4 team domani per la finale A. La 4×400 maschile per la massima gara B. Chigbolu, Jacons e Tortu tra i migliori
Il Faro on line – Una serata da ricordare per la Nazionale azzurra, che coglie a Yokohama, nella prima giornata delle IAAF World Relays, il mondiale di staffette, una serie di risultati da incorniciare.
In definitiva, piazza in finale 4 dei 5 quartetti schierati (qualificate le due 4×100 metri, la 4×400 metri donne e quella mista), con i ragazzi del miglio entrati comunque nella finale B di domani (e quindi virtualmente in corsa per i Mondiali di Doha).
Alla rassegna iridata “maggiore” possono già pensare le due 4×100 metri (superlativa la staffetta maschile, terzo tempo delle batterie con 38.29, seconda prestazione italiana di sempre; 43.40 per le bravissime ragazze), e la staffetta mista, premiata anche dalla coraggiosa strategia (da ricordare l’immagine della Lukudo battagliare nei metri conclusivi con gli uomini di Stati Uniti e Polonia; anche in questo caso Italia al terzo tempo, 3:16.12).
Domani il DT Antonio La Torre e lo staff della velocità potrebbero rimescolare qualche carta nel folto gruppo delle staffette 4×400, con il fine di provare a chiudere il cerchio della qualificazione ai Mondiali. Per il quartetto del miglio femminile basterà arrivare al traguardo, dopo aver guadagnato la finale in 3:29.08, e all’appello manca la 4×400 maschile, qui comunque abile a destreggiarsi in una batteria proibitiva e a correre in un accettabile 3:03.97.
4×400 donne
La Q maiuscola è il simbolo più giusto per descrivere la prova delle azzurre della 4×400. Esemplari per piglio, convinzione, determinazione, fino alla qualificazione diretta alla finale, che vuol dire aver messo molto più che un’ipoteca sulla qualificazione ai Mondiali (la certezza si avrà domani, dopo aver tagliato il traguardo ed essere state inserite ufficialmente in classifica). Maria Benedicta Chigbolu corre benissimo, forte e con giudizio: cambia praticamente sulla linea delle prime, innescando nel migliore dei modi le compagne con scudetto tricolore. Ayomide Folorunso entra sul rettilineo da seconda, ma nei metri conclusivi infila la statunitense Lavender e lancia Elisabetta Vandi al comando. Sembra di sognare (per le italiane frazioni da 51.7 e 51.1), con le altre che sono sempre più staccate, ad inseguire. La Atkins rimette le cose in ordine superando la Vandi, ma Chiara Bazzoni, la capitana, nella quarta e ultima parte di gara, stringe i denti e conserva il secondo posto (3:29.08) che vale la qualificazione alla finale di domani (ore 12:21 italiane). Polonia e Gran Bretagna, in prima batteria, guadagnano l’accesso diretto alla finale (rispettivamente con 3:28.05 e 3:28.31), imitate, nella terza, da Canada e Giamaica; Svizzera e Francia se la cavano con i ripescaggi. L’Italia ha il sesto posto in base ai tempi.
4×400 uomini
È il momento più difficile, con la prova più ardua per i colori azzurri, anche perché l’Italia pesca la batteria con Stati Uniti, Giamaica e Gran Bretagna (oltre all’Australia e alla Repubblica Ceca di Pavel Maslak). Daniele Corsa e Michele Tricca provano a limitare i danni in avvio, ma appare subito chiaro che ci sarà da soffrire. Le sportellate diventano la norma nelle ultime due frazioni, con Edoardo Scotti e Alessandro Sibilio che, pur pagando dazio, sono bravi a non perdere mai completamente contatto. Il crono finale (3:03.97) non è particolarmente premiante, ma tiene comunque viva la speranza di accedere al Mondiale (decimo tempo delle batterie, nella finale ci sono due pass per il Qatar). Non si va per niente piano, ma a regnare è soprattutto l’equilibrio: tra il 3:02.02 degli Stati Uniti e il quinto posto del Sudafrica, ci sono poco più di sette decimi. Passano le prime quattro della batteria degli azzurri, con la qualificazione per l’Australia (ultimo tempo utile di ripescaggio) fissata a 3:03.53.
4×100 donne
La sorpresa più bella arriva dalle sprinter, che firmano un buon 43.40 e, nell’ecatombe di testimoni finiti per terra (out Sudafrica, Polonia, e Gran Bretagna) entrano a pieno titolo (sesto tempo complessivo) nella finale di domani, guadagnando il pass per il Mondiale di Doha. Johanelis Herrera centra un avvio molto efficace, e lancia nel migliore dei modi Gloria Hooper; la veneta libera tutti i cavalli che tiene sotto al cofano, e disegna un buon cambio con Anna Bongiorni; non accade lo stesso, purtroppo, con Irene Siragusa, ma questo serve solo a capire come ci sia margine per limare ancora qualcosa al risultato odierno. La terza batteria, quella delle azzurre, è quella che qualifica più finaliste: l’Italia è quarta dietro Germania (43.03), Giamaica e Australia, ma meglio di tutte, con margine molto più che ampio, fanno le americane, che chiudono in 42.51, miglior prestazione mondiale dell’anno. Danimarca (43.90) e Ghana (44.12) fanno molto peggio delle italiane, ma passano con Q maiuscola. Come contraltare, Trinidad finisce fuori malgrado il settimo tempo (43.67).
4×100 uomini
C’era attesa per la prova degli uomini jet fasciati d’azzurro, inutile negarlo. Per mesi si è favoleggiato sulle potenzialità di quello ritenuto da molti come il miglior gruppo di velocisti da diversi decenni a questa parte. E una volta messa a terra, la macchina ha fatto il figurone sognato da tutti. Fausto Desalu, Marcell Jacobs, Davide Manenti, e Filippo Tortu sono un concentrato di dinamite, e basta poco per capirlo: poco più di trentotto secondi, 38.29, per la precisione (per dire: secondo tempo di sempre, dietro il 38.17 del record italiano di Barcellona 2010). L’Italia vince la seconda batteria con margine ampio sui francesi (38.46), superata, nella lista complessiva, dalla Gran Bretagna (38.11, vincitrice della prima), e dal Brasile (38.22, che le è in scia). Gli Stati Uniti chiudono in 38.34, e va bene che non c’è Lyles, ma nel quartetto ci sono anche personaggi come Rodgers e Gatlin. L’esame della corsa lascia solo soddisfazione: Desalu non è un partente, questo lo si sa, ma la sua entrata in zona cambio è furiosa, e lancia bene un Jacobs finalmente (da ripetere: finalmente) privo dei lacci mentali che hanno finora condizionato la sua resa a livello internazionale. Ancora un buon cambio con Manenti, e poi testimone nelle mani di un Filippo Tortu che sembra correre sui binari, talmente è in assetto. Domani sarà un’altra gara, in diversi quartetti entreranno dei big oggi tenuti a riposo, ma il ghiaccio ormai è rotto, e la 4×100 italiana può guardare con ottimismo (meglio ancora sarebbe dire: fame) alla finale di domani e ai mesi – agli anni – che verranno.
4×400 mista
Si chiude con la 4×400 mista, dove l’Italia prova l’azzardo. Contrariamente a quanto fatto da tutti gli avversari, i tecnici azzurri fanno una mossa a sorpresa, non scegliendo la combinazione praticata da quasi tutti (uomo-donna-donna-uomo), ma alternando uomini e donne. Fanno lo stesso, ma con combinazione opposta (donna-uomo-donna-uomo) i soli Stati Uniti. La mossa lancia l’Italia in testa da sola: Davide Re è bravo a chiudere al comando, e a permettere a Giancarla Trevisan di scappar via. Andrew Howe si ritrova in una situazione (per lui) scomoda, quella della lepre, ma si destreggia senza troppo patire, e consegna il testimone ad una scatenata Raphaela Lukudo, il cui compito sarà quello di resistere agli ultimi due frazionisti (uomini) di Polonia e Stati Uniti. I due lottano allo spasimo per colmare il gap, impresa che alla fine riesce, ma davvero di un soffio: vince la Polonia, 3:15.46, davanti agli americani (3:16.01), e agli azzurri, il cui 3:16.12, terzo tempo assoluto del turno, non è record italiano ma – tecnicamente parlando – migliore prestazione italiana: il primo gennaio 2020 verrà infatti considerato record italiano il miglior tempo fatto segnare da un quartetto italiano inferiore ai 3:16. Cosa che in realtà, a volerla dire tutta, potrebbe in teoria accadere già domani.
Fonte : fidal.it (a cura di Marco Sicari)
Foto : Sedres Iaaf/Fidal