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Sensibilità chimica multipla, la malattia che “qualcuno” non vuole vedere

16 marzo 2019 | 13:11
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Sensibilità chimica multipla, la malattia che “qualcuno” non vuole vedere

Appello delle associazioni al Ministero della Salute: “Siano fatte le diagnosi di Msc, e gli ospedali siano pronti a riconoscerle”

Roma – A Palazzo Giustiniani, il 13 marzo 2019, il convegno sulla Sensibilità Chimica Multipla (Mcs) ha fatto il punto sul ruolo dell’ambiente nell’induzione della sensibilizzazione a sostanze chimiche, intendendo per ambiente non solo gli inquinanti degli ambienti interni – come ha spiegato il Dott. Gaetano Settimo dell’Istituto Superiore di Sanità – ma anche i campi elettromagnetici che possono portare ad una ridotta capacità di metabolizzazione delle sostanze chimiche con danni che possono trasferirisi anche alle generazioni future (epigenetica) – come ha spiegato il Dott. Fiorenzo Marinelli -.

Altri medici e ricercatori hanno illustrato le caratteristiche cliniche e diagnostiche della malattia ed è stato annunciato dalla Dott.ssa Daniela Caccamo dell’Università di Messina che un gruppo di ricercatori italiani, autori di ricerche scientifiche sulla MCS, si sta coordinando per collaborare a nuove ricerche e per sostenere il riconoscimento politico della MCS.

A margine del convegno, dalle associazioni, è stato lanciato un appello al Ministero della salute.

“Nel testo inviato al Ministero – sottolinea il Comitato Fibromialgici Uniti -, si legge che tra il 2007 e il 2008 la revisione degli studi sulla malattia, condotta dall’Istituto Superiore di Sanità e dal Consiglio Superiore di Sanità, parlava di un “Consenso IPCS/OMS”, che è inesistente, ma fu presentato impropriamente come tale da uno studio firmato da Anonimo e fornito da un’associazione di industriali alla rivista portavoce di una fondazione dell’industria chimica e del tabacco, Regulatory Toxicology and Pharmacology.

Tale presunto consenso proponeva di ridefinire la malattia come “Intolleranza Ambientale Idiopatica” (per allontanare ovviamente le sostanze chimiche dalla causa delle reazioni)”.

In Italia esiste un preciso gruppo di medici “negazionisti”, che rifiutano di prendere atto della letteratura scientifica pubblicata sulla malattia per continuare a sostenere che non sia diagnosticabile e che, ancora peggio, sia solo un disagio olfattivo per il quale le sostanze chimiche non svolgono alcun ruolo.

Attualmente l’Organizzazione Mondiale della Sanità non ha preso alcuna pozione sulla MCS, anche se alcuni Paesi (come Germania, Austria, Spagna, Giappone e altri) da molti anni hanno inserito la MCS nella loro versione nazionale della Classificazione Internazionale delle Malattie dell’OMS “ICD-10”.

Va detto che è in aumento il numero dei malati di Sensibilità Chimica Multipla (MCS) in tutte le sfere sociali, in tutte le età (anche tra i bambini) e che una ricerca recente (Steinemann A, 2018) stima che negli ultimi 10 anni negli Stati Uniti l’incidenza della sensibilità chimica è aumentata di oltre il 200 % e che la diagnosi di MCS è aumentata di oltre il 300 %.

L’appello al Ministero

Le associazioni firmatarie (Associazione “CFU-Italia” cfuitalia@gmail.com Associazione Malattie da Intossicazione Cronica e Ambientale A.M.I.C.A. www.infoamica.it, amica@infoamica.it Comitato Oltre la MCS www.oltrelamcs.org, comitato@oltrelamcs.org)

chiedono al Ministero della Salute che:

  • imponga alle commissioni pubbliche incaricate di fare revisioni e valutazioni scientifiche della letteratura di prendere in considerazione anche la fonte del finanziamento delle ricerche e il conflitto di interessi dei loro autori al fine di selezionare, nell’interesse della salute pubblica, solo gli studi indipendenti e che consenta la presenza nelle commissioni di uno o più uditori rappresentanti delle associazioni, per garantire piena trasparenza;
  • imponga alle agenzie di salute pubblica, come ISS e CSS, di non rivolgersi più a medici del lavoro appartenenti al SIMLII, in quanto tale organizzazione impone dal 2006 ai suoi membri di non fare diagnosi di MCS e, quindi, l’appartenenza al SIMILII rappresenta di per sé una condizione di conflitto di interessi;
  • assegni un codice DGR alla Sensibilità Chimica Multipla (MCS) utilizzando lo strumento diagnostico in uso in tutto il mondo ormai da vent’anni ovvero il questionario QEESI;
  • apra un tavolo di lavoro sulla Sensibilità Chimica Multipla (MCS) chiamando esclusivamente medici e biologi che abbiano pubblicato studi scientifici sulla malattia;
  • predisponga un piano nazionale di accoglienza ospedaliera per MCS, predisponendo un percorso speciale di Pronto Soccorso e di ricovero in almeno un ospedale in ogni provincia, sulla base dei protocolli predisposti da anni negli Stati Uniti (Mercy Medical Center di New York) e peraltro già adottati da ospedali italiani, come l’ospedale Grassi di Ostia a Roma, per il Pronto Soccorso, l’ospedale di Cona (FE) per l’accoglienza ambulatoriale e l’ospedale di Lecce per il ricovero.

I commenti

Grande soddisfazione per gli organizzatori del convegno. L’alta competenza scientifica delle relazioni che si sono susseguite e la validità degli interventi dei partecipanti, in modo particolare della Dr.ssa Maria Grazia Bruccheri (genetista medica – Catania – che segue oltre 1200 pazienti in tutta Italia) che ha messo in rilievo “l’importanza della necessità di collaborazione tra le istituzioni e i medici liberi professionisti che si occupano sul territorio dei pazienti perché solo in questo modo si possono avere gli effettivi dati epidemiologici”, hanno contribuito a dare un alto valore scientifico al convegno.

“Insieme alle associazioni AMICA e Oltre la MCS – afferma Serafina Cracchiolo, vicepresidente Cfu – abbiamo firmato una lettera appello che è stata inviata al Ministero della Salute; un documento molto importante che dovrebbe far riflettere le istituzioni sui passi intrapresi in passato per il riconoscimento della sensibilità chimica multipla.

Ho avuto modo di interloquire con un esponente dell’Istituto Superiore di Sanità per evidenziare il ruolo delle associazioni di pazienti per una funzione circolare tra istituzioni, ricercatori, medici e pazienti.

Adesso aspettiamo che vengano resi noti i risultati dei lavori del gruppo di ricercatori con pubblicazioni scientifiche come già preannunciato dalla Prof.ssa Daniela Caccamo ( biologa ricercatrice UniME e responsabile scientifico del convegno con ECM che si terrà a Messina il 17 maggio p.v.) durante la sua relazione.

Fiduciosi – conclude Cracchiolo – attendiamo che il convegno, promosso dalla senatrice Bernini, possa aver dato una svolta positiva per il riconoscimento e l’inserimento nei LEA della MCS“.

(Il Faro on line)