Il talento sportivo, Garozzo e Malagò ne parlano al Campus Bio Medico di Roma
I protagonisti del mondo dello sport ne hanno parlato ieri pomeriggio nel convegno organizzato nell’ambito della settimana dello Sport e della Cultura 2019
Il Faro on line – “L’allenamento più duro della mia vita? L’ho affrontato dopo un intervento chirurgico, e nel percorso di recupero mi ha aiutato la mia mentalità da sportivo. Nello sport il talento è importante, ma molto più è il lavoro che c’è dietro”. Si mescolano sport e vita nelle parole di Daniele Garozzo, studente in Medicina e medaglia d’oro alle Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016 nel fioretto individuale e da esse emerge il senso del convegno Sport e Cultura 2019 “Vincono tutti! Al centro dello sport tra talento della persona e del gruppo” che ha gettato uno sguardo sul valore dello sport nella formazione personale.
Tutti vorremmo conoscere la ricetta del record di Pietro Mennea, delle 6 medaglie d’oro di Valentina Vezzali nella scherma e delle innumerevoli vittorie di Federica Pellegrini. Nel mistero del talento c’è il singolo e c’è la squadra, c’è il dono di natura e il lavoro quotidiano svolto nella massima concentrazione. Una miscela sempre diversa, che può restare nascosta ma che una volta emersa può superare ogni frontiera.
“Del mio talento mi sono accorto da solo – racconta Garozzo nell’aula magna dell’Università Campus Bio-Medico di Roma – per me è stato sentire un fuoco che avevo dentro, ho pensato che potevo raggiungere e superare i miei avversari in Italia e all’estero. C’è voluto tempo ma alla fine ci sono riuscito, e non è stata solo una questione di talento. Al confronto con la realtà ho preso tante sberle, però ogni volta, e questo secondo me è il talento, tornavo a casa e dicevo a me stesso ‘cosa posso migliorare per alzare di un capello la mia prestazione?’ e facevo tutto l’impossibile, finché capello per capello ho raggiunto i miei risultati”.
Un metodo che funziona, anche negli studi universitari, tra alti e bassi, paure e speranze, per costruire il successo verso il lavoro della vita. Anche per questo il rettore dell’Università Campus Bio-Medico di Roma Raffaele Calabrò, nel ringraziare tutti gli intervenuti sul palco e nel pubblico ha voluto rappresentare il ruolo dello sport nella vita universitaria. “Per noi lo sport – ha detto Calabrò – cui dedichiamo questa settimana assieme ai temi della cultura, è elemento di formazione, dove una serie di valori, modi di essere, lati del carattere si forgiano nella attività sportiva. Qui in università noi mettiamo passione e voglia di riuscire, come una squadra che vuole vincere insieme e soprattutto vuole forgiare le persone di domani”.
Assieme a loro il presidente del Coni Giovanni Malagò che, da dirigente di lungo corso dello sport italiano e testimone dello sport internazionale, ha ripercorso la storia dei grandi campioni da angolature inedite ricordando che “Il talento è qualcosa di difficilmente etichettabile, è fondamentale ma spesso è nascosto: per questo ci vuole qualcuno o qualcosa che lo scopra. I campioni si costruiscono con l’impegno e la preparazione” ha concluso, citando le storie di Valentina Vezzali, Federica Pellegrini e Pietro Mennea, campioni che, oltre a notevoli caratteristiche fisiche, hanno potuto incontrare sulla loro strada maestri importanti, occasioni decisive e la possibilità di allenarsi, studiare, migliorarsi per valorizzare a pieno quel talento, arrivando a risultati come quel record europeo dei 19.72 ancora oggi imbattuto.