Sofia, il Papa abbraccia i profughi: “Oggi il mondo dei migranti è la croce dell’umanità”
Il Pontefice ai migranti: “C’è sempre speranza”. Poi la messa a Rakovsky dove amministra il sacramento della prima comunione a 245 bambini
Sofia – Dopo i momenti dedicati alla preghiera e all’incontro ecumenico, nel secondo giorno di viaggio apostolico in Bulgaria, Papa Francesco, da sempre attento alle periferie esistenziali della società, lascia la Nunziatura Apostolica di Sofia per raggiungere il Centro Profughi “Vrazhdebna”, situato proprio nella periferia della capitale bulgara.
Al suo arrivo, alle ore 8.25 (7.25 ora di Roma), il Papa è accolto dal direttore del Centro e dal direttore della Caritas all’ingresso principale della struttura, un ex edificio scolastico adibito a centro di accoglienza profughi. Quindi si è recato nel refettorio dove si trovavano riunite circa 50 persone tra genitori e bambini. I bambini presenti nel Centro provengono da Siria ed Iraq. Dopo il breve saluto di una volontaria, il canto eseguito dai bambini e il dono dei disegni dei piccoli al Papa, il Pontefice saluta le famiglie accolte nel Centro rivolgendo loro alcune parole.
Il Papa fa riferimento agli “orrori” nel “lasciare la propria patria e cercare di inserirsi in un’altra patria”. “Ma c’è sempre una speranza”, dice nel suo breve intervento. “Oggi il mondo dei migranti e dei rifugiati è un po’ una croce dell’umanità, è una croce che tanta gente soffre”, afferma Pontefice.
“Apprezzo la vostra buona volontà – aggiunge -. Vi auguro il meglio, a voi e ai vostri concittadini che avete lasciato nella vostra patria. Che Dio vi benedica”.
Quindi, impartisce la sua benedizione. Poi il trasferimento in auto all’Aeroporto Internazionale di Sofia per partire alla volta di Plovdiv, da dove poi raggiunge Rakovsky, “cuore” cattolico della Bulgaria, per la messa con le prime comunioni.
Durante la messa nella chiesa del Sacro Cuore di Gesù a Rakovsky, Francesco dà personalmente la prima comunione, uno per uno, a tutti i 245 bambini e bambine provenienti da ogni parte della Bulgaria. Tutti vestiti con tuniche bianche, le bambine anche con una coroncina di fiori bianchi sul capo, in un clima di grande compostezza e devozione e mentre nella chiesa risuonano i canti liturgici, i piccoli comunicandi si sono disposti in fila indiana verso l’altare per ricevere l’ostia consacrata dalle mani del Pontefice.
“Cari bambini vi dò il benvenuto. Sono contento di avervi qui. E voglio farvi una domanda: siete contenti voi di fare la prima comunione? Sicuro?”, dice il Pontefice ai bimbi comunicandi in un botta e risposta fuori programma e ‘a braccio’.
“E perché siete contenti? – prosegue – Perché viene Gesù. Diciamo insieme: sono contento perché viene Gesù. E a voi qui, tutti uniti per ricevere Gesù, vi faccio una domanda: voi siete la stessa famiglia? E come si chiama la nostra famiglia? Il nostro cognome è ‘cristiano’. Com’è il nostro cognome? Va bene. E io nell’omelia ho detto una cosa che vorrei che voi ricordate sempre”.
“Io ho parlato della carta d’identità del cristiano e ho detto questo: la nostra carta d’identità è questa, Dio è nostro padre, Gesù nostro fratello, la Chiesa è la nostra famiglia e noi siamo fratelli, la nostra legge è l’amore. Adesso ripetiamo insieme… Noi siamo nemici, è vero?- No, siamo amici, Noi siamo amici tutti, noi siamo fratelli e la nostra legge è l’amore”, aggiunge il Papa.
Che conclude: “Adesso verrà Gesù. Ognuno di voi, oggi, chieda a Gesù per la vostra famiglia, per i vostri genitori, i vostri nonni, i vostri catechisti, i vostri sacerdoti, i vostri amici. Chiederete a Gesù per tutta questa gente? Benissimo. Adesso continuiamo la messa e ci prepariamo per ricevere Gesù“.
Infine, una “nevicata” di petali di rose bianche dal soffitto della chiesa del Sacro Cuore di Gesù saluta a Rakovsky la fine della messa del Papa. I petali bianchi del fiore simbolo della Bulgaria sono stati fatti cadere dall’alto sulla processione del Pontefice e degli altri prelati, con i piccoli comunicandi e le famiglie, mentre percorrevano la navata per uscire dalla chiesa.
(Il Faro online) – Foto © Vatican Media