Le leggende dello Sport che hanno eguagliato l’impresa di Armstrong
Luna e Sport, entrambe con la lettera maiuscola, per sottolineare l’assonanza umana e culturale delle due parole. Come Armstrong campioni e campionesse non hanno temuto il buio dello spazio e della gara, per arrivare in alto, fino alle stelle
Il Faro on line – Cosa centra la Luna con lo Sport ? Il satellite che da milioni di anni gira intorno alla terra rappresenta quasi l’impossibile da raggiungere. Ma la storia ha insegnato che l’uomo può compiere imprese straordinarie. E dopo il leggendario Neil Armstrong, che mise per primo il piede sulla Luna, ecco gli dei dello sport a scrivere leggende eccezionali.
Straordinari allora i campioni e le campionesse sportivi. Come Armstrong che 50 anni fa fu il primo uomo a scendere su un altro pianeta del sistema solare. Quasi fantascienza potrebbe rappresentare. Ma 50 anni fa, qualcosa accadde sulla luna. E il 20 giugno 1960 l’umanità fu una sola. E forse il risultato più bello di quella leggendaria missione dell’Apollo 11, per la storia del mondo fu proprio questo : far sentire unica l’umanità. Una sola. E in solo passo, di un uomo solo. Ma in quale altra occasione potrebbe succedere che una moltitudine di persone possa sentirsi unita e compatta ? Con lo Sport. E i campioni dello sport uniscono e scrivono imprese leggendarie, da uomo sulla luna.
Quindi lo Sport si affianca a due aspetti in questo anniversario storico, allo sbarco sulla Luna dell’uomo. Il primo riguarda proprio le gare sportive. L’impossibile vittoria che poi all’ultimo arriva e prosegue, per i talenti sopraffini della storia dello sport stesso e poi ecco, l’unione. Le persone. Che si ritrovano ad accompagnare il campione verso il traguardo. Tifo, passione e incanto. Lo spettatore spinge il suo campione verso la meta e giunge al termine della gara insieme al suo beniamino. E sono le emozioni ad unire. Come tutta l’umanità in quel lontano 20 luglio 1969 sentì un brivido sulla schiena. Forse era possibile raggiungere Dio, anche dalla Luna. Più vicini al paradiso, tutti gli uomini. E quanti racconti di Sport e di atleti sembrano somigliare a quella sensazione divina, una volta messa al collo una medaglia ? Tantissimi. Da sempre.
E chi tra i grandissimi dello Sport italiano potrebbe essere l’Armstrong della circostanza ? Sin dai suoi inizi, lo Sport azzurro ha vantato appartenenze eccezionali. E la Walk of Fame di Via delle Olimpiadi al Foro Italico lo testimonia. Dei dello sport. Uomini e donne che scendendo in gara hanno raggiunto traguardi strabilianti. Quasi da piede sulla Luna. I “lunatici” dello Sport, allora potrebbero essere chiamati. E fanno anche cultura. Niente è impossibile per il cuore di un atleta, che combatte, soffre e sogna. Come diceva il grande, grandissimo Pietro Mennea. Uno degli alieni dell’atletica leggera italiana. Vinse le Olimpiadi nel 1980 nei suoi eccezionali 200 metri. Recuperando. Come racconta in modo quasi nostalgico (a sentirlo) il padre dei cronisti di atletica, Paolo Rosi. Pietro fu uno dei talenti unici della pista italiana. E con le sue 4 lauree conseguite all’università ha dimostrato che si può vincere anche nella vita. E quel record che regge in terra europea da tanti anni ? Il 19”72 nei 200 metri ha segnato il tempo. Un tempo che ha fermato il tempo e la storia dell’atletica. Mennea uno degli Armostrong dello sport. Ma non solo. A Roma nel 1960 sembrò di scendere quasi sulla Luna. Dopo la guerra la Città Eterna si apriva alla vita e al mondo. Ed ecco allora le Olimpiadi del 1960. E Livio Berruti campione e ancora sui 200 metri. Una distanza importante per l’atletica leggera italiana. La sua medaglia d’oro a Cinque Cerchi ha scritto la storia. E Mennea lo ha eguagliato a Mosca. E poi Sara Simeoni nel salto in alto. Quei suoi 2,01 ressero per tanti anni in pedana. Anche lei vinse le Olimpiadi a Mosca, insieme a Pietro. Solo nel 2007 Antonietta Di Martina superò la misura nell’alto femminile in modo da lei inaspettato. Forse le vittorie più belle arrivano proprio dal fatto che il campione ci crede ma poi alla fine, giungono come un fulmine a ciel sereno ad illuminare la vita sportiva del protagonista. L’atleta allora. E nei tempi degli anni 2000, tanti giovani importanti. Filippo Tortu ha superato il record di Pietro nei 100 metri. Tre centesimi in meno. E a Madrid ecco l’alieno che superò il traguardo a 9”99. E a Rieti meno due ancora. Ma fu Eolo a non convalidare il primato. Un 9”97 ventoso. Ma centrato. Ce l’ha nelle gambe Filippo e mentre si riprende da un fastidioso infortunio, ci pensa un suo compagno di squadra raggiungere nuovi primati e in una distanza più lunga. Lo ha fatto lo scorso 30 giugno Davide Re e nei 400 metri. Sotto ai 45 secondi il suo tempo in Francia. 44”77 sul traguardo. Ma non solo l’atletica.
E chi ha raggiunto l’impossibile e ha insegnato a farlo nella vita quotidiana è Jury Chechi. E probabilmente il bronzo vinto ad Atene degli anelli è stata una medaglia significativa. Di più forse del suo oro di Atlanta. Un infortunio lo aveva fermato e addio ai Giochi di Sydney. Un dolore immenso per Chechi. Ma poi ecco il riscatto. Forse anche lui ha guardato verso la luna e ha pensato che nulla è impossibile per l’uomo. Il terzo posto conquistato in Grecia ha rappresentato per lui un grande riscatto. Anche lui un Armstrong della ginnastica. Come lo è anche Igor Cassina. Erede di Jury. Ad Atene Cassina conquistò l’oro negli anelli e grazie al suo movimento inventato da lui stesso. La storia della ginnastica “Il Cassina”. Ancora oggi imitato da tanti campioni della stessa specialità. Chi non ricorda gli urli e le fatiche di Manuela Di Centa sulla neve ? Olimpiadi e Mondiali. Vinti nello sci di fondo. Una donna che conquistò vette altissime. Un’aliena della specialità. 7 medaglie olimpiche per lei. 5 allori per la Di Centa ed in una stessa Olimpiade. A Lillehammer vinse due ori e tre argenti. Con un bronzo eccezionale in staffetta e sempre nella stessa edizione invernale. Quattro anni più tardi salì ancora sul terzo gradino a Nagano. E ad Albertville nel 1992 iniziò la sua leggenda olimpica. Come lei anche Stefania Belmondo scrisse pagine memoriali sullo sci di fondo. 10 medaglie in carriera e a Cinque Cerchi. Un oro ad Albertville ’92 e uno dieci anni dopo a Salt Lake City. Nel mezzo 3 argenti e 5 bronzi. Con la Torcia Olimpica accesa durante la cerimonia di apertura a Torino 2006. Nuove campionesse perseguono le due leggende e già leggende. Le Armstrong dello sci di fondo. Anche Dorothea Wierer è diventata un simbolo. Campionessa mondiale della mass start e vincitrice della Coppa del Mondo della scorsa stagione. Poi ecco Arianna Fontana e Armin Zoggeler. Due dei degli sport invernali, quasi arrivati dalla luna. I “lunatici” dello short track e dello slittino. Arianna ha vinto sette medaglie alle Olimpiadi. Un oro vinto a PyoengChang nel 2018 nella gara dei 500 metri. Campionessa olimpica in quel lontano giorno di febbraio. E poi due argenti e cinque bronzi nel giro di quattro Olimpiadi disputate. Torino 2006, Vancouver 2010, Sochi 2014 e appunta la Corea del Sud. Armin Zoggeler vinse sei medaglie ai Giochi. Due volte campione a Salt Lake City e poi a Torino 2006, dove fu il primo azzurro a vincere l’oro. Nel suo slittino non è stato più eguagliato. L’argento e i tre bronzi conquistati e ancora alle Olimpiadi lo hanno per sempre fatto entrare nella stanza dei leggendari in questo sport invernale.
Nel 1988 la voce di Giampiero Galeazzi accompagnò i fratelli Abbagnale dritti dritti al traguardo. Insieme a Giuseppe Di Capua, timoniere del due con. Giuseppe e Carmine vinsero a Seoul per il canottaggio azzurro. Lontano dall’Italia ma vicino ai cuori dei tifosi, che non hanno mai più dimenticato i loro successi. Insieme conseguiti. Un cuore solo fra tanti. Le nuove generazioni proseguono sulla scia dei loro maestri. Uomini e donne. Tra di essi, Giuseppe Vicino, Matteo Castaldo, Marco Di Costanzo, Luca Rambaldi, Giovanni Abagnale, Domenico Montrone, Valentina Rodini e Matteo Lodo. Campioni mondali ed europei, con medaglie olimpiche in bacheca.
Quelli che vengono dalla luna indossano anche la divisa e i valori delle arti marziali. Karate e judo. Nella prima disciplina, l’Italia vanta tantissimi campioni e campionesse. Di unica caratura mondiale che hanno portato al Bel Paese medaglie leggendarie. Luca Valdesi ha vinto nel kata. L’alieno del tatami ha messo al collo sei medaglie mondiali. Tre individuali e tre a squadre. Lo hanno fatto con i grandi Lucio Maurino e Vincenzo Figuccio. I Samurai alieni del tatami. E non solo. Eccoli nel kumite i combattenti. Stefano Maniscalco ha conquistato due ori mondiali e giovanissimo, insieme ai tre titoli europei. Davide Benetello fu uno dei primi a mettersi l’oro al collo nella categoria dei pesi massimi del combattimento singolo. Nel 1994, l’attuale Presidente della Commissione Atleti Wkf, vinse l’oro e salì in cima al mondo. Un altro campionissimo del karate è Gennaro Talarico. Campione del mondo anch’esso. La storia del karate tutti loro. Come Claudio Culasso, Massimo Di Luigi e i fratelli Gianluca e Claudio Guazzaroni. E la storia l’ha pure scritta Salvatore Loria. Pluricampione mondiale di kumite. Oggi allenatore di una Nazionale di karate azzurra che macina medaglie, in direzione di Tokyo 2020. Sei medaglie mondiali le ha vinte Luigi Busà. Per due volte l’atleta di Avola è salito sul gradino più alto del podio. A Tampere e a Parigi. E rischia di vincere anche le Olimpiadi. Uno degli azzurri più grandi della storia della disciplina. Con lui ecco le nuove generazioni. Sara Cardin, Silvia Semeraro per il kumite. Nel kata Viviana Bottaro, Michela Pezzetti. Grandi nomi per grandi vittorie. Anche loro sbarcate dalla Luna nelle loro perfomances leggendarie. Nel judo dopo Ezio Gamba, che conquistò l’oro olimpico nella fortunata spedizione tricolore di Mosca, arriva Pino Maddaloni. Il ragazzo di Scampia ha dimostrato che nulla è impossibile per chiunque sogni un domani migliore. Il suo titolo a Cinque Cerchi a Sydney ha scavato un solco importante. E poi ecco le donne. Giulia Quintavalle campionessa olimpica di Pechino 2008 e Rosalba Forciniti bronzo a Londra 2012. Fabio Basile ha vinto l’oro a Cinque Cerchi a Rio 2016 in una finale lampo. E Odette Giuffrida ha proseguito la striscia positiva del compagno dell’Italia Team mettendosi l’argento al collo per la categoria femminile. Dei del tatami allora. Ma non solo karate e judo. Anche la lotta. E allora Andrea Minguzzi mise del suo sul tappeto. Lo fece a Pechino nel 2008. Campione olimpico nella greco – romana. L’erede di Minguzzi nella lotta olimpica è certamente Frank Chamizo. Il tre volte campione mondiale e in tre categorie di peso diverse punta a Tokyo 2020. Ed è serio candidato alla vittoria finale. Campioni della Fijlkam. Ma non solo. Nella World Karate Confederation brillano altri campioni mondiali eccelsi. Augusto Barbini Sambucioni è stato campione del mondo di kumite e oggi è maestro di karate e istruttore alla Yoshokan di Ostia Lido. Nella categoria femminile ha brillato e brilla ancora nella storia la stella di Francesca Sini. Pluricampionessa mondiale di kumite di categoria. Ha questi campioni l’Italia. E i fratelli Del Proposto, Diego e Lorenzo, atleti e istruttori al Mushin Karate Eschilo 2, hanno segnato il tempo sul tatami. Nel kumite e nel kata, vincendo tante medaglie mondiali ed europee e ancora per la WKC.
Non può mancare il nuoto. E Federica Pellegrini. 11 record mondiale per lei. 5 titoli mondiali e due medaglie olimpiche. L’oro di Pechino nei 200 metri è stato eclatante. Come fosse caduta dalla luna la campionessa azzurra, che si impose già giovanissima ad Atene 2004. Tre volte campionessa mondiale poi in vasca lunga nei 200 metri e due ori in vasca corta. E tanti titoli europei in tasca. Una marea di medaglie che hanno fatto della Divina, l’aliena della luna delle discipline acquatiche. E l’impronta di Armstrong per lei sono le sue nuotate, fino al traguardo. In campo maschile Domenico Fioravanti vinse due ori alle Olimpiadi di Sydney e con il suo grido di vittoria che è rimasto nella memoria dei tifosi. Imbattibile nei 100 e 200 rana. E poi ecco Gregorio Paltrinieri e suoi due titoli mondiali vinti nei 1500 stile libero e l’oro olimpico di Rio 2016. E Massimiliano Rosolino campione olimpico a Sydney nel 200 misti.
Nella scherma azzurra Valentina Vezzali è stata la migliore in pedana. 9 medaglie olimpiche ai Giochi e nel suo fioretto perfetto e senza scampo per le avversarie. Urla di rabbia in pedana e gioia infinita. Tra volte campionessa olimpica individuale e tre volte la migliore alle Olimpiadi in squadra. Una leggenda Valentina nel fioretto. E sulla sua scia e quasi coetanea è Elisa Di Francisca. Due ori per lei a Londra 2012. E scritta ancora una volta la leggenda della scherma. Come ha messo il suo piede sulla luna dello sport anche Aldo Montano. 4 allori a Cinque Cerchi. Il più bello vinto ad Atene 2004 nella sciabola individuale con grande orgoglio da livornese. Non sono mancati nella scherma italiana gli alieni della pedana. E’ uno degli sport che vince di più al mondo e alle Olimpiadi per l’Italia Team delle discipline da combattimento. Luigi Samele, Luca Curatoli, Enrico Berrè, Paolo Pizzo, Valerio Aspromonte, Alberto Pellegrini. Mara Navarria, Alessio Foconi e Daniele Garozzo. Campioni che hanno conquistato medaglie olimpiche e mondiali. Unici, come la Luna.
Anche nell’universo paralimpico eccellenti Armstrong delle discipline hanno scritto pagine importanti. Bebe Vio è una delle grandi della scherma. Un titolo olimpico a Rio 2016 e numerosi ori mondiali nel fioretto femminile hanno fatto di lei una delle eroine dei tempi moderni. E Alex Zanardi ? Ha insegnato anche lui. Ha preso il suo destino crudele in mano e ne ha fatto il suo capolavoro. 4 volte campione paralimpico e 11 volte il migliore al mondo nel paraciclismo. E prima era uno dei migliori in Formula Uno. Martina Caironi ha vinto due medaglie d’oro alle Paralimpiadi nei 100 metri. Londra 2012 e Rio 2016. Dimostrando che tutti possono farcela. Come lo ha dimostrato anche Federico Morlacchi. 7 medaglie paralimpiche per lui ai Giochi. E l’oro nei 200 misti a Rio 2016 ha segnato la leggenda.
Alcuni dei tanti. In Italia. Atlete e atleti che guardano alla Luna e la eguagliano con le loro gare sportive. Cuori che hanno creduto che niente è impossibile. Come raggiungere la Luna. Perché se punti alle stelle ci arrivi. Perché se Armstrong non avesse creduto al suo di sogno, probabilmente uomini e donne non avrebbero puntato in alto. Uomini che insegnano ad altri uomini allora. Esempi da seguire. E creature uniche dell’umanità. Patrimonio dell’Umanità. Per i loro insegnamenti. Per le loro vittorie. Per le loro imprese. Che insegnano a reagire nella vita e a non arrendersi mai. Da Premio Nobel.
Foto : scherma – Augusto Bizzi ; atletica leggera – fidal.it ; nuoto – federnuoto.it ; canottaggio -canottaggio.org