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Padre nostro, il Papa: “Dio non induce in tentazione, non tende tranelli ai figli”

1 maggio 2019 | 12:46
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Padre nostro, il Papa: “Dio non induce in tentazione, non tende tranelli ai figli”

Nel giorno della festa dei lavoratori la supplica del Pontefice a San Giuseppe per chi non ha lavoro: “E’ una tragedia mondiale di questi tempi”

Città del Vaticano – Dio è “un padre” che “non fa dei tranelli ai figli. I cristiani non hanno a che fare con un Dio invidioso, in competizione con l’uomo, o che si diverte a metterlo alla prova. Queste sono le immagini di tante divinità pagane“.

Lo ribadisce Papa Francesco che, in una piazza San Pietro gremita di fedeli, nonostante un cielo plumbeo, prosegue il ciclo di catechesi dedicate al “Padre nostro”, soffermandosi sulla penultima invocazione della preghiera insegnata de Gesù ai suoi discepoli: “Non abbandonarci alla tentazione“.

Francesco ricorda come “l’espressione originale greca contenuta nei Vangeli è difficile da rendere in maniera esatta” nelle “traduzioni moderne“, che “sono un po’ zoppicanti”.

“Su un elemento però possiamo convergere in maniera unanime – spiega -: comunque si comprenda il testo, dobbiamo escludere che sia Dio il protagonista delle tentazioni che incombono sul cammino dell’uomo. Come se Dio stesse in agguato per tendere insidie e tranelli ai suoi figli”.

Un’interpretazione di questo genere, fa notare il Papa, “contrasta anzitutto con il testo stesso, ed è lontana dall’immagine di Dio che Gesù ci ha rivelato”.

Il Padre non è l’autore del male, a nessun figlio che chiede un pesce dà una serpe (cfr Lc 11,11) – come Gesù insegna – e quando il male si affaccia nella vita dell’uomo, combatte al suo fianco, perché possa esserne liberato. Un Dio che sempre combatte per noi, non contro di noi. È il Padre! È in questo senso che noi preghiamo il “Padre nostro”.

Prova e tentazione, sottolinea il Pontefice, “sono stati misteriosamente presenti nella vita di Gesù stesso”. E aggiunge: “In questa esperienza il Figlio di Dio si è fatto completamente nostro fratello, in una maniera che sfiora quasi lo scandalo”.

Le invocazioni finali del “Padre nostro”, prosegue Bergoglio, sono “le più difficili”, eppure “sono già state esaudite: Dio non ci ha lasciato soli, ma in Gesù Egli si manifesta come il ‘Dio-con-noi’ fino alle estreme conseguenze. È con noi quando ci dà la vita, è con noi durante la vita, è con noi nella gioia, è con noi nelle prove, è con noi nelle tristezze, è con noi nelle sconfitte, quando noi pecchiamo, ma sempre è con noi, perché è Padre e non può abbandonarci”.

Ricordando la preghiera di Gesù nel Getsemani alla vigilia della sua Passione, il Papa fa notare come “nel tempo dell’agonia, Dio chiede all’uomo di non abbandonarlo, e l’uomo invece dorme. Nel tempo in cui l’uomo conosce la sua prova, Dio invece veglia“.

Nei momenti più brutti della nostra vita, nei momenti più sofferenti, nei momenti più angoscianti, Dio veglia con noi, Dio lotta con noi, è sempre vicino a noi. Perché? Perché è Padre. Così abbiamo incominciato la preghiera: “Padre nostro”. E un padre non abbandona i suoi figli.

Infine, un pensiero per i lavoratori nel giorno in cui si celebra “la memoria di San Giuseppe lavoratore, patrono della Chiesa universale”: “l’umile lavoratore di Nazareth, ci orienti verso Cristo, sostenga il sacrificio di coloro che operano il bene ed interceda per quanti hanno perso il lavoro o non riescono a trovarlo”. E conclude: “Preghiamo specialmente per coloro che non hanno lavoro, che è una tragedia mondiale di questi tempi“.

(Il Faro online) – Foto © Vatican Media