L’ADDIO ALLA CARRIERA |
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Nello Maestri: “Lascio il karate. Un grazie generoso a tutti”

22 marzo 2019 | 06:05
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Lo dichiara al termine della cerimonia di premiazione organizzata dalla Fijlkam, agli Assoluti maschili. Una carriera piena di successi. Il campione dell’Esercito smette nel momento topico. Per lui, comincia l’avventura da tecnico

Il Faro on line – E’ arrivata lì la sorpresa. Prima della finale dei 60 chilogrammi, in cui il suo allievo Danilo Greco ha vinto il titolo italiano. E tutta la Nazionale italiana di karate in tribuna. Al completo per festeggiarlo. Insieme ai dirigenti della Fijlkam, tra i quali il presidente Domenico Falcone, Nello ha ricevuto il suo Premio alla Carriera, sul tatami.

Ha lasciato la carriera il campione europeo degli 84 chilogrammi. Nel 2015, l’oro continentale lo ha particolarmente emozionato. Quello. Il suo alloro individuale nel kumite. La medaglia della conferma. E poi ecco il bronzo. Ai recenti Mondiali di Madrid, dopo 14 anni per l’Italia, Nello Maestri capitano azzurro per anzianità, in quell’occasione, ha vinto l’ultimo incontro in finale, regalando il terzo posto ai compagni. Una carriera sfolgorante per lui e piena di allori.

Per questo, prendere quella decisione è stato difficile. Come di particolare emozione è stato assistere a quella sorpresa. Una giornata storica per lui e per il karate italiano, lo scorso sabato 16 marzo. In piedi e in mezzo al Pala Pellicone pieno, in occasione delle finali maschili degli Assoluti, Nello vedeva scorrere sul videowall tutti i suoi successi. Combattimenti, sudori duri da togliere sulla pelle e gioie. Ma non solo. anche sconfitte. Che servono sempre per crescere. Come è cresciuto lui. Tutta la sua vita da karateka davanti agli occhi e nel cuore.

E allora la Fijlkam, insieme ai suoi compagni azzurri, ai tecnici e ai dirigenti, ha deciso di ringraziarlo davanti al suo pubblico. Una festa per lui. Il campione di karate del Centro Sportivo Olimpico Esercito ha salutato tutti al termine della cerimonia di premiazione: “Un grazie generoso. Questo è lo sport. Vivere di emozioni. Chi si emoziona, vince”. Lo ha fatto Nello probabilmente, se tante sono state le medaglie vinte e molto è stato complicato prendere quella strada. Diversa. Adesso, in veste di allenatore. Lo racconta a Il Faro on line: “L’Esercito mi ha chiesto di diventare tecnico. Ho preso subito la palla al balzo”. E’ ancora voglioso però Maestri di dare il meglio sul tatami: “Mi sento ancora all’altezza, ma penso sia meglio lasciare quando sei in cima, ancora”.

Lo hanno fatto in tanti nello sport. Smettere la carriera quando ancora si è al top. E’ una scelta, farlo. Lasciare un ricordo importante e pieno di medaglie, nella mente dei tifosi e degli appassionati, è importante. Come lo è per lui. Al termine di quella cerimonia, scorrono le parole per i lettori di testata e lui racconta.

Il capiente palmares di vittorie. Due ori europei e un bronzo mondiale a squadre

Quel Campionato Italiano Assoluto vinto nel 2004 ha segnato il tempo. La sua storia personale nella disciplina. L’inizio della strada per Nello, nel mondo dei professionisti. E in seguito, ecco gli altri allori. 9 medaglie internazionali conquistate. Tre ori per Maestri. Uno agli Europei Juniores nel 2007 e uno da senior nel 2015, in Turchia. Poi ecco la Premier League di Atene e il primo posto nel 2012. Due argenti anche e sempre nella Coppa del Mondo del karate Wkf. L’ultimo secondo posto ottenuto ad Okinawa nel 2017. E 4 terzi posti. Tra di essi, un bronzo continentale nel 2008 e nei 70 chilogrammi. Quello al Mondiale del 2018 però, è stato il terzo gradino più bello. Nella specialità a squadre, i guerrieri azzurri hanno battuto il Senegal sul tatami centrale spagnolo, prendendosi il bronzo della storia del secondo decennio del 2000. Erano stati gli dei della disciplina a farlo prima di loro. E Benetello, come capitano, e come Nello sottolinea, aveva messo al collo il bronzo insieme ai suoi compagni azzurri. Tra i quali Salvatore Loria, Stefano Maniscalco, Ciro Massa e Giuseppe Di Domenico. A Madrid, Nello lo ha fatto con Ahmed El Sharaby, Andrea Minardi, Rabia Jendoubi, Luca Maresca, Simone Marino e Michele Martina. Nella storia. Pure lì. E ai Giochi del Mediterraneo, un altro bronzo nel kumite individuale da incorniciare.

I compagni di Nazionale. Gli amici di tatami. E la fidanzata. Tutta una vita nel karate

E tante le esperienze condivise con gli amici. Prima di tutto. Anche fuori dal tappeto. Stefano Maniscalco su tutti, un modello sportivo da seguire. Savio Loria, Luigi Busà e infine Viviana Bottaro. Pluricampionessa di kata. La sua fidanzata, con cui condivide il mondo della Nazionale e quello della sua vita privata, già da due anni. Una vita nel karate allora, quella di Nello. E lo si augura. Il karate deve restare olimpico. Per i giovani. Per il loro sogno di combattere nei professionisti. Come lui ha fatto. E da tecnico è pronto a trasmettere quei valori lo hanno cambiato. Il rispetto e l’equilibrio. Lo farà sempre Maestri. Con tutte le sue medaglie al collo. Un campione non smette di esserlo quando dice addio ai guantini. Un campione è per sempre. Un atleta è per sempre. Come la passione per il karate. Per lui. Per tutta la vita.

Caro Nello, hai deciso di lasciare la carriera agonistica, come è arrivata questa scelta ?

“E’ una decisione che ho preso con il tempo e che ho maturato quest’anno. A novembre, ho svolto i Campionati del Mondo. Ho avuto la proposta dall’Esercito, il mio Gruppo Sportivo Militare di appartenenza, di affrontare la nuova avventura da tecnico, della nostra sezione di karate. Ho deciso di prendere subito la palla al balzo. E’ stata una scelta difficile perché quando sei innamorato di uno sport non è facile staccarti. Soprattutto quando sei ancora all’altezza. Io mi sento ancora all’altezza. Ho chiuso con una medaglia mondiale. Ho combattuto con i migliori atleti al mondo e mi sento ancora forte. A volte uscire da forte, è meglio. A testa alta e con una medaglia iridata al collo”.

Sarai un tecnico da oggi. Starai accanto ai più giovani..

“E’ giusto dare spazio ai giovani e farsi da parte. Dare quello che si è imparato nel tempo. Trasmetterlo sotto un’ altra veste. Ai ragazzi nuovi. Come ho fatto con  Danilo Greco. Star loro vicino e trasmettere la mia passione, la mia energia. Cercare di fargli dare il massimo”.

Hai tanti ricordi in mente. Quali tra di essi, ti emozionano particolarmente ?

“Il Campionato Italiano Assoluto che ho vinto ad Arezzo. Quello è stato il mio primo step importante nel mondo dei grandi. Vincere in una categoria dove c’erano campioni come Di Domenico campione del mondo in carica, emozione indescrivibile. Un’altra medaglia che mi ha segnato è stata quella d’oro agli Europei nel 2015. La medaglia meravigliosa. Una cosa è vincerla e una cosa è vincere il titolo, però. Quest’ultimo te lo porti per sempre. Un bronzo o un argento si possono dimenticare. Ma l’oro è una medaglia pesante. Per finire, ecco allora la medaglia mondiale. Ciliegina sulla torta”.

La tua decisione di smettere è arrivata in seno ai Mondiali, oppure in seguito ?

“E’ stata una decisione presa all’ultimo, quella di lasciare. La Nazionale aveva deciso di portare una squadra mondiale di kumite e di presentarla. In qualità di atleta più anziano del gruppo, ero il capitano. Grande soddisfazione. Ho fatto l’incontro decisivo in finale. Vincendo una medaglia di bronzo dopo 14 anni. L’ultima era stata vinta a Monterrey e Benetello era capitano, nel 2004. Quindi per me e per noi è stata una grande gioia. Dopo tanti anni. Emozionante. Spero che le prossime squadre vinceranno ancora. Ma non è semplice nella specialità a squadre”.

Hai avuto tanti amici nel karate, come adesso. Con chi particolarmente hai legato e condiviso tatami e vita ?

“Uno su tutti. Stefano Maniscalco. Mio compagno di palestra e atleta di riferimento. Quando avevo 13 anni, nel 2000, vedevo lui che era entrato già in Finanza, per me un esempio da seguire. Per anni è stato il numero uno del karate a livello mondiale. Sia per l’eleganza sui tatami che lo contraddistingueva, sia per i risultati che ha portato. Amico con cui ho condiviso esperienze anche fuori dal tatami. Sicuramente poi anche Luigi Busà. Siamo conterranei. Compagni del CTR Sicilia, tutto il mio percorso dalle giovanili fino ai senior, con lui. Ci siamo affacciati ai Campionati Assoluti Europei e Mondiali, insieme. In seguito anche Savio Loria. Quando gareggiavo, lui era il capitano della Nazionale. Un esempio e riferimento. E poi da non dimenticare Viviana Bottaro. Siamo fidanzati. Da compagni di Nazionale e da tanti anni, abbiamo scoperto l’amore che ci unisce. Siamo diventati una coppia. Stiamo progettando qualcosa di importante”.

Cosa ti ha donato personalmente il karate ? Come sei maturato come persona ?

“Il karate è vita. Stile di vita. Mi ha indirizzato verso gli obiettivi della vita stessa. I principi e i valori dello sport che si ripercuotano nel quotidiano. Il rispetto per tutti. Mi accorgo che nel mondo di oggi, non c’è più rispetto. Questa cosa mi fa innervosire. Vedo gente maleducata e vedo disordine. Invece lo sport mi ha dato equilibro e mi ha indirizzato verso uno stile di vita sano e corretto”.

Parigi 2024 ha deciso di escludere il karate dai Giochi Francesi. Dopo il 2020, il Cio dovrà prendere una decisione definitiva. Qual è il tuo pensiero ?

“Me lo auguro con tutto il cuore. Come tutti. In Italia ci sono tanti giovani che sognano di entrare in un Gruppo Sportivo Militare e di essere professionisti. E’ un peccato che uno sport bello come il nostro e per il numero dei praticanti che ha non venga confermato. Sono ottimista. Spero il Cio lo faccia”.

Foto : Fijlkam

Video : Il Faro on line