Ventotene mia lancia una proposta: “Si intititoli una via o una piazza a Beniamino Verde”
Coraggio: “È una operazione di pacificazione culturale della quale Ventotene ha estremamente bisogno.”
Ventotene – Consegnare il ricordo di un personaggio – come lo è stato Beniamino Verde per Ventotene – alla storia. Perché non diventi solo un nome tirato fuori nei “discorsi dei grandi”, ma perché, finalmente, possa avere un riconoscimento tangibile di quello che è stato, e di quello che ha significato il suo passaggio per tutti gli isolani.
È la proposta lanciata sui social dall’associazione di promozione turistica “Ventotene mia”. Il 14 luglio di vent’anni fa, a causa di un tragico incidente stradale sulla Pontina, a Ventotene venivano strappati Beniamino Verde e Gaetano “Nino” Montano, rispettivamente sindaco e vice sindaco dell’isola.
E Daniele Coraggio, presidente di “Ventotene mia”, Beniamino Verde lo ricorda così: “Per i nati negli anni 50, Beniamino è stato il collante e il riferimento di una “fazione”, perché l’isola era di fatto divisa in due grandi famiglie, rappresentative di obiettivi e visoni differenti.
Per quelli della mia generazione è stato il Sindaco che si divideva tra la bottega di generi alimentari di Piazza Castello ed il palazzo comunale.
Una figura POP, avvolta da una nuvola di Nazionali fumate senza filtro, legata a doppio filo all’isola e al suo futuro.
Un futuro pensato, sognato e realizzato in quasi 30 anni di battaglie politiche.
Beniamino è stato il Sindaco del “benessere”, progressista, intuitivo, lungimirante, che ha segnato un solco ancora oggi ben visibile nelle cose e nelle persone. Una politica fatta di gesti concreti, ma anche di “pugni sul tavolo”, di visione e di scelte avvenieristiche, di passione e condivisone con la Comunità isolana. ”
E, ancora, sottolinea Coraggio: “Una eredità pesante quella di Beniamino, da raccogliere come sfida per i Ventotenesi di domani. Una eredità legata indissolubilmente al concetto di Appartenenza, di Territorio, di Identità, di Memoria, dalla quale nessuno può prescindere, soprattutto una Amministrazione attenta, poiché potrebbe avviare l’iter per un riconoscimento istituzionale che consegni alla storia, la figura del personaggio.”
Ricordarlo, quindi, sarebbe molto più di un simbolo, ma un gesto di riconoscenza della propria appartenenza, delle lotte che un’isola così piccola è costretta quotidianamente a vivere per non sopperire nel gigantesco mare di realtà più grandi e, ancora, per non perdere quell’identità che, nell’epoca dell’era digitale, è sempre più sottile.
Anche perché, come sottolinea lo stesso Coraggio, per ricordarlo basta poco: “Una via, un vicolo, uno slargo, una piazzetta, una targa commemorativa, qualcosa che renda merito a chi, nel corso della vita si è speso per il paese.”
E, ancora, conclude Coraggio, lanciando un’ulteriore sfida: “Ricordare Beniamino per poi ricordare tutti quelli che hanno contribuito alla crescita della nostra comunità: mi vengono in mente Enzo Romano, Gabriele Panizzi, Umberto Assenso, Don Paolo Capobianco, Marianna Taliercio, Fortunato Verde, nomi elencati non a caso ma dai quali avviare un dibattito serio e costruttivo per ripartire da chi ha lasciato un segno nella storia dell’isola. E’ una operazione di pacificazione culturale della quale il paese ha estremamente bisogno.”
(Il Faro on line)