Il Papa: “Vorrei che i romani riconoscessero la misericordia della loro Chiesa”
In piazza San Pietro la Veglia di Pentecoste alla presenza di migliaia di fedeli romani. Il Pontefice: “Lasciamoci prendere per mano dallo Spirito Santo, solo così ascolteremo il grido di questa città”
Città del Vaticano – Lo Spirito Santo “trasforma” la Chiesa in un “grembo di misericordia, cioè in una ‘madre dal cuore aperto per tutti! Quanto vorrei che la gente che abita a Roma riconoscesse la Chiesa, ci riconoscesse per questo di più di misericordia, per questo di più di umanità e di tenerezza, di cui c’è tanto bisogno! Si sentirebbe come a casa, dove si è sempre benvenuti e dove si può sempre ritornare. Si sentirebbe sempre accolta, ascoltata, ben interpretata, aiutata a fare un passo avanti nella direzione del regno di Dio… Come sa fare una madre, anche con i figli diventati ormai grandi”.
E’ il messaggio che Papa Francesco rivolge alla Città Eterna, Roma, la Capitale d’Italia, che da secoli ospita le spoglie degli apostoli Pietro Paolo. Un desiderio, quello del Pontefice, che arriva durante la celebrazione della Veglia di Pentecoste, celebrata in una piazza San Pietro gremita da migliaia di fedeli, soprattutto romani, che al termine della celebrazione hanno dato vita a un lungo pellegrinaggio, tra le strade del centro storico, che ha come meta il Santuario del Divino Amore.
Già dalle 14 tutta l’area intorno al Vaticano era stata transennata e alte sono le misure di sicurezza, come accade per le grandi celebrazioni. Il cardinale vicario, Angelo De Donatis, nei giorni scorsi aveva scritto a tutti i parroci chiedendo di sospendere le veglie nelle chiese per consentire ai fedeli la partecipazione alla messa con il Papa. Massiccia la presenza dei movimenti ecclesiali, tra i quali il Cammino Neocatecumenale, per i quali la festa di Pentecoste è particolarmente importante.
Nella sua omelia, il Papa ricorda come “il fiume d’acqua viva” dello “Spirito Santo scaturisce dal grembo di Gesù, dal suo fianco trafitto dalla lancia (cfr Gv 19,36)”, lavando e fecondando “la Chiesa, mistica sposa rappresentata da Maria, nuova Eva, ai piedi della croce”.
Fa notare che è l’azione dello Spirito a “trasformare” la Chiesa in un “grembo di misericordia”. Quindi, un pensiero per la sua Chiesa, quella di Roma, di cui è vescovo: “Quanto vorrei che la gente che abita a Roma riconoscesse la Chiesa, ci riconoscesse per questo di più di misericordia, per questo di più di umanità e di tenerezza, di cui c’è tanto bisogno!”.
A tal proposito, Bergoglio ricorda “che 75 anni fa, l’11 giugno del 1944, il Papa Pio XII compì uno speciale atto di ringraziamento e di supplica alla Vergine, per la protezione della città di Roma. Lo fece nella chiesa di Sant’Ignazio, dove era stata portata la venerata immagine della Madonna del Divino Amore“.
E precisa: “L’Amore Divino è lo Spirito Santo, che scaturisce dal Cuore di Cristo. È Lui la ‘roccia spirituale’ che accompagna il popolo di Dio nel deserto, perché attingendone l’acqua viva possa dissetarsi lungo il cammino”.
Spirito Santo, soffia nei nostri cuori e facci respirare la tenerezza del Padre. Soffia sulla Chiesa perché porti con gioia il Vangelo. Soffia sul mondo il fresco ristoro della speranza. #Pentecoste
— Papa Francesco (@Pontifex_it) 8 giugno 2019
Anche oggi, come in ogni tempo, prosegue il Papa. “c’è chi cerca di costruire ‘una città e una torre che arrivi fino al cielo’. Sono i progetti umani, anche i nostri progetti, fatti al servizio di un ‘io’ sempre più grande, verso un cielo dove non c’è più spazio per Dio“.
“Dio ci lascia fare per un po’, in modo da farci sperimentare fino a che punto di male e di tristezza siamo capaci di arrivare senza di Lui… Ma lo Spirito del Cristo, Signore della storia, non vede l’ora di buttare all’aria tutto – dice il Pontefice -, per farci ricominciare!”.
Noi siamo sempre un po’ ‘stretti’ di sguardo e di cuore; lasciati a noi stessi finiamo per perdere l’orizzonte; arriviamo a convincerci di aver compreso tutto, di aver preso in considerazione tutte le variabili, di aver previsto cosa accadrà e come accadrà… Sono tutte costruzioni nostre che si illudono di toccare il cielo. Invece lo Spirito irrompe nel mondo dall’Alto, dal grembo di Dio, lì dove il Figlio è stato generato, e fa nuove tutte le cose.
Oggi, prosegue Bergoglio, “celebriamo il primato dello Spirito, che ci fa ammutolire di fronte all’imprevedibilità del piano di Dio, e poi trasalire di gioia: ‘Allora era questo che Dio aveva in grembo per noi!’: questo cammino di Chiesa, questo passaggio, questo Esodo, questo arrivo alla terra promessa, la città-Gerusalemme dalle porte sempre aperte per tutti, dove le varie lingue dell’uomo si compongono nell’armonia dello Spirito“.
“E se abbiamo presenti le doglie del parto – ammonisce il Papa -, comprendiamo che il nostro gemito, quello del popolo che abita in questa città e il gemito del creato intero non sono altro che il gemito stesso dello Spirito: è il parto del mondo nuovo. Dio è il Padre e la madre, Dio è la levatrice, Dio è il gemito, Dio è il Figlio generato nel mondo e noi, Chiesa, siamo al servizio di questo parto”.
Il Papa invita tutti i fedeli romani a lasciarsi “prendere per mano dallo Spirito e portare in mezzo al cuore della città per ascoltarne il grido, il gemito”.
Infine, rivolgendosi al clero diocesano, afferma: “Per mettersi in ascolto del grido della città di Roma, anche noi abbiamo bisogno che il Signore ci prenda per mano e ci faccia ‘scendere’ in mezzo ai fratelli che abitano nella nostra città, per ascoltare il loro bisogno di salvezza, il grido che arriva fino a Lui e che noi abitualmente non udiamo. Si tratta di aprire occhi e orecchie, ma soprattutto il cuore, ascoltare con il cuore”.
Solo allora, conclude il Papa, “ci metteremo in cammino davvero. Allora sentiremo dentro di noi il fuoco della Pentecoste, che ci spinge a gridare agli uomini e alle donne di questa città che è finita la loro schiavitù e che è Cristo la via che porta alla città del Cielo”.
(Il Faro online)