Milano Cortina 2026, Malagò: “Vittoria netta, la Raggi non mi diede fiducia”
Era stato così per Roma 2024. Lo stop della Sindaca aveva spento il sogno olimpico. Un altro capitolo allora si era aperto, con gli appoggi di Sala e Zaia. E ieri la vittoria al Cio.
Il Faro on line – Lo aveva detto di fronte ad una platea assiepata. Al Salone d’Onore del Coni, autunno entrante 2016, il presidente del Coni Giovanni Malagò aveva rinunciato a Roma 2024. Applausi al termine del suo discorso. Tutti in piedi. Per ammirare un manager che tanto si era speso per la candidatura romana e italiana.
Era stata la sindaca Raggi quel pomeriggio di settembre a negare ai due presidenti l’incontro definitivo, per dire al Cio che Roma poteva correre per il 2024. Giovanni Malagò e Luca Pancalli, Coni e Comitato Italiano Paralimpico, non erano stati ricevuti. La spiegazione poi della Prima Cittadina e le Olimpiadi del “mattone” come lei stessa le aveva apostrofate, per sempre nell’oblio. Si è complimentata ieri con Milano e Cortina, con un tweet che ha fatto discutere, dopo il suo no per Roma: “Olimpiadi Invernali del 2026 si faranno in Italia – ha scritto la Raggi sulla sua pagina ufficiale Twitter – complimenti a tutti coloro che hanno lavorato per questo risultato. Congratulazioni ai colleghi sindaci Sala e Ghedina, buon lavoro”.
E’ tornato il Presidente del Coni sulla vicenda del mancato sogno olimpico della Capitale: “Roma 2024? La Raggi non mi ha dato fiducia, Sala e Ghedina invece sì, questa è la verità”. Poche parole ma chiare, che hanno riportato alla mente la tormentata vicenda e il dolore. E da quel dolore è nata la candidatura di invernale di Milano e Cortina. Anche il Movimento 5 Stelle ha voluto rispondere a Malagò: “Roma non può permettersele, le Olimpiadi sarebbero costate ai cittadini 2 miliardi di euro“. Proteggere Roma e i romani allora.
Ma non sono stati di questo avviso gli amministratori del nord. Probabilmente. E allora Immediatamente Sala e Maroni si erano fatti avanti allora, insieme a Zaia. Ma era prematuro pensare di intraprendere un’altra avventura olimpica, con le ferite ancora aperte. E diplomaticamente non era consigliato. E allora sono passati due anni. E la macchina si è rimessa in moto. Quella mattina al Coni, pianse Diana Bianchedi. Fragile e piena di domande. Non se lo spiegava il no della Sindaca, anche perché la delegazione non era stata ricevuta in Campidoglio. Un no netto. E basta. E ieri Malagò ha preso in braccio una delle sue migliori manager. L’ha portata in trionfo sotto il cielo di Losanna, perché è stata soprattutto lei l’autrice del dossier olimpico. Ex atleta per le esigenze di tutti gli atleti. Perfezione, organizzazione, creatività. E quei 10 minuti di percorrenza tra i siti alberghieri e di gara importantissimi per abbattere i tempi. E i ritardi. E’ una delle voci fondamentali per ottenere il si del Cio. E Diana c’è riuscita. Ha pianto la campionessa olimpica di scherma, alla decisione dell’Assemblea Olimpica. Stavolta di felicità, come faceva in pedana con il suo fioretto in mano. E’ impazzita di gioia, insieme alla Delegazione Italiana. Entusiasta, sorridente e competente. Un’altra medaglia d’oro da festeggiare. Quella per Milano e Cortina: “Una netta vittoria dell’Italia – ha commentato Malagò a margine dell’assegnazione – una scommessa diventata realtà”. Battute e ribattute dai media le sue parole.
E’ lui il trionfatore principale. Il punto importante della sua campagna elettorale nel 2011. Candidato Presidente del Coni con il sogno di eguagliare Giulio Onesti. Riportare le Olimpiadi in Italia, a Roma. Non si è arreso Malagò. Ha puntato dritto e ha ripreso in mano la sfida: “Mi ricandido alla presidenza del Coni”. Ha dichiarato. Quella presidenza che in caso contrario sarebbe stato pronto a lasciare. E dopo Roma 2024 vacillava la sua decisione. Vorrà accompagnare la sua creatura il più lontano possibile.