Caso Orlandi, ritrovati due ossari: nuove indagini in Vaticano
Saranno esaminati il 20 luglio i resti umani contenuti in due ossari individuati all’interno del Cimitero Teutonico
Città del Vaticano – Dopo il colpo di scena delle due tombe reali trovate completamente vuote (leggi qui), in Vaticano continuano le indagini sulla scomparsa di Emanuela Orlandi.
Come aveva annunciato il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Alessandro Gisotti, all’interno delle mura leonine si sono susseguiti “accertamenti sia di carattere documentale che di carattere logistico” per verificare le conseguenze delle ristrutturazioni effettuate in passato nel Cimitero Teutonico, il camposanto all’interno del quale, secondo una segnalazione anonima pervenuta alla famiglia Orlandi (leggi qui), dovevano trovarsi i resti della giovane scomparsa 36 anni fa.
“Tali ispezioni hanno portato alla individuazione di due ossari” che “sono stati immediatamente sigillati per il successivo esame e repertazione dei materiali ossei“. La ripresa delle attività peritali è stata fissata – informa il portavoce Gisotti – per sabato 20 luglio, alle ore 9.00.
A disporlo la magistratura vaticana, prevedendo la presenza dei periti dell’Ufficio e di quelli nominati dalla famiglia Orlandi, nonché del personale specializzato del Corpo della Gendarmeria e delle stesse maestranze già impiegate.
Il caso Orlandi…
Trentasei anni sono passati da quel 22 giugno del 1983 quando sparì nel nulla Emanuela Orlandi, la figlia quindicenne di un dipendente del Vaticano. Anni di indagini, di illazioni, depistaggi, che hanno portato ad una altalena di speranze e delusioni. Uno dei grandi misteri d’Italia.
La famiglia non si è mai arresa. “E’ un sacrosanto diritto avere verità e giustizia, non ci rinunceremo mai“, aveva detto, in occasione dell’ultimo anniversario della scomparsa, il fratello Pietro che, dopo la chiusura delle indagini da parte della Procura di Roma, è tornato a chiedere giustizia direttamente al Tribunale Vaticano.
E infatti da alcuni mesi la denuncia di scomparsa è di nuovo sui tavoli della Gendarmeria e del Promotore di Giustizia. La famiglia Orlandi l’aveva presentata per la prima volta un anno fa, lo scorso novembre. Il fascicolo è stato aperto “ma da allora non è stato fatto niente, non è stato interrogato nessuno”, ha denunciato più volte l’avvocato Laura Sgrò, legale di Pietro Orlandi.
Che invano ha anche chiesto che venisse sentito il boss mafioso Pippo Calò, oggi 87enne, attualmente detenuto al 41 bis nel carcere di Opera. All’epoca dei fatti, nel 1983, era a Roma, era un personaggio a conoscenza “di quello che succedeva”, collegato alla banda della Magliana, ritenuta invischiata nella scomparsa della ragazza.
Emanuela Orlandi, che oggi avrebbe cinquant’anni, scompare verso le 19 del 22 giugno 1983, dopo essere uscita da una scuola di musica. La ragazza è la figlia quindicenne di un messo della prefettura della Casa pontificia ed è cittadina del Vaticano.
… e l’intreccio con Gregori
A maggio era già scomparsa un’altra ragazza romana, Mirella Gregori, coetanea di Emanuela, e i due casi vengono quasi subito collegati. In questi termini – come di “una stessa cosa” – ne parla Ali Agca, l’attentatore del Papa, ma non sono mai emersi elementi concreti che avvalorassero questa pista. Mirella Gregori, figlia dei titolari di un bar di via Volturno, a Roma, studentessa, non conosceva Emanuela Orlandi, nè le due ragazze avevano frequentazioni in comune.
Mirella scomparve dopo aver detto alla madre che “aveva un appuntamento” presso il monumento al bersagliere di Porta Pia con un vecchio compagno di classe, che peraltro quel pomeriggio era impegnato altrove. Da quel momento la famiglia non ha più avuto notizie della ragazza.
Tornando al caso di Emanuela, quella che sembrava la comune scomparsa di una adolescente si trasforma in un ‘giallo’ internazionale che coinvolge in pieno la Santa Sede. Il presunto rapimento finisce infatti per intrecciarsi anche con l’attentato di Agca contro Wojtyla. Il Papa interviene con diversi appelli. La presenza di Emanuela Orlandi, negli anni, è poi segnalata in diverse località ma le rivelazioni non risultano mai attendibili. Senza elementi, la prima inchiesta viene chiusa nel luglio 1997.
Il “coinvolgimento” della mafia
Poi la banda della Magliana, che spesso era stata tirata in ballo nella vicenda, rientra in primo piano a giugno 2008 con le dichiarazioni di Sabrina Minardi, compagna di Enrico De Pedis, uno dei capi della banda. Emanuela Orlandi sarebbe stata uccisa dopo essere stata tenuta prigioniera nei sotterranei di un palazzo vicino all’Ospedale San Camillo.
Ma neanche su questa pista emergono prove concrete. Nulla di fatto neanche dopo le analisi svolte sulle ossa rinvenute nella cripta di Sant’Apollinare, a Roma, nella quale era stato seppellito De Pedis. Nel 2016 l’archiviazione dell’inchiesta da parte della Procura di Roma, confermata dalla Cassazione. Ma la famiglia va avanti, non si arrende. E si rivolge alla magistratura vaticana.
(Il Faro online)