Davide Re primatista dei 400 metri: “Un record bellissimo, un misto tra obiettivo e sogno”
Racconta il suo primato l’atleta delle Fiamme Gialle. Conquistato prima a Ginevra e poi abbassato in Francia. Un assoluto 44”77 solo per lui. Il segreto ? Metodo, impegno e sacrificio. E in rettilineo libera se stesso..
Il Faro on line – Non se n’è accorto subito Davide. Era arrivato secondo a La Chaux-de-Fonds dietro al colombiano José Zambrano. E si era anche arrabbiato per questa sua posizione non voluta. Voleva correre forte. Tantissimo forte e raggiungere vette altissime sui 400 metri. Soprattutto dopo la fresca conquista del primato. Poi ha guardato il tabellone del Resisprint. E ha compreso. Ecco il record italiano nel giro di pista. Suo solo suo. Quello di sempre. 44”77 di gloria. E allora ecco la festa. A meno 24 centesimi da 45”01. E’ stato il tempo del primo arrivato a far scattare in lui l’allarme. Il colombiano aveva corso in 44”68. E lui subito dietro, vicinissimo. Quanto sarebbe stato il suo crono allora ? Da primato assoluto. Il sogno realizzato allora per il quattrocentista delle Fiamme Gialle: “Un misto tra un obiettivo e un sogno”. Lo dice a Il Faro on line il Re dei 400 metri piani italiani. E Davide Re ne parla con emozione ancora.
Quel giorno al Meeting di Francia ha scritto la storia del mezzofondo azzurro. Ha migliorato il suo record già preso 15 giorni prima a Ginevra. In quell’occasione ha strappato il primato a Matteo Galvan. Anche lui atleta delle Fiamme Gialle. 45”12 per Galvan. E 45”01 per Davide. Targato 2019. Meno 11 centesimi. Un lavorone fatto nelle gambe e non solo. E ce l’aveva già da un anno addosso il record conquistato e poi ulteriormente abbassato. Fino a 44”77. Lo racconta mentre ritorna a Rieti dalla Diamond League di Montecarlo. Qualche chilometro da casa sua, la tappa internazionale di atletica leggera del 15 giugno scorso. La Liguria molto vicina al Principato francese. E tutta per lui la curva. Piena zeppa di italiani. Mentre passeggiava verso i blocchi di partenza a ritroso, accanto al suo amico Yaresich, il calore del pubblico per Davide aveva colpito anche quest’ultimo: “Come mai tutto questo tifo per te?”. Aveva chiesto il suo avversario della serata. Aveva sorriso Davide, perché sapeva. Imperia molto vicina. Come vicini amici e famiglia. E allora tutti all’Herculis della Iaaf Diamond League per tifare il loro beniamino: “Abito qui vicino”. Aveva risposto Re. Ma quella gara non è andata come lui aveva sperato. Troppa bolgia intorno agli atleti probabilmente e quello sparo dello start non sentito bene ha creato confusione. Era partito ugualmente Davide verso il traguardo. A schizzo verso il primo rettilineo, ma si era fermato poi sui 150 metri. Un vero peccato. Lo ammette anche lui. I primi 100 metri corsi intorno agli 11”03 e cosa sarebbe stato quel tempo sul traguardo della Diamond League di Montecarlo ? Un tempone sicuramente. Pazienza. Si guarda avanti e Davide è tornato sui blocchi ad onorare la sua presenza in gara per omaggiare anche il suo pubblico accorso. 46”21 il crono sul traguardo all’Herculis. Un tempo che non va, secondo lui. Si può fare meglio. Si deve fare meglio. E ce l’ha nelle gambe allora questo tempo di record. Lo tiene stretto stretto sui suoi muscoli di campione gialloverde, ad un paio di mesi da Yokohama.
E’ cominciata lì la sua grande stagione all’aperto. Un tempo eccezionale in staffetta per la sua propria frazione ai Mondiali di specialità. Alla terza uscita stagionale, ecco un eccezionale 44”67 sul traguardo nella finale B della 4×400 maschile. E tutte facce stupite. Davide lo sapeva tuttavia. Si conosce. E conosce il grande lavoro di preparazione che sta svolgendo con Chiara Milardi al Guidobaldi di Rieti. Allenamenti sui 400, tantissimi. E solo per arrivare in alto, sempre di più. Falcate ampie e soprattutto sul rettilineo. Davide si esprime meglio in questa parte di pista. Soffre un po’ la curva, allora si sacrifica per scattare libero sulla parte retta di pista: “Mi lascio andare e mi esprimo meglio”. Libero e veloce. E’ quest’ultima una delle caratteristiche principali che deve avere un mezzofondista. Aveva iniziato con la campestre e con le distanze lunghe da ragazzino, poi ecco la 400. Hanno colto le sue doti gli allenatori. Forza esplosiva e velocità. Il mix perfetto per i 400 metri piani. Lo dice Davide. Consigliando. E’ numeroso il popolo dell’atletica leggera in Italia. E tanti sono gli amatori e i master che corrono le distanze lunghe. Hanno applaudito Davide Re, per il suo record italiano conquistato prima e poi abbassato di 11 centesimi, fino a 44”77. Su domanda de Il Faro on line, consiglia di crederci sempre in pista. Sacrifici e impegno. Costanza. Tantissima. Soprattutto per il mezzofondo e per quel traguardo che arriva dopo il giro di pista. Un po’ come i 1500 del nuoto. Avanti e indietro ecco le 50 vasche da fare. Con pazienza. Stessa cosa in pista. 400 metri da urlo, solo se il cuore resiste. Resistenza allora e forza esplosiva. Nelle gambe.
L’obiettivo sono i Mondiali. La finale dei Mondiali. Davide è già qualificato in staffetta, grazie al risultato di Yokohama. Per i 400 lo ha preso questo sogno di Doha, conquistandosi il record italiano. Il minimo stabilito dalla Iaaf è di 45”30. E allora nessun problema. Già staccato il pass iridato anche nel giro di pista. Ma non solo. Potrà probabilmente anche correre la sua distanza dei sacrifici e dell’impegno anche alle Olimpiadi. Wow. Proprio così. E già 12 mesi prima. Ecco il pass. 45”90 il tempo da eguagliare o da battere per volare a Tokyo 2020. Il 45”01 come il 44”77 lo portano di diritto anche sotto al Monte Fuji. In teoria è così. Lo spiega Davide. Ma bisognerà restare su questi tempi importanti e dimostrare alla Fidal che il Re il prossimo anno sarà ancora in forma. I tempi segnati sino ad ora lo confortano tanto. Tantissimo. Come non potrebbero ? 45”01 prima a Ginevra e poi due settimane dopo di nuovo record. L’italiano di sempre. Sotto i 44 secondi. Solo lui. E se Davide conquistasse la finale dei Mondiali cosa succederebbe ? Lui dichiara: “Sarei il primo italiano della storia a correrla. Ma l’importante è arrivarci intanto”. Il tempo di 44”07 gli garantisce l’entrata nella gara per le medaglie e lui allora ci sta lavorando. Con il 45”01 già in bacheca. E’ una statistica mondiale. Lo dice Re. Ha già il tempo di una semifinale mondiale con qualifica successiva, verso il tentativo più bello. Ancora wow.
E allora tutto al sole il suo presente. Ma nello sport come nella vita, ci sono alti e bassi. Lo ha formato l’atletica leggera dei record: “Se cadi, ti devi rialzare”. Lo sottolinea il recordman dei 400 metri italiani. E lo dimostra tutti i giorni sul campo. Un lavoro completo su tutte le sue caratteristiche. Ogni passo è volto a migliorare un pezzetto di elementi che servono per conquistare medaglie. Un lavoro certosino con un grande staff alle spalle. Ma la famiglia è fondamentale, come la presenza delle Fiamme Gialle. La serenità è decisiva per un atleta quando desidera il meglio nello sport. In tutte le sue cose. Una cornice importante di quella serenità che poi va a dipingere il quadro dei risultati. E Re ci lavora per essere ancora il “Re” dei 400 metri. Hanno giocato i giornali con i loro titoli per questo suo cognome profetico forse. E pure la Fidal. Ma è così. Re è diventato Re dei 400 metri. E deve confermarsi sempre. Solo la serenità allora e il lavoro d’impegno al Guidobaldi di Rieti potranno realizzare ancora i suoi sogni di campione italiano.
Caro Davide, hai partecipato ultimamente alla Diamond League di Montecarlo. C’è stato un problema di partenza. Non ti ha permesso poi di fare il tempo che volevi, sul traguardo. Lo puoi spiegare ?
“in realtà, il problema è che non si è sentito il secondo sparo della falsa partenza. Mi sono poi fermato intorno a 150 – 200 metri. Un altro atleta si è fermato intorno ai 200 e un altro è arrivato in fondo addirittura. Ci hanno fatto poi tornare sui blocchi. Ci sono tornato molto tranquillamente con comodo. Sapevo già l’epilogo della gara. Mi era già successo ai Mondiali Allievi di Bressanone nel 2009. La stessa identica cosa. Sono comunque partito. Per onorare la corsia. Le mie prime tappe della Diamond League. E c’era tanta gente che era venuta a vedermi. Avevo più tifo io che tutti gli altri. Quando siamo entrati per la gara, lo abbiamo fatto dall’ingresso esterno dei 200 metri. Quindi abbiamo camminato a bordo pista e sotto gli spalti. Primo rettilineo e poi la curva, camminando a ritroso. Tutto il tifo per me. C’era Yaresich con me. Lo sloveno con cui sono in confidenza e mi ha chiesto come mai avessi tutto quel tifo.. io gli ho risposto che ero di Imperia. Abitavo lì vicino. Quindi erano tutti lì per me. C’erano molti italiani. Sapevo che la gara ormai era compromessa. Sono partito per loro. Mi sembrava brutto non farlo, soprattutto per tutte quelle persone che erano venute a vedermi. La gara comunque era andata. Ho fatto 46”21. Punto ad un’altra dimensione. Volevo confermarmi sotto i 45. Ci hanno preso gli intertempi della partenza. Eravamo partiti veramente forte. Ho corso i 100 metri intorno agli 11 secondi netti. Quando ho corso a Ginevra avevo fatto 11”02 – 11”03. Bisogna vedere sempre come finisci la gara..però potevo fare un tempone. Stavo bene. Molto probabilmente sarebbe stata un’altra gara da 44 alto. Peccato. Ci riproverò”.
A Yokohama in staffetta sei andato molto bene. Hai corso una frazione ottimo in semifinale..
“Ho corso entrambe le staffette. Il primo giorno ho fatto la 4×400 mista e ho fatto la prima frazione con intertempo 45”30. E’ andata bene. Gli altri ragazzi nello stesso giorno hanno corso le batterie della 4×400 classica. E si sono classificati per la finale B. La 4×400 mista era già qualificata per i Mondiali, grazie all’entrata in finale. Non era più necessaria la mia presenza e mi hanno spostato nella finale B della 4×400 maschile. Ho corso l’ultima frazione lanciata in 44”67. Ma non omologato come record da regolamento”.
Ce l’avevi già nelle gambe il record italiano..ed è arrivato. Una grande stagione all’aperto. Hai battuto prima il record di Matteo Galvan, tuo compagno di squadra, e poi ecco il tuo tempo di sempre di 44”77. Quali sono le tue riflessioni a riguardo ?
“Sotto i 45 secondi non so se ce l’avessi nelle gambe. Ma il record italiano di Matteo di 45”12 era già da un anno che ce l’avevo nelle gambe. Ai Giochi del Mediterraneo corsi in 45”20. In una giornata uggiosa con molto vento. Ho vinto la competizione con questo tempo comunque”.
Come mai Davide ce l’avevi addosso il tuo record? Come ci sei arrivato?
“E’ migliorata sicuramente la velocità di base. Oltre a quella, anche la tecnica di corsa. Si migliora. La forza, la reattività e la capacità dei piedi. Poi si migliora la forza esplosiva. Nel frattempo si lavora molto sulla tecnica di corsa e alla fine, alzando un pochino il livello in tutti i campi, piano piano si costruisce il tempo“.
Si va anche a lavorare sulle tue capacità fisiche..
“Esatto. Ma più che lavorare sulle qualità fisiche, ci sono degli allenatori che decidono di puntare tutto sulla forza esplosiva e poi se va bene.. meglio. Più che puntare su di un unico fattore, noi li curiamo tutti gli elementi per fare dei piccoli passettini in avanti per ciascuno. Ci vuole del tempo ma alla lunga i risultati sono migliori”.
E’ il metodo che viene usato allora il segreto. Ogni atleta ha delle caratteristiche che devono essere particolarmente curate..
“Si esatto”.
Quanto sei stato felice di aver raggiunto il primato italiano di sempre sui 400 metri, con 44”77 ?
“Nell’immediato non me sono accorto. Quando ho fatto quella gara, in realtà sono arrivato secondo dietro un atleta che aveva fatto il record colombiano di 44”60. Non avendo visto nulla, è stata quasi comica la cosa..ero indispettito perché ero arrivato secondo. Poi ho visto il tempo in tabellone del colombiano e io dietro. Ero vicinissimo. Abbiamo realizzato tutti. Avevo corso forte pure io e siamo esplosi di gioia. Volevo vincere, ma poi sono stato molto felice. Un obiettivo che volevo raggiungere già da dicembre. Feci un’intervista a Tuttosport e dissi che volevo essere il primo italiano a scendere sotto i 44 secondi sui 400. Era un misto tra un sogno e un obiettivo. Vederlo realizzato già in questa prima parte della stagione è stato incredibile. La parte forte della stagione ci sarà ai Mondiali di Doha. E vedere il mio tempo realizzato già in questi mesi.. è molto molto bello”.
E lo avevi dichiarato allora già prima di Natale perché te lo sentivi, come hai detto..
“Esatto”.
Come mai cori proprio i 400 metri ?
“Ci sono arrivato un poco alla volta. Da piccolino ho praticato tutte le discipline. Salto in alto e salto in lungo tra di esse. Le campestri e i mille metri. Distanze lunghe. Poi ho iniziato anche a lavorare sulla velocità. Hanno visto che avevo delle buone capacità anche nelle prove veloci..nascevo come mezzofondista e avevo anche delle ottime doti di velocità..il mix perfetto che veniva fuori era quello dei 400 metri. Quindi ho iniziato quelli e a finalizzare quella disciplina lì”.
Tanti amanti dell’atletica leggera e praticanti anche amatoriali hanno applaudito questo tuo record. Da mezzofondista. Se dovessi dare dei consigli su come correrli e perché..cosa diresti ?
“in tutti gli sport di alto livello, per raggiungere risultati, ci vogliono impegno, costanza e sacrificio. Come in tutte le cose della vita. Prima di arrivare a questi risultati, già da tre anni sto facendo un determinato percorso insieme alla mia allenatrice Chiara Milardi. Sono costante intorno a tempi come 45 secondi e mezzo, 45 secondi bassi. Non si inventa nulla. Ormai mi sono stabilizzato su determinati tempi e poi ecco il record. Nel caso specifico dei 400, è importante avere una buona resistenza e velocità. Sono importanti entrambe le cose”.
Che differenza c’è tra il correre su un rettilineo e in curva ?
“Non sono un grande curvista. Nelle gare indoor non faccio mai dei grandi risultati. Ho una falcata molto ampia e non riesco a correre velocemente in curva. Avendo questo, in curva mi limita. Per restare in corsia e nel giusto raggio di curva dovrei diminuire le ampiezze del passo e aumentare le frequenze. Il contrario di quello che faccio io. In rettilineo apro il passo e mi lascio andare. Soprattutto nella prima parte dei 400 metri, penso molto ad aprire il passo, a guadagnare centimetri in ampiezza, risparmiando le energie per il finale. Andare a cercare le frequenze solo in un secondo momento, in modo da avere energie sul finale. Se vuoi avere velocità in curva, devi cercare subito le frequenze e chiudere il passo. In questo modo ho dispendio energetico e non riesco ad avere un buon finale”.
Il tuo forte è correre in rettilineo Davide allora..
“Si certamente. Io rendo molto di più sul rettilineo che in curva”.
Hai vissuto tante emozioni in gara. Quali sono quelle che particolarmente ti sono rimaste nel cuore ?
“La gara che ricordo con più piacere è quella dei 45”12 di Ginevra. Era il primato italiano per me. Limpido e unico. Mi sono sentito molto bene sin dai primi 200 metri e mi ricordo che nell’uscita della seconda curva mi sentivo bene. Ho pensato che mancassero solo 100 metri al traguardo e mi sentivo ancora così bene: “Ho ancora tutte queste energie”. Mi sono detto. Ho avuto un’ulteriore scarica di adrenalina e mi ha portato fino al traguardo. Ho pensato subito al record. Ho fatto la seconda curva, ho cominciato ad intravedere il rettilineo finale e ho pensato di usare tutte le mie energie. Ero piacevolmente colpito. E’ stato una bella emozione. Mi sono sentito proprio bene”.
Hai delle dediche da fare per questo record raggiunto ?
“Quando raggiungi certi risultati c’è dietro tutto un discorso di squadra che lo fa insieme a te. Un atleta solo non può raggiungere record così. Ci devono essere tanti fattori che devono combaciare. La mia allenatrice, la mia famiglia e la mia ragazza. Che per primi mi supportano e che mi sopportano. Soprattutto la mia fidanzata. Hanno dei posti predominanti. Comunque anche la mia manager Chiara Davini. E il supporto delle Fiamme Gialle è determinante. Deve girare tutto bene. Non è solo l’allenamento. Ma tutta la giornata deve essere serena. In modo da potersi rigenerare per la gara dopo”.
Ci saranno i Mondiali ad ottobre. In staffetta sei già qualificato. E nei 400 metri anche ?
“Si. Non solo ho già il minimo per i Mondiali che è di 45”30 ma anche per le Olimpiadi, di 44”90”.
Hai già il biglietto in tasca per Tokyo 2020 allora..
“Ufficialmente potrei averlo. Usiamo però il condizionale. In un anno succedono tante cose. Verosimilmente la Fidal aspetta che io dia delle riconferme degli stessi tempi registrati quest’anno e del mio stato di forma anche nel 2020. Se il minimo olimpico è di 45”90, non dico di ricorrere 44”90, ma almeno un 45 basso si. L’importante è che lo stato di forma sia buono. Dipende tutto da me (ride). Devi essere stabile su questi tempi. E’ l’obiettivo che ci siamo prefissi con la mia allenatrice. I 44 secondi non devono essere una tantum, per essere competitivi a livello mondiale, dobbiamo correre quasi sempre quando servono tempi sui 44 alti o 45 netti”.
Ai Mondiali tu correrai i 400 e la staffetta..
“Ai Mondiali stiamo puntando tutto sulla gara individuale, ora come ora, al netto dei tre per nazione, io sono da finale mondiale. Con 44”07, corso nella semifinale si è sempre entrati in finale. Stiamo puntando su quello. Ovviamente dopo la gara individuale se ci sarà da mettersi a disposizione della staffetta, lo farò molto volentieri. Solo dopo la gara individuale però che viene prima. E sarebbe la prima per un italiano..è giusto darsi degli obiettivi.. come quello di fare 44”77. Se dovesse succedere di correre 44”07 in semifinale ed entrare in finale, sarebbe la prima volta nella storia di un italiano in finale nei 400 metri maschili. Penso anche che per l’Italia sarebbe una cosa bella su cui puntare. La staffetta capirà se per ora mi concentro solo sui 400 metri.. (ride) la medaglia è complicata, ma sulla finale si può puntare”.
Come ti ha formato lo sport Davide ?
“La primissima cosa che mi viene da dire è che nella vita ci sono alti e bassi. Anche quando uno pensa che vada tutto male e che non ce la fa a risollevarsi..in realtà poi se uno tiene duro e continua ad impegnarsi, non solo puoi risollevarti ma raggiungere anche risultati importanti. Le difficoltà ci saranno sempre, ma bisogna sempre superarle. Lo sport insegna”.