricordare i torti e i mali che ci hanno fatto e non le cose buone; al punto che c’è gente che ha questa abitudine e diventa una malattia”. Bergoglio definisce queste persone “collezionisti di ingiustizie” poiché “ricordano soltanto le cose brutte che hanno fatto. E questa non è una strada”.
Cosa fare allora? “Dobbiamo fare il contrario, rovesciare il discorso. Questa è la rivoluzione della misericordia“, conclude.
“La Chiesa torni credibile per i piccoli”
Dopo la benedizione, il pensiero del Papa va ancora una volta alle vittime degli abusi perpetrati dai sacerdoti cattolici a danni dei minori.
“Poiché è un problema diffuso in ogni Continente, ho voluto che lo affrontassimo insieme, in modo corresponsabile e collegiale, noi Pastori delle Comunità cattoliche in tutto il mondo”, dice facendo riferimento al Summit sulla protezione dei minori appena concluso (leggi qui).
Abbiamo ascoltato la voce delle vittime, abbiamo pregato e chiesto perdono a Dio e alle persone offese, abbiamo preso coscienza delle nostre responsabilità, del nostro dovere di fare giustizia nella verità, di rifiutare radicalmente ogni forma di abuso di potere, di coscienza e sessuale.
E ammonisce: “Vogliamo che tutte le attività e i luoghi della Chiesa siano sempre pienamente sicuri per i minori; che si prendano tutte le misure possibili perché simili crimini non si ripetano; che la Chiesa torni ad essere assolutamente credibile e affidabile nella sua missione di servizio e di educazione per i piccoli secondo l’insegnamento di Gesù”.
E conclude: “In questo modo sapremo collaborare con tutto il nostro cuore e con efficacia, insieme a tutte le persone di buona volontà e a tutte le componenti e le forze positive della società, in tutti i paesi e a livello internazionale, perché si combatta fino in fondo, in ogni sua forma, la gravissima piaga della violenza nei confronti di centinaia di milioni di minori, bambine e bambini, ragazze e ragazzi, in tutto il mondo”.
Infine, l’immancabile saluto: “E a tutti voi auguro una buona domenica. E per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!”.
(Il Faro online)