Dopo l’episodio della maestra arrestata nel 2017, arrivano altri casi su cui indaga la magistratura. Comminati tre provvedimenti di interdizione.
Fiumicino – La notizia è ancora riservata, e nelle prossime ore dovrebbe essere ufficializzata dall’Autorità Giudiziaria, ma a Fiumicino è tornato l’incubo delle maestre violente.
Dopo il caso del 27 marzo 2017 (leggi qui) quando una maestra fu prelevata a scuola per essere portata ai domiciliari con l’accusa di maltrattamenti sui bambini, adesso è la volta di ben tre provvedimenti per due scuole diverse.
Interdizione dall’insegnamento
Stamattina infatti, a quanto risulta in esclusiva al faroonline.it, sono stati notificati due provvedimenti di “interdizione dall’insegnamento” a due maestre di una scuola dell’infanzia di Fiumicino. Tre mesi fa invece, ma la notizia è rimasta riservata, un analogo provvedimento di “interdizione dall’insegnamento” è stato comminato a una maestra in una scuola nella zona nord del Comune, per una vicenda che avrebbe interessato un bambino disabile.
In tutti e tre i casi, due – come detto – proprio di stamattina, non si parlerebbe di arresto in quanto non si tratterebbe di violenze di tipo fisico; ma essendo classificabili per lo più come violenze psicologiche, il provvedimento restrittivo non riguarda la libertà personale bensì si limita a privare l’indagato momentaneamente – in attesa di un eventuale processo – di ogni pubblico ufficio, della qualità di tutore o di curatore, dei gradi e delle dignità accademiche.
Quattro provvedimenti in due anni
In attesa di un’ufficializzazione da parte delle autorità costituite, non possiamo fornire ulteriori dettagli, ma nelle prossime ore tutto il quadro diventerà più evidente. Di certo è un quadro a tinte fosche, visto che nel giro di due anni siamo al quarto provvedimento giudiziario riguardante presunti maltrattamenti, fisici o psicologici, nei confronti di bambini nel contesto scolastico locale.
Un problema che coinvolge l’intero settore scolastico italiano, vista la frequenza di notizie di reato in questo senso.
Il lavoro sulle scuole deve essere costante e capillare, a tutti i livelli, da quello comunale a quello statale. In particolare una delle cause scatenanti, il fenomeno del burnout (il lavoratore che ne è soggetto, arriva al punto di “non farcela più” e si sente insoddisfatto e prostrato dalla routine, arrivando fino all’indifferenza, malevolenza e cinismo verso i destinatari dell’attività lavorativa, fossero anche bambini) è ormai troppo evidente per essere lasciato nel dimenticatoio.
La violenza sui minori non può e non deve essere liquidata dalla politica affidandosi alla buona sorte, sperando che non accada o non riaccada sui territori, né affrontata solamente quando si crea il caso.
(Il Faro on line)