Papa Francesco: “Nella Chiesa non esistono i ‘self made man'”
Il Pontefice: “Il perdono è la cosa più preziosa che abbiamo ricevuto e dobbiamo essere capaci di darlo anche agli altri”
Città del Vaticano – “La nostra vita non solo è stata voluta, ma è stata amata da Dio. Davvero non c’è spazio per la presunzione quando congiungiamo le mani per pregare. Non esistono nella Chiesa ‘self made man’, uomini che si sono fatti da soli. Siamo tutti debitori verso Dio e verso tante persone che ci hanno regalato condizioni di vita favorevoli. La nostra identità si costruisce a partire dal bene ricevuto. Il primo è la vita”.
In una piazza San Pietro ancora addobbata dalle migliaia di fiori che hanno fatto da cornice alla messa del giorno di Pasqua (leggi qui), Papa Francesco prosegue il ciclo di catechesi sul “Padre Nostro”, soffermandosi sull’espressione “come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori”.
Egoismo e perdono
Secondo Papa Bergoglio, “chi prega impara a dire ‘grazie’“, un qualcosa che tante volte dimentichiamo perché “siamo egoisti”. “Per quanto ci impegniamo a vivere secondo gli insegnamenti cristiani – fa notare Francesco -, nella nostra vita ci sarà sempre qualcosa di cui chiedere perdono: pensiamo ai giorni trascorsi pigramente, ai momenti in cui il rancore ha occupato il nostro cuore e così via”.
Il Pontefice sottolinea poi come Cristo aggiunge all’invocazione “rimetti a noi i nostri debiti” “con una seconda espressione che fa tutt’uno con la prima“: “come noi li rimettiamo ai nostri debitori”. In altre parole, “il Dio buono ci invita ad essere tutti quanti buoni”.
Le due parti dell’invocazione si legano insieme con una congiunzione impietosa: chiediamo al Signore di rimettere i nostri debiti, i nostri peccati, “come” noi perdoniamo i nostri amici, la gente che vive con noi, i nostri vicini, la gente che ci ha fatto qualcosa di non bello.
E aggiunge: “Dio perdona tutto e perdona sempre. Quando Gesù racconta ai suoi discepoli il volto di Dio, lo tratteggia con espressioni di tenera misericordia. Nulla nei Vangeli lascia sospettare che Dio non perdoni i peccati di chi è ben disposto e chiede di essere riabbracciato“.
I martiri di ogni tempo, con la loro fedeltà a Cristo, raccontano che l’ingiustizia non ha l’ultima parola: nel Signore risorto possiamo continuare a sperare. #Pasqua
— Papa Francesco (@Pontifex_it) 24 aprile 2019
L’impegno del cristiano
Eppure, fa notare il Papa, “la grazia di Dio, così abbondante, è sempre impegnativa. Chi ha ricevuto tanto deve imparare a dare tanto e non trattenere solo per sé quello che ha ricevuto”.
Non a caso, prosegue il Pontefice, nel Vangelo di Matteo, “subito dopo aver regalato il testo del ‘Padre nostro’, tra le sette espressioni usate si soffermi a sottolineare proprio quella del perdono fraterno: ‘Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe’“.
E a braccio aggiunge: “Alcune volte ho sentito gente che ha detto: ‘Io non perdonerò mai quella persona! Quello che mi hanno fatto non lo perdonerò mai!’. Ma se tu non perdoni, Dio non ti perdonerà. Tu chiudi la porta. Pensiamo, noi, se siamo capaci di perdonare o se non perdoniamo”.
“Un prete, quando ero nell’altra diocesi – racconta ancora a braccio -, mi ha raccontato angosciato che era andato a dare gli ultimi sacramenti ad un’anziana che era in punto di morte. La povera signora non poteva parlare. E il sacerdote le dice: ‘Signora, lei si pente dei peccati?’. La signora ha detto di sì; non poteva confessarli ma ha detto di sì. È sufficiente. E poi ancora: ‘Lei perdona gli altri?’. E la signora, in punto di morte ha detto: ‘No’. Il prete è rimasto angosciato. Se tu non perdoni, Dio non ti perdonerà”.
E se alcune volte pensiamo “non ce la faccio, perché quella gente me ne ha fatte tante”, “chiedi al Signore che ti dia la forza per farcela: Signore, aiutami a perdonare“.
Ritroviamo qui la saldatura tra l’amore per Dio e quello per il prossimo. Amore chiama amore, perdono chiama perdono. Se non ti sforzi di perdonare, non verrai perdonato; se non ti sforzi di amare, nemmeno verrai amato.
La forza del perdono
“Gesù inserisce nei rapporti umani la forza del perdono – prosegue il Papa -. Nella vita non tutto si risolve con la giustizia. No. Soprattutto laddove si deve mettere un argine al male, qualcuno deve amare oltre il dovuto, per ricominciare una storia di grazia“.
E ammonisce: “Il male conosce le sue vendette, e se non lo si interrompe rischia di dilagare soffocando il mondo intero“.
Ma alla “legge del taglione”, “Gesù sostituisce la legge dell’amore: quello che Dio ha fatto a me, io lo restituisco a te!”. Da qui un invito a riflettere: “Pensiamo se io sono capace di perdonare. E se non mi sento capace, devo chiedere al Signore che mi dia la grazia di perdonare, perché è una grazia il saper perdonare”.
E conclude: “Con una parola, un abbraccio, un sorriso, possiamo trasmettere agli altri ciò che abbiamo ricevuto di più prezioso. Qual è la cosa preziosa che noi abbiamo ricevuto? Il perdono, che dobbiamo essere capaci di dare anche agli altri”.
(Il Faro online) – Foto © Vatican Media