Papa Francesco e il paradosso della gloria di Dio: “Al centro non c’è l’io ma l’altro”
In piazza San Pietro l’incontro tra il Pontefice e l’attivista Greta Thunberg. Bergoglio prega per Notre Dame: “La Vergine Maria sostenga il lavoro di ricostruzione: possa essere un’opera corale, a lode e gloria di Dio”
Città del Vaticano – “La vera gloria è la gloria dell’amore, perché è l’unica che dà la vita al mondo“, ed è “il contrario della gloria mondana”: “la gloria di Dio”, infatti, “è paradossale: niente applausi, niente audience. Al centro non c’è l’io, ma l’altro: a Pasqua vediamo infatti che il Padre glorifica il Figlio mentre il Figlio glorifica il Padre. Nessuno glorifica sé stesso”.
In una piazza San Pietro baciata da un caldo sole primaverile, Papa Francesco prosegue il ciclo di catechesi dedicate al “Padre Nostro“, soffermandosi, a pochi giorni dalla Pasqua, su alcune parole con cui Gesù, durante la Passione, ha pregato il Padre.
Il Pontefice invita i tanti pellegrini che affollano l’abbraccio del colonnato del Bernini a fare “nostra” “la preghiera di Gesù: chiediamo al Padre di togliere i veli ai nostri occhi perché in questi giorni, guardando al Crocifisso, possiamo accogliere che Dio è amore”.
Quante volte lo immaginiamo padrone e non Padre, quante volte lo pensiamo giudice severo piuttosto che Salvatore misericordioso! Ma Dio a Pasqua azzera le distanze, mostrandosi nell’umiltà di un amore che domanda il nostro amore.
E spiega: “Noi gli diamo gloria quando viviamo tutto quel che facciamo con amore, quando facciamo ogni cosa di cuore, come per Lui. La vera gloria è la gloria dell’amore, perché è l’unica che dà la vita al mondo”.
La vera gloria di Dio
Il Santo Padre traccia una netta divisione tra la gloria degli uomini e quella di Dio. “La gloria mondana arriva quando si è ammirati, si è lodati, si è acclamati: quando io sto al centro dell’attenzione”.
Al contrario, “la gloria di Dio è paradossale: niente applausi, niente audience. Al centro non c’è l’io, ma l’altro: a Pasqua vediamo infatti che il Padre glorifica il Figlio mentre il Figlio glorifica il Padre. Nessuno glorifica sé stesso”.
E aggiunge: “Possiamo chiederci oggi, noi: “Qual è la gloria per cui vivo? La mia o quella di Dio? Desidero solo ricevere dagli altri o anche donare agli altri?”.
Con la Pasqua, prosegue Bergoglio, “scopriamo che la gloria di Dio è tutta amore: amore puro, folle e impensabile, al di là di ogni limite e misura”.
L’importanza della preghiera nella solitudine
Il Papa racconta poi la tristezza e la paura che prova Gesù nel giardino del Getsemani: “Prova tutta l’angoscia per ciò che lo attende: tradimento, disprezzo, sofferenza, fallimento”.
È “triste” e lì, “in quella desolazione, rivolge al Padre la parola più tenera e dolce: ‘Abbà’, cioè papà. Nella prova Gesù ci insegna ad abbracciare il Padre, perché nella preghiera a Lui c’è la forza di andare avanti nel dolore”.
Nella fatica la preghiera è sollievo, affidamento, conforto. Nell’abbandono di tutti, nella desolazione interiore Gesù non è solo, sta col Padre.
Noi, invece, fa notare il Pontefice, “nei nostri Getsemani spesso scegliamo di rimanere soli anziché dire ‘Padre’ e affidarci a Lui, alla sua volontà, che è il nostro vero bene”.
E ammonisce: “Ma quando nella prova restiamo chiusi in noi stessi ci scaviamo un tunnel dentro, un doloroso percorso introverso che ha un’unica direzione: sempre più a fondo in noi stessi. Il problema più grande non è il dolore, ma come lo si affronta“.
Secondo Bergoglio, “la solitudine non offre vie di uscita; la preghiera sì, perché è relazione, è affidamento. Gesù tutto affida e tutto si affida al Padre, portandogli quello che sente, appoggiandosi a Lui nella lotta”.
Il culmine dell’amore
Infine, il Papa pone l’accento sulla terza preghiera che Gesù rivolge al Padre per gli uomini durante la passione: “Padre perdonali, perché non sanno quello che fanno“. Cristo, spiega Francesco, “prega per chi è stato malvagio con Lui, per i suoi uccisori”.
Una preghiera che avviene “nel momento della crocifissione”, “probabilmente il momento del dolore più acuto, quando a Gesù venivano conficcati i chiodi nei polsi e nei piedi. Qui, al vertice del dolore, giunge al culmine l’amore: arriva il perdono, cioè il dono all’ennesima potenza, che spezza il circolo del male”.
E conclude: “Pregando in questi giorni il ‘Padre nostro’, possiamo chiedere una di queste grazie: di vivere le nostre giornate per la gloria di Dio, cioè vivere con amore; di saperci affidare al Padre nelle prove e dire ‘papà’ al Padre e di trovare nell’incontro col Padre il perdono e il coraggio di perdonare. Ambedue le cose vanno insieme. Il Padre ci perdona, ma ci dà il coraggio di poter perdonare”.
La preghiera del Papa per la cattedrale di Notre Dame
Nel salutare i pellegrini di lingua francese, il pensiero di Papa Francesco va alla cattedrale di Notre Dame, distrutta da un incendio (leggi qui) nei giorni scorsi: “Colgo questa occasione per esprimere alla comunità diocesana di Parigi, a tutti i parigini e all’intero popolo francese il mio grande affetto e la mia vicinanza dopo l’incendio nella cattedrale di Notre Dame”.
E aggiunge: “Cari fratelli e sorelle, sono rimasto addolorato e mi sento tanto vicino a tutti voi. A quanti si sono prodigati, anche rischiando di persona, per salvare la basilica va la gratitudine di tutta la Chiesa. La Vergine Maria li benedica e sostenga il lavoro di ricostruzione: possa essere un’opera corale, a lode e gloria di Dio. Dio vi benedica!”.
Papa Francesco incontra Greta Thunberg
Al termine dell’udienza generale, in piazza San Pietro, Papa Francesco ha brevemente incontrato Greta Thunberg, la giovane attivista svedese contro i mutamenti climatici. Tra i due ci sono stati una calorosa stretta di mano e un breve scambio di battute.
Greta, in pantaloni neri, scarpe da ginnastica blu-viola e maglia grigia, accompagnata da un giovane che reggeva un ombrello per il sole, da dietro la transenna ha mostrato al Papa, molto sorridente, un cartello bianco con la scritta “Join the climate strike” (Unitevi allo sciopero per il clima).
(Il Faro online) – Foto © Vatican Media