Libertà religiosa, il Vaticano: “Lo Stato deve riconoscere il diritto all’obiezione di coscienza”

26 aprile 2019 | 20:39
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Libertà religiosa, il Vaticano: “Lo Stato deve riconoscere il diritto all’obiezione di coscienza”

Pubblicato un nuovo testo della Commissione teologica internazionale con l’ok di Papa Francesco

Città del Vaticano – E’ stato pubblicato oggi, dopo il via libera di Papa Francesco, un nuovo documento della Commissione Teologica Internazionale (Cti), intitolato “La libertà religiosa per il bene di tutti. Approccio teologico alle sfide contemporanee“.

Il testo, di 37 pagine, propone innanzitutto un aggiornamento ragionato della recezione della Dichiarazione conciliare ‘Dignitatis humanae’ (1965) sulla libertà religiosa, “approvata in un contesto storico significativamente diverso da quello attuale”.

Nelle società secolarizzate di oggi – osserva il documento – “le diverse forme di comunità religiosa sono ancora socialmente percepite come fattori rilevanti di intermediazione fra i singoli e lo Stato“. A fronte di questo, “l’odierna radicalizzazione religiosa indicata come ‘fondamentalismo’ (…) non sembra un semplice ritorno più ‘osservante’ alla religiosità tradizionale” ma “è connotata spesso da una specifica reazione alla concezione liberale dello Stato moderno, a motivo del suo relativismo etico e della sua indifferenza nei confronti della religione”.

D’altra parte, “lo Stato liberale appare a molti criticabile anche per il motivo opposto: ossia per il fatto che la sua proclamata neutralità non sembra in grado di evitare la tendenza a considerare la fede professata e l’appartenenza religiosa un ostacolo per l’ammissione alla piena cittadinanza culturale e politica dei singoli. Una forma di ‘totalitarismo morbido’, si potrebbe dire, che rende particolarmente vulnerabili alla diffusione del nichilismo etico nella sfera pubblica”.

Esiste un’ideologia della “neutralità” che emargina la fede, mentre lo Stato “moralmente neutrale”, cominciando “a controllare il campo di tutti i giudizi umani”, assume esso stesso i tratti di uno Stato “eticamente autoritario”, una sorta di “imitazione laicista” della “concezione teocratica della religione”.

Il documento ricorda San Giovanni Paolo II quando afferma che la libertà religiosa, fondamento di tutte le altre libertà, è un’esigenza irrinunciabile della dignità di ogni uomo. Per Benedetto XVI il diritto alla libertà religiosa è radicato nella dignità della persona umana: non è quindi un diritto riservato ai soli credenti ma a tutti, “perché sintesi e apice degli altri diritti fondamentali”.

In riferimento ai rapporti con lo Stato, Papa Ratzinger parla di “laicità positiva”, ossia quel principio che promuove la cooperazione fra l’ambito politico e quello religioso nella dovuta distinzione dei rispettivi compiti. Papa Francesco rileva a sua volta che la libertà religiosa non mira a preservare una “sottocultura”, come vorrebbe “un certo laicismo, ma costituisce un prezioso dono di Dio per tutti, garanzia basilare di ogni altra espressione di libertà, baluardo contro i totalitarismi e contributo decisivo all’umana fraternità“.

La Chiesa proclama la libertà religiosa per tutti e si aspetta anche “che i suoi membri possano vivere la loro fede liberamente e che i diritti della loro coscienza siano tutelati laddove rispettino i diritti degli altri. Vivere la fede può alle volte richiedere l’obiezione di coscienza. In effetti le leggi civili non obbligano in coscienza quando contraddicono l’etica naturale e perciò lo Stato deve riconoscere il diritto delle persone all’obiezione di coscienza“.

(Il Faro online)